24 Gennaio 2005
Le primarie in Puglia sono un fatto storico
Autore: Rosanna Lampugnani
Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno
Professor Parisi, quale significato hanno le primarie pugliesi?
“Le ritengo il primo frutto della decisione presa nell’ottobre scorso dalla nostra Alleanza sulle modalità di selezione del candidato alla presidenza del Consiglio. Sono ad un tempo un esperimento, ma anche l’approdo di un percorso decennale. La parola primarie è ormai depositata nel lessico del Centrosinistra: anche se alle spalle ci sono poche esperienze. Penso a quella sfortunata di Bologna del 99 per la scelta del candidato a sindaco, alle primarie per le provinciali trapanesi del 2003, a quelle calabresi dello scorso novembre, alle quali hanno però partecipato solo i grandi elettori. Quelle pugliesi sono decisamente le prime veramente importanti, quelle che si avvicinano di più al modello americano delle “primarie aperte”. Altre esperienze europee hanno invece avuto modalità diverse”.
In Gran Bretagna e in Germania hanno votato solo gli iscritti del Labour e della Spd per scegliere il candidato premier e il candidato cancelliere.
“Esatto. Se vogliamo fare un paragone con la Puglia allora penso allo stato americano del New Hampshire dove nel 52 le primarie si svolsero per la prima volta, con la differenza che quello è uno stato più piccolo della nostra regione e all’interno degli Stati Uniti decisamente più marginale. La Puglia rappresenta infatti nell’Italia di oggi la frontiera del cambiamento: dal punto di vista sociale e da quello politico. Ne sono profondamente convinto. Un cambiamento che ci consente di riferirci alle categorie del passato solo se le utilizziamo in modo profondamente rinnovato. E’ anche grazie a questo che le primarie si svolgono per la prima volta in Puglia”.
Con le primarie non c’è il rischio che prevalga il candidato scelto con il cuore piuttosto che con la ragione e quindi senza considerare quale è il più adatto per sconfiggere l’avversario?
“Questo rischio è presente dietro ogni voto. In ogni voto c’è sempre sia il cuore che la ragione, il giudizio e l’identificazione. Ma ciò che è importante è che quale che sia la decisione questa venga ricondotta ad un progetto comune, anche se ciascun candidato preferisce sottolineare al suo interno priorità programmatiche diverse”.
Vale a dire che votando Boccia si punta su un aspetto del programma della coalizione e votando Vendola su un altro?
“Certo. Ma attenzione: le priorità di chi non vince non saranno annullate. Sta al vincitore farsene carico guidando la costruzione del programma, pur nel rispetto dell’ordine di priorità indicato dagli elettori nelle primarie”.
Con le primarie si indica implicitamente anche il ticket successivo, cioè il candidato-presidente e il vice candidato-presidente?
“No, almeno l’uso del termine inglese dovrebbe ricordarci che siamo in un contesto istituzionale completamente diverso da quello degli Stati Uniti.”.
Le primarie pugliesi precedono quelle nazionali, con candidati dalla medesima tipologia: Boccia-Vendola, Prodi-Bertinotti. Una delle differenze è che quelle pugliesi hanno una soluzione più aperta. E’ così?
“A confronto non sono due parti, ma due linee, due diversi ordini di priorità offerte alla scelta della intera coalizione. Le primarie sono elezioni maggioritarie, non servono a registrare le proporzioni percentuali dei singoli partiti. Si confrontano, dunque, due linee che possono trovare consenso trasversale nella coalizione. E quella che viene percepita come un’insidia, vale a dire che le ragioni di uno dei candidati possano essere condivise anche da chi appartiene ad un altro partito, in realtà è una forza delle primarie, la prova che ci si ascolta, senza che questo comporti il cambio di casacca.”.
La coalizione, sulla base del sostegno ai singoli candidati, ha quantificato le quote del consenso per Vendola nel 15%, e nell’85% per Boccia. Nel caso in cui l’esponente di Rifondazione comunista dovesse ottenere una percentuale molto superiore costituirebbe un problema per l’immagine della coalizione?
“Direi l’opposto. Se il risultato delle primarie riproducesse i dati di partenza dei partiti esse sarebbero inutili, perché vorrebbe dire che l’alleanza non è altro che un cartello di partiti, come tanti altri. La scommessa è che dietro le primarie ci sia un popolo del centrosinistra che, senza dimenticare la propria provenienza, sia capace di riconoscersi in una unità superiore”.
Possono essere anche un giudizio sui partiti, su come hanno gestito questi mesi di trattative per scegliere il candidato-presidente, prima di adottare lo strumento delle primarie.
“Non è una novità nemmeno questa. Non c’è il detto popolare: parlare a suocera perché nuora intenda? Queste cose fanno parte della vita, ma l’importante è che tutto si svolga nell’unità , così come si stanno muovendo i due candidati”.
Le primarie possono accelerare l’adozione della lista unitaria?
“Le primarie ci danno informazioni importanti sul grado di mescolamento delle culture e sulla capacità di confronto tra le persone. Anche questo è un elemento per valutare la possibilità di procedere ad ulteriori unificazioni tra le liste, ma questo è un altro discorso.”