5 Ottobre 2012
INTERVISTA A DAVID ALLEGRANTI PER IL CORRIERE FIORENTINO
Domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà l’assemblea nazionale del Pd per discutere di primarie. Lei teme che possa mancare il numero legale?
È una delle ipotesi di queste ore.
Se dovessi stare alle esperienze passate la novità sarebbe non la mancanza del numero legale, che è stata finora la regola, ma il fatto che la sua assenza costituisca per la prima volta un problema. Una novità che i democratici dovrebbero salutare come la prima conquista, il primo risultato positivo delle prossime primarie. Se infatti è indiscutibile che il Partito democratico è tra i partiti attuali quello che più di altri ha evocato l’esigenza del rispetto della legalità interna, la distanza che in esso finora è esistita tra le parole e il fatti resta assolutamente inaccettabile.
Che pensa della preregistrazione? Non rischia di ridurre il numero di partecipanti al voto?
Non so se questa sarà alla fine una delle regole che la segreteria proporrà di portare al tavolo della coalizione. So tuttavia che le idee che sono state fatte circolare, senza che nessuno si sia preoccupato di smentirle adeguatamente, sono accomunate dall’obiettivo di rendere le primarie aperte meno aperte, e l’esito delle primarie meno lontano da quello auspicato dalla segreteria. Non voglio dire che questa sia l’intenzione di Bersani, ma il fatto che da troppi giorni queste proposte siano raccontate come ispirate da lui o dai suoi è già di per sè una sconfitta. Se domani questa preoccupazione dovesse mostrarsi anche solo parzialmente fondata sarebbe da sola un segno di debolezza e in contraddizione con il fatto che, lanciando le primarie, è stato Bersani a lanciare la sfida. Son sicuro perciò che sarà il primo a contrastare ogni tentativo di scoraggiare la partecipazione.
E del doppio turno?
Questa è diverso. L’ho chiesto io stesso da tempo con Airaudo, Flores, Hack e Lerner. Come avviene in Francia, e da noi a livello locale, è giusto favorire la convergenza dei consensi, e consentire al vincitore di poter avere alle sue spalle la maggioranza dei voti.
Resta comunque l’impressione che la dirigenza pd sia nuovamente impegnata, come già avvenuto per le primarie fiorentine, nel tentare di mettere i bastoni nelle ruote di Renzi. Non rischia di essere un boomerang?
A parte i nomi e i precedenti, quella che va emergendo è una questione più ampia. L’idea che il governo della re-pubblica sia una cosa troppo complicata per lasciarla ai cittadini. La pretesa che solo oscuri collettivi di illuminati, dotati di una consapevolezza superiore, possano difendere le masse dalle tenebre della alienazione. Con la scusa della lotta al populismo e alla personalizzazione della politica si rifiuta l’idea base della democrazia che, in nome della libertà, chiama le persone ad assumersi ognuna la propria responsabilità personale. Gli elettori quella di scegliere col voto. Gli eletti quella di avanzare proposte e prepararsi a darne conto. Da questo punto di vista per il Partito democratico il boomerang è dirsi democratico, e null’altro che democratico, e dare l’impressione di aver paura della democrazia dei cittadini.
Qual è la “gerarchia” di queste primarie? Più banalmente, a cosa servono davvero? Qual è il loro valore reale? Servono soltanto, eventualmente, per sostituire un gruppo dirigente con un altro o per riavvicinare i cittadini alla politica, in un periodo così funesto?
Che cosa queste primarie sono state lo sapremo solo alla fine. Al momento sappiamo infatti che tutto possono essere all’infuori di quello che dicono di essere, la scelta del candidato della coalizione di centrosinistra a premier del governo. Il rinvio scandaloso della approvazione della legge elettorale non ci consente infatti di sapere, anzi ci fa dubitare seriamente che possa mai presentarsi alle elezioni una coalizione di centrosinistra e soprattutto che possa mai uscire da voto un governo ed un premier. Se le attese dovessero confermarsi, le primarie finirebbero per essere comunque una occasione perchè si apra finalmente tra gli elettori del Pd e del centrosinistra quel confronto sulla nostra democrazia e sul futuro del Paese, che è stato finora represso. La dirigenza del centrosinistra e l’antica catena di comando del Pd potrebbe essere finalmente costretta a scegliere tra la democrazia guidata dai partiti e quella fondata sulla scelta dei cittadini, mettendo fine a questo infinito ventennio nel quale dietro l’accettazione apparente del futuro, non si è mai smesso di lavorare per restaurare il passato. O, meglio, grazie a queste primarie, potrebbero essere i cittadini a scegliere, mandando a casa i restauratori dichiarati assieme ai finti innovatori, e liberando finalmente le energie troppo a lungo represse. Non un semplice ricambio con suonatori più giovani che continuano a suonare la vecchia musica, ma una musica nuova.