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22 Luglio 2005

Intervento di Parisi al seminario di S.Martino in Campo

Autore: Arturo Parisi

Condivido la necessità di inserire nel nostro progetto il riconoscimento dell’apertura per l’azione politica e l’attività di governo di nuove frontiere prima non adeguatamente esplorate. Tra esse si impone come tema non eludibile quello della bioetica, il tema della vita e della morte che già individuammo ma purtroppo non governammo adeguatamente nei programmi del 1996 e del 2001.


Questi temi chiamano in causa il rapporto tra politica e religione, e debbono essere distinti da quelli che riguardano il rapporto tra stato e chiesa che abbiamo ereditato dal passato (penso all’8 per mille o al finanziamento della scuola privata cattolica, che mi è capitato di vedere confusi nello stesso elenco che comprendeva la fecondazione assistita). La soluzione di questi problemi, non può essere pi๠rinviata alla semplice libertà di coscienza dei singoli parlamentari immaginando di sollevarci in questo modo della nostra responsabilità comune.


Consapevoli della novità dei problemi e della nostra comune responsabilità politica credo che dobbiamo fondare la ricerca delle soluzioni in un ascolto reciproco e in un dialogo riconoscendo la fecondità del dubbio, dei dubbi che attraversano ognuno di noi, ma anche che questo ascolto e questo dialogo sono però finora mancati. Se tuttavia è vero che in questa ricerca il criterio il valore della libertà di coscienza si sono dimostrati insufficienti dobbiamo riconoscere che essa costituisce comunque il presupposto e la condizione irrinunciabile dell’esercizio di una responsabilità comune. Se in questi anni abbiamo fallito non è perchè ci siamo fatti limitare dalla libertà di coscienza individuale, ma perchè non abbiamo favorito tra noi regole, iniziative e un clima che questa libertà mettessero pienamente a frutto. Se in occasione della approvazione e del successivo referendum abrogativo della legge sulla procreazione assistita dentro la coalizione e dentro i singoli partiti, tutti i partiti, fossimo riusciti ad assicurare la libertà di coscienza, l’ascolto e il dialogo che ci eravamo impegnati a riconoscere ci troveremmo oggi di fronte ad una situazione ben diversa.


Quindi pur riconoscendo che la libertà di coscienza non è sufficiente dobbiamo ribadire che essa continua ad essere comunque necessaria, direi pi๠che mai necessaria. L’assunzione da parte della politica del nuovo modo di porsi del tema della vita e della morte ci impone una riaffermazione del valore della laicità . La laicità dello stato e delle istituzioni è per noi un valore condiviso al servizio di una società che non solo sappiamo non laicizzata ma che non vogliamo laicizzata perchè riconosciamo il valore del confronto tra e con le fedi che al suo interno alimentano la convivenza comune. Perchè questa è la novità che definisce la nostra identità . Mentre in passato la laicità dello stato era pensata come uno strumento per la laicizzazione della società , oggi la laicità dello stato è non solo rispettosa di una società che sappiamo non laicizzata, ma è garanzia del pieno dispiegarsi della libertà di fede e di religione.


Accanto ai nuovi oggetti ad interpellare la nostra laicità sono infatti i nuovi soggetti, i nuovi cittadini che testimoniano nel nostro paese nuove fedi e confessano nuove religioni. E’ pensando ad essi che siamo chiamati a difendere la natura laica dello stato, come patria costituzionale, una patria fondata su un progetto ed un patto costituzionale e non invece come comunità di tradizioni e di sangue.