Onorevole Parisi, questa legge non la convince?
Sono in totale dissenso. Per la reintroduzione delle preferenze, ma ancora di più per il ritorno al proporzionale. Sul primo aspetto che le posizioni del Pd e quelle del suo principale alleato Pier Ferdinando Casini erano diverse era noto da sempre. E ha prevalso quest’ultimo. Riguardo al secondo aspetto c’è stata invece una piena condivisione tra noi e gli altri due partiti della maggioranza.
Il gruppo dirigente del suo partito ha qualche responsabilità?
Non giriamo attorno alle parole. La mia critica su come il partito ha gestito da un anno a questa parte la vicenda è radicale.
Da quando lei ha presentato il referendum.
Da quando abbiamo posto il problema. E si è ricominciato a parlare di legge elettorale. Ma qual è la posizione del Pd? Si ripete il doppio turno di collegio, ma quel progetto è stato solo evocato, mai realmente difeso. Il ritorno al Mattarellum che avevo proposto è finito invece in un cestino. Lo sto ancora cercando.
La nuova legge elettorale prevede il ritorno delle preferenze. Visti i recenti scandali nei Consigli regionali di Lazio e Lombardia non si rischia uno scivolone mediatico?
Ma perché, quando cittadini si accorgeranno che il 42 per cento dei parlamentari continuerà ad essere nominato? Come scivolone non è male neppure questo. E quando le autonomie locali scopriranno che dopo tutti i tagli di risorse e posti che abbiamo imposto a loro, da noi non verrà eliminato neppure un parlamentare? Eppure avevano promesso di dimezzarli.
Ma nella trattativa degli ultimi mesi il Pd non si è accorto di nulla?
A leggere le bozze e le proposte portate dal mio partito al tavolo della trattativa, dalla bozza Violante all’ultima di Bianco, è difficile non riconoscere lo stesso filo. Il ritorno al proporzionale non è un risultato casuale. Ma un obiettivo perseguito con tenacia. Ecco perché mi vede così. Vent’anni, tutta la mia vita politica, bruciati in un colpo solo. L’esito di uno scontro sordo interno al Pd tra la linea restauratrice e quella riformatrice.
Peraltro non si sa ancora se questo disegno di legge sarà approvato.
Non sappiamo se, quando e dove andrà a parare. Già da diversi mesi, subito dopo il respingimento del referendum, avevo detto che saremmo finiti di fronte all’alternativa tra il mantenimento del Porcellum e il ritorno alla Prima Repubblica.
Il bivio in cui ci troviamo adesso.
Esattamente. Non solo. Il rinvio scandaloso dell’approvazione di questa legge sta portando gli attori a definire le regole a partita già iniziata. Sono senza parole. È una vera vergogna. Quando approvarono il Porcellum a fine legislatura, lo denunciammo come un colpo di mano inaccettabile.
Bene, quella volta il testo uscì dalla prima Camera il 13 ottobre. Oggi, alla stessa data, il provvedimento non vi è neppure entrato.