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10 Marzo 2005

Iraq: Parisi, Governo sciolga equivoco su nostra missione

Il problema è e resta quello di sempre. L’Italia è in Iraq per una azione umanitaria associata e solo associata alla azione di guerra promossa dagli Stati Uniti ma da essa distinta per modi e fini? Oppure l’Italia è in Iraq alleata e solidale con gli Usa in una vera azione di guerra? Se siamo là in nome di una azione umanitaria la risposta non può essere che una. Sostegno, partecipazione e promozione di qualsiasi iniziativa che consenta di salvare vite umane e innanzitutto quelle di nostri connazionali, indipendentemente dalle motivazioni e dai motivi che li hanno portati in Iraq. La linea appunto finora seguita dal governo. La linea i cui successi abbiamo salutato e riconosciuto senza esitazione e della quale non possiamo non rendere merito a chi ad essa si applicato con dedizione e successo . La linea ora pagata con la eorica morte di Nicola Calipari e prima ancora con quella dei nostri soldati caduti nell’adempimento di questa missione. Se invece siamo là come alleati degli Stati Uniti in quella che appare a tutti una vera e propria guerra la risposta non può che essere profondamente diversa. Diversi fini richiedono infatti diversi modi: dagli armamenti e dalle regole di ingaggio delle nostre truppe a quelli che sono i comportamenti da tenere verso quello che sarebbe il nemico comune. Solo la risposta a questa domanda può sottrarre il dibattito sui modi e sui mezzi alla accademia e alla propaganda. La realtà è che la linea e i meriti del governo per quel riguarda la liberazione degli ostaggi sono figli direi prigionieri della bugia che a causa dei vincoli costituzionali non può che definire la nostra presenza in Irak che come una missione umanitaria. Poichè  fino a quando i nostri saranno presenti sul teatro di guerra irakeno di questa bugia  non può fare a meno il governo si prepari ad attivarsi a favore dei nostri connazionali in tutti i modi che fossero necessari con l’augurio che non sia necessario.Faccia conto sul nostro sostegno ogni qual volta fosse necessario, nel caso sul nostro riconoscimento per l’azione svolta. Ma non faccia conto su un nostro aiuto che lo sollevi dalle sue responsabilità.