Il pericoloso ritorno alle preferenze si prospetta come la prevedibile sconfitta inferta a Bersani dal suo principale alleato Casini a seguito di divergenze da sempre note. Ma il ritorno ad un impianto proporzionale e la difesa di una parte eccessiva di parlamentari nominati – la parte invece che nei due testi oggi esaminati dal Senato era comune – corrisponde invece all’obiettivo tenacemente perseguito nel tempo dal gruppo dirigente del Pd con l’aiuto di Casini e Berlusconi. I cittadini che hanno chiesto col referendum la fine del Porcellum e il ritorno alle regole da esso abrogate debbono sapere che la loro richiesta non è stata neppure presa in considerazione nè da Casini e Berlusconi che ad essa si sono sempre opposti, ma neppure dal Pd che non ha fatto neppure finta di sostenerla. Le rappresentanze democratiche territoriali sappiano che mentre a loro venivano imposti a tamburo battente tagli nelle spese e negli organi delle autonomie, i loro capi romani in assoluta concordia, non hanno tagliato un solo posto in Parlamento, e reintrodotto invece il finanziamento pubblico dei partiti. Spero che le prossime primarie del centrosinistra riescano a discutere anche di questo, oltre a scegliere il candidato ad un posto oggi ancora inesistente. Sia che la commedia della legge elettorale protratta dai capipartito oltre ogni decente scadenza democratica approdi da qualche parte, sia che tutto finisca nel nulla e si resti nella scandalosa situazione attuale.