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1 Ottobre 2011

INTERVENTO DI ARTURO PARISI ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI SEL A PIAZZA NAVONA

Roma – Avevo
promesso a Nicky e a me stesso di essere qui oggi con
 voi in questa
grande festa di Sel. E qui sono. Ma solo per
 una questione di
principio. Assonnato come mai. Se contare
 le pecore puo’ aiutare a
dormire, vi assicuro che contare 
1.210.244, firme, contarle,
verificarle e impacchettarle 
può stordirvi per sempre. 



E’ quello
che e’ successo a tutti noi che in queste notti
 abbiamo ordinato e
inscatolato le firme che abbiamo 
consegnato ieri in Cassazione. 



E’
quello che leggiamo in queste ore sulle agenzie.
 Stordito e’ sembrato
Alfano, che dopo sei anni si e’
 affrettato a riconoscere che
effettivamente ai cittadini 
era stata rubata qualcosa, il loro diritto
fondamentale, e 
che va quindi restituito. 

Stordito sembra ora Maroni
che riconosce che bisogna andare
 a referendum e che se si dovesse fare
una nuova legge 
dovrebbe rispettare i quesiti referendari.



 Questo
ci ricorda che il cammino che ci resta da fare e’ 
ancora lungo, ma per
la parte fatta ha gia’ vinto.



 E’ questa vittoria che sono qua a
condividere con voi.
 Perche’ e’ una vittoria vostra. 



Sono qua per
condividere l’orgoglio, la rabbia, la speranza 
di questa vittoria.




Grazie assieme a voi a tutti che avete partecipato a questa
 impresa
impossibile.



 Grazie davanti a voi a Nicki Vendola e ad Antonio di
Pietro
 che assieme ad un pugno di dirigenti democratici di
partiti
 diversi, del centrosinistra, e del centrodestra, hanno 
scommesso
su una impresa impossibile.



 E’ una battaglia che abbiamo intrapreso
semplicemente
 perche’ andava fatta. 



Se ieri non avessimo presentato
in Cassazione la richiesta 
di referendum, se le firme oggi
raccolte non fossero il
 milione e mezzo che sono state tutto sarebbe oggi
diverso.



 Anzi tutto sarebbe restato come prima. Il Paese invece di 
un
Parlamento eletto dai cittadini rischierebbe di avere
 ancora un
Parlamento nominato da un pugno di capipartito,
 da quelli che questa
legge hanno voluto, e da quelli che di 
questa legge si sono
approfittati.



 Il popolo che si e’ ritrovato attorno alla battaglia
per la
 riconquista della democrazia e’ piu’ grande del di quello
c he fa
parte del nostro campo. 

Assieme ai cittadini di centrosinistra si sono
uniti con
 noi si sono affollati attorno ai banchetti cittadini
del
 campo avverso, quelli che lo voglio cambiare e quelli che 
lo
vogliono abbandonare. 

E’ la loro esistenza che fa sperare nella
democrazia e
 nella nostra stessa vittoria. 

E’ l’esistenza di
democratici anche al di fuori noi che ci
 fa sperare e scommettere nel
metodo democratico.



 Ma una cosa la possiamo dire. 

Attorno ai
banchetti il nostro popolo c’era tutto, unito e
 mescolato, indifferente
alle provenienze, mescolato senza
 rispetto alcuno di nessun
steccato.



 C’eravate voi di Sel, c’erano quelli di Italia dei
Valori, 
e c’erano centinaia di migliaia di democratici del Pd. 
Bersani
dice che i suoi erano 300000. E io dico che erano 
molti di piu’. Ma qua
io voglio dire che erano uniti e 
mescolati accomunati da lo stesso
urlo “Basta!”, e dal
 desiderio di ricominciare, di ricominciare dalla
Democrazia.

 Uniti dalla speranza di uscire tutti insieme dalla
tempesta 
che incombe, riconquistando la democrazia e difendendo la 
allo
stesso tempo dalle tentazioni antidemocratiche che la
 disperazione
finisce prima o poi per alimentare.



 Altro che antipolitica.



 E da
questo popolo che dobbiamo ricominciare, aperti ad
 ulteriori incontri e
confronti, ma e’ da questo popolo che 
dobbiamo ricominciare.



 E’
questo popolo che ci chiede di allungare il passo. Di
 condividere un
orizzonte. Di organizzarci in modo da 
prendere in comune le decisioni
comuni. 

E’ anche questo che abbiamo sentito attorno a noi. Che
 abbiamo
perso troppo tempo, che dobbiamo farci trovare 
preparati dalla
competizione che cerchiamo e comunque ci
 attende.



 Berlusconi non puo’
durare un solo giorno di piu’. Non ci
sono parole da aggiungere. 

E’
arrivato il momento. 

Se ne deve andare. 

E dovra’ allo stesso dar
conto ai giudici di quello che i
 giudici hanno il dovere di chiedergli,
nel rispetto delle 
leggi. 

Ma il verdetto che lo mandera’
definitivamente a casa 
dovra’ essere il voto dei cittadini.



 E’ per
questo che dobbiamo preparare il futuro cominciando 
dal decidere in
comune le cose comuni, dentro un progetto
 comune, il programma, e
assieme ad esso il leader che lo
 realizzera’.



 Troppo abbiamo
esistato, troppo abbiamo rinviato, troppo
 abbiamo sopportato.



 E’
arrivato il momento. 



Dobbiamo metterci in cammino sull’esempio della
esperienza
 dei governi locali. 

Esattamente come abbiamo fatto a
Milano, a Torino, a
Cagliari, a Bologna e, prima ancora in Puglia,
attraverso 
l’indizione di elezioni primarie che chiamino a
raccolta 
tutto il campo dell’alternativa di centrosinistra.




Subito.



 Ce la dobbiamo fare, ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo

fare. 

Insieme.



 Lo ripeto in sardo di fronte alle bandiere dei
“quattromori”
 che sventolano qua di fronte a me.

 

Fortza Paris!