11 Giugno 2006
Iraq: militari via comunque e prima possibile
Fonte: Ansa (dall'inviato Vincenzo Sinapi)
NAVE GARIBALDI – I militari italiani se ne andranno comunque dall’Iraq e ‘nei tempi tecnici piu’ brevi possibili’, dice il ministro della Difesa, Arturo Parisi. Un piano che non verra’ modificato, aggiunge, nemmeno nel caso di un’eventuale missione civile: che, a questo punto, pare proprio di capire non ci sara’.
IRAQ, CIVILI NON GIUSTIFICANO PERMANENZA MILITARI – Il ministro ha assistito alla ‘Mare aperto 2006′, la principale esercitazione aero-marittima nazionale. In elicottero ha fatto la spola tra la portaerei Garibaldi, al largo delle coste laziali, e il poligono di Monte Romano, nel viterbese, dove e’ stata simulata una ‘esfiltrazione’ di connazionali dall’immaginaria isola di Qwerty, dove i soliti stati di Alfa e Bravo continuano a darsi legnate. Tratti ormai in salvo gli italiani da rimpatriare, Parisi comincia a parlare con i giornalisti di questioni reali. Prima domanda: gli Stati Uniti insistono perche’ l’Italia mantenga in Iraq una presenza civile… ‘Abbiamo dichiarato la nostra disponibilita’ – risponde Parisi – a dare tutto il sostegno possibile per quanto riguarda la ricostruzione economica e sociale del Paese e per quel che riguarda la ricostruzione della democrazia irachena.
Abbiamo anche chiarito, allo stesso tempo, che la nostra presenza civile non puo’ in alcun modo giustificare una ridefinizione della nostra presenza militare perche’ sarebbe in contrasto con il mandato ricevuto dagli elettori’. Quindi ne’ civili, ne’ militari? ‘Noi diciamo: ‘no militari”, risponde il ministro della Difesa, facendo capire che intende attenersi alla sua sfera di competenza. Ma si tratta di un ‘niente soldati’ che di fatto esclude anche la presenza di una missione civile: senza un contingente militare per la loro protezione, stare in Iraq non si puo’.
IRAQ, VIA NEL PIU’ BREVE TEMPO POSSIBILE – Si parla di un ritiro entro 90 giorni, e’ vero? ‘Quando affronteremo il problema in Parlamento avremo modo di illustrare le linee di condotta, che sono sempre guidate da un obiettivo di rientro entro l’anno’, risponde Parisi. Linee di condotta che saranno messe a punto dal Consiglio dei ministri, nell’ambito del decreto di rifinanziamento delle missioni, ‘sulla base dell’istruttoria predisposta dai ministri degli Esteri e della Difesa’. Gia’ il prossimo Cdm potrebbe essere quello buono?
‘L’ordine del giorno non e’ stato ancora definito’, risponde Parisi, aggiungendo che la questione verra’ comunque affrontata presto, perche’ ‘ci sono delle scadenze predeterminate’ (la fine di giugno). In ogni caso, si tratta di un piano di rientro ‘sufficientemente differenziato’ da quello che aveva messo a punto il precedente Governo. ‘Il nostro obiettivo e’ quello di tornare nei tempi tecnici piu’ brevi possibili’: un rientro che dovra’ avvenire ‘nelle condizioni di massima sicurezza’, sia per i soldati italiani che per la popolazione irachena, e ‘sulla base di concertazioni con il governo di Baghdad e con le altre parti interessate’.
IRAQ, ADDESTRATE IRACHENI IN KUWAIT? VALUTEREMO – ‘Abbiamo dichiarato la nostra disponibilita’ a rafforzare le forze di sicurezza irachene con l’addestramento’; su questo siamo pronti a dare ‘il nostro contributo’, dice il ministro. Fuori dall’Iraq, ad esempio in Kuwait? ‘Valuteremo se questo e’ possibile’.
AFGHANISTAN, DECIDEREMO CON ALLEATI NOSTRO IMPEGNO – E’ vero che il Governo non intende inviare piu’ truppe, ne’ aerei, in Afghanistan? ‘L’Italia – risponde Parisi – ha confermato il riconoscimento di un impegno condiviso. Un impegno in continuita’ con il passato, condiviso con gli alleati, in un quadro che noi sappiamo essere radicalmente diverso da quello iracheno. E quindi, a partire da questa condivisione, noi decideremo insieme agli alleati come deve svolgersi questo impegno’. Ma i caccia AMX resteranno in Italia? ‘I dettagli non li abbiamo sviluppati’, taglia corto il ministro.
‘Rappresenteremo le nostre valutazioni e le nostre disponibilita’ nell’ambito dell’impegno in cui ci sentiamo coinvolti’.