Autorità, Signore e Signori,
il Presidente della Repubblica ha voluto sottolineare, con la sua presenza, il grande significato che ha assunto, per la nostra Nazione, la data dell’8 settembre, il giorno dell’armistizio e dell’inizio di una serie di eventi, drammatici e allo stesso tempo esaltanti, che avrebbero segnato il cammino dell’Italia verso la riconquista della libertà e l’avvento della democrazia.
E’ per me un onore rappresentare il Governo in una cerimonia che, via via, ha assunto negli anni un significato del tutto particolare, per ricordare il risveglio della coscienza democratica e la sua maturazione dopo la tragedia della guerra e della dittatura.
La difesa della Capitale fu un episodio doloroso, intenso, ma anche esaltante, così come lo fu l’affondamento della corazzata Roma – che domani rievocheremo a La Maddalena – come l’impresa eroica e sfortunata della resistenza a Cefalonia e nell’Egeo.
Qualcuno continua a chiedersi cosa potessero fare le nostre Forze Armate nel settembre nel 1943, piegate dopo oltre tre anni di guerra e, di fatto, controllate dall’alleato germanico, preoccupato e diffidente della tenuta dell’alleanza con l’Italia dopo la caduta del fascismo del 25 luglio.
E’ difficile entrare nella mente e dei cuori dei nostri combattenti di allora. Difficile capire i loro pensieri sugli anni precedenti la guerra e sulla innaturale contrapposizione voluta dalla dittatura contro il mondo democratico, contro tanti Paesi che erano stati vicini all’Italia dal nostro Risorgimento fino al primo conflitto mondiale.
I soldati, i marinai, gli avieri italiani fecero egualmente il loro dovere in tutti i Teatri di guerra, dalla Russia all’Africa, ai Balcani. Fecero il loro dovere in tutti i mari e sotto tutti i cieli interessati dal conflitto, alla ricerca di un successo del quale di giorno in giorno si indeboliva la possibilità e il senso.
L’omaggio che tributiamo ai nostri militari caduti dal 1940 al 1943 è ancora più grande se pensiamo alla testimonianza fornita nell’ora più tragica nell’ora nella quale agli occhi di molti tutto sembrava dissolversi.
Non poteva esservi fortuna, in quelle ore; eppure in tanti provarono ad opporsi alla sorte. Il nostro schieramento militare era provato e mancava una direzione politica capace di una prova estrema di coraggio.
Nel contempo, cresceva l’odio nazista per una scelta politica inevitabile, denunciata come un tradimento mentre gli Alleati anglo-americani stentavano a concedere fiducia a chi, fino ad allora, si era battuto contro di loro.
Gli episodi di Porta San Paolo, sono, perciò da considerare come una prova estrema di amor di Patria, una testimonianza “nata dal basso”, la dimostrazione definitiva della spontanea avversione di popolo e Forze Armate nei confronti di un destino ingiusto.
Purtroppo, il cammino verso la libertà che iniziò qui non sarebbe stato né breve né agevole. Militari caddero a migliaia prigionieri, preferendo la durezza dei lager ad ogni forma di collaborazionismo. L’Italia fu attraversata e divisa dal fronte e devastata ancora dai bombardamenti.
Migliaia di giovani sacrificarono la loro giovinezza bagnando col sangue il seme della nuova Italia.
Autorità, Signore e Signori,
torniamo ogni anno a Porta San Paolo per non dimenticare, per ritrovare il filo della nostra democrazia e della nostra libertà . Come un fiume carsico, questi valori sembravano occultati durante la stagione fascista, ma non erano né morti né assopiti e riemersero come era giusto e come gli italiani desideravano.
Ben presto, a Montelungo, tornò a sventolare il Tricolore della nuova Italia, di nuovo in piedi per il proprio riscatto militare e civile. E nelle terre occupate dai nazisti, la Resistenza – fra cui militarono migliaia di militari di ogni grado – colse importanti successi fino alla vittoriosa aurora del 25 aprile.
Con immense difficoltà, l’Italia superò il trauma della guerra e scelse la via repubblicana, rinnovando profondamente le proprie istituzioni e avviandosi lungo il percorso di una radicale maturazione civile e sociale.
Ai combattenti di allora, militari, partigiani, semplici cittadini in armi, rinnoviamo ora tutta la nostra gratitudine. Ai caduti, ai feriti, ai mutilati, barbaramente uccisi fra le torture; ai martiri inermi e innocenti delle brutali rappresaglie, va il nostro memore pensiero per una testimonianza di fede che ha salvato la nostra Patria e l’ha resa più moderna, più libera, più giusta.
Viva la Repubblica!
Viva la libertà !
Viva l’Italia!