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4 Gennaio 2003

Le riforme istituzionali vanno fatte in un clima di condivisione

Autore: Andrea Cangini
Fonte: Il Resto del Carlino

ROMA – Dice il vicepresidente della Margherita Arturo Parisi che «le riforme istituzionali vanno fatte». E per farle occorrono alcune condizioni:che l’Ulivo rispolveri il proprio programma elettorale accettando il dialogo con la maggioranza, che Berlusconi accantoni l’idea dell’elezione diretta del premier e che, soprattutto, «crei il clima necessario».

Ossia?

«Beh, veniamo da un anno di prepotenze ai danni dell’opposizione e non possiamo dimenticare che la questione del pluralismo dell’informazione è ancora aperta».

La legge sul conflitto di interessi è dunque il presupposto al dialogo?

«Sì, anche perché i cittadini dovranno essere messi nelle condizioni di valutare appieno il merito delle riforme sulle quali POTREBERO ESSERE CHIAMATI A EPRIMERSI IN OCCASIONE DI UN REFERENDUM COSTITUZIONALE ».

Dunque?
«Dunque è necessario che, come ha giustamente ribadito il presidente Ciampi, l’informazione sia effettivamente libera e plurale».

Nel centrosinistra, però, c’è chi si oppone al dialogo in ogni caso.
«Capisco le ragioni della preoccupazione, ma ricordo che sia nel ’96 che nel 2001 l‘Ulivo ha posto le riforme istituzionali come punto centrale del proprio programma elettorale. E in entrambi i casi ben sapevamo con chi avremmo dovuto discuterle».

L’idea dell’elezione diretta del premier, però, a sinistra piace poco…
«E infatti mi sembra che Fini parli genericamente di legittimazione diretta di chi governa… Personalmente, credo che, se vogliamo davvero trovare un’intesa il più ampia possibile, sia opportuno muoverci  lungo la via già tracciata negli scorsi anni».

Dunque?

«Dunque, formalizzare l’indicazione del premier da parte degli elettori e garantire il bipolarismo e l’alternabilità di chi governa».

E la legge elettorale?
«Sono per il maggioritario, ma credo che la presenza di una quota proporzionale serva a rassicurare quanti, anche nel centrosinistra, sono ancora riluttanti».

Il 25% di proporzionale dell’attuale sistema, dunque, va bene?
«Direi proprio di sì».

Fini dice che se il premier finisce in minoranza si va a nuove elezioni…
«Concordo pienamente sulla necessità di garantire la coerenza del mandato elettorale, ma ANCHE in Inghilterra E’ CAPITATO CHE i premier  SIANO CAMBIATI  in
corso di legislatura. QUELLO CHE NON PUÒ ACCADERE È CHE GLI ELETTORI SI TROVINO AD ESSERE GOVERNATI DA UN MAGGIORANA DIVERSA DA QUELLA CHE HANNO ELETTA».

Propone la sfiducia costruttiva?
«Eviterei di addentrarmi IN QUESTIONI CHE SE NON CHIARITE POSSONO APPARIRE delle tecnicalità. Oggi, quel che conta è verificare la reale disponibilità di tutti a un necessario processo costituente».

Rutelli ha detto che l’8 l‘Ulivo farà una sua proposta unitaria. Ci crede?
«Credo che l’8 sarà possibile avanzare una proposta che consenta un dibattito con esito positivo e unitario».

Tra voi, però, molti pensano che un patto con Berlusconi porti a un’emorragia di consensi…
«E’ una preoccupazione fondata. Vede, a livello della ragione tutto milita contro l’opportunità di un confronto, ma esiste un interesse superiore che deve alimentare l’ottimismo della nostra volontà».

Ossia?
«L’Italia ha bisogno di completare il percorso riformatore avviato quasi dieci anni fa e, come ha detto Fini, è il momento di mettere da parte gli egoismi di parte e di partito per farsi carico dell’interesse generale».

Berlusconi si dice disponibile…
«Berlusconi dice molte cose. Ma credo che una intesa sarà possibile solo se le proposte fatte da Fini corrispondono davvero all’opinione della maggioranza e se questa saprà
assicurare il pluralismo dell’informazione».