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13 Luglio 2006

Kosovo: Parisi, nostra uscita non a ordine del giorno

Fonte: Ansa

PRISTINA – “Il problema di un’immediata uscita dei militari italiani dal Kosovo non e’ all’ordine del giorno”. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha concluso stasera una visita di due giorni nei Balcani, dove ha incontrato, spiega, “due situazioni diverse”: ieri, in Bosnia, ha visto un Paese ad un passo dalla piena normalizzazione; oggi, in Kosovo, una regione che sta per darsi un suo status, forse l’indipendenza, e dove si e’ riusciti a “interrompere il filo degli orrori e delle violenze”. Ma dove c’e’ ancora molto lavoro da fare.

Da un punto di vista della presenza militare internazionale, e italiana in particolare, le ripercussioni non sono di pococonto. “In Bosnia, dove i militari italiani sono circa 850 spiega il ministro possiamo parlare di una missione che
intravede la sua piena riuscita. Si puo’ dunque cominciare a parlare di una scadenza, che e’ tuttavia sempre nel termine di anni”.

E per i 2.500 soldati schierati in Kosovo? “Qui la missione e’ piu’ lontana dal compimento”, ammette Parisi. Il ministro se n’e’ fatto un’idea parlando a quattrocchi a Dakovica con il comandante di K-For (la missione Nato composta da 17.000 uomini di 36 Paesi diversi), il generale italiano Giuseppe Valotto; poi incontrando a Pristina gli esponenti della minoranza serba, il rappresentante dell’Onu, Steven Schook e il premier kosovaro Agim Ceku, il famoso ex leader dell’Uck. “Tutti hanno riconosciuto il ruolo importante svolto dall’Italia e ci hanno chiesto di continuare esattamente nel solco dell’azione fin qui portata avanti: e’ stata una richiesta unanime e convergente”.

Il nodo politico affrontato e’ stato soprattutto “quello della definizione dello status del Kosovo nel nuovo riassetto dei Balcani”. C’e’ anche una risoluzione dell’Onu che prevede una scadenza, fine anno: “su questo dice Parisi noi diciamo massima prudenza. Niente dilazioni, ma niente fretta. Vogliamo una soluzione stabile, che chiuda i problemi e che non apra al rischio che questi problemi si ripropongano, potenziati, piu’ avanti”.

Secondo il ministro della Difesa che ai soldati italiani ha detto che devono “essere orgogliosi di quanto fatto in Kosovo e nei Balcani” – sono soprattutto due le questioni da tenere in massima considerazione in vista della definizione del nuovo status della regione: “il coinvolgimento di tutte le parti interessate, quindi anche il governo serbo, e la garanzia che ogni soluzione salvaguardi le minoranze”.

“L’Italia afferma Parisi si fa carico della vicenda kosovara come componente autorevole della comunita internazionale e in particolare della Nato, consapevole anche del fatto che il Kosovo e’ sull’uscio di casa. E’ per questo che vogliamo una soluzione stabile”.

Che tipo di soluzione? “L’indipendenza, certo, e’ l’ipotesi su cui si lavora: ma a fare la differenza sono i tempi, le condizioni…”.. Tuttavia, “c’e’ margine per portare avanti il confronto”, dice il ministro, pur non nascondendo “ansia e preoccupazione per il futuro”. In ogni caso, avverte Parisi, “non c’e’ connessione immediata tra la definizione dello status della regione e la presenza internazionale. Nessuno ha immaginato che un’eventuale soluzione accelerata possa privare di fondamento la nostra presenza nell’immediato”, anche nel caso di un’eventuale indipendenza. Ai suoi interlocutori il ministro della Difesa ha “certamente confermato l’impegno dell’Italia a restare in Kosovo: il problema di una nostra immediata uscita non e’ all ordine del giorno. Ci vorra’ ancora del tempo, perche’ la nostra presenza e’ direttamente collegata al pieno conseguimento della missione”. Una data? “Oggi e’ assolutamente prematuro parlare di durata, di date”.