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19 Giugno 2009

Il Pd in Europa. Una scelta fondamentale

Autore: Arturo Parisi

La decisione che a noi oggi di fronte non é di cariche, né di
dettagli, né di scadenze. Se il tema fosse questo, una soluzione
varrebbe l’altra.Comunque non sarebbe una decisione del rilievo e della
drammaticitá che io penso abbia. Questa non é una decisione qualsiasi.
E’ una decisione fondamentale per la definizione della nostra identitá.
Una decisione che ci chiama a dare la misura della nostra novitá e
della nostra autonomia. Autonoma non significa necessariamente diversa,
ma unascelta presa e difesa a partire da ragioni solide. Nuova non
significa nuova, ma ex novo in modo nuovo. Non possiamo fare scelte che
riproducono scelte passate e neppure scelte prese solo per
contraddirle.Questa riunione non é il luogo, né il tempo per prendere
una decisione di questo rilievo. Una decisione di questo rilievo non
viene presa in una riunione che viene definita un caminetto anche se
fortunatamente caminetto non é. Questo non é il momento.

I momenti non
vengono definiti dalle scadenze regolamentari, dai treni che passano,
dalle cariche che si perdono.Siamo noi che dobbiamo definire il nostro
calendario e la nostra agenda. Si fa presto a dire costruire un forza
di centrosinistra in Europa. Solo se forti di una scelta forte, perché
profonda e condivisa, noi riusciremo a promuovere in Europa una
iniziativa forte nuova e autonoma. Altrimenti finiamo per apparire
subalterni ad una socialdemocrazia giá di per sé in crisi.Per questo
motivo nei mesi scorsi ho chiesto scritto e ripetuto al Segretario che
si dovesse affrontare il tema nel luogo piú autorevole del quale il
partito dispone. Per questo motivo non riesco ad accettare che si sia
arrivati a dire che delle scelte europee avremmo parlato dopo le
elezioni europee. Mi auguro proprio che questa affermazione sia col
tempo dimenticata. In occasione dell’anniversario della morte di Enrico
Berlinguer in molti abbiamo visto un bel documentario di Minoli sulla
sua vita.

Chi di noi lo ha visto ricorderá certo la dichiarazione di
Luciana Castellina a proposito della sua espulsione dal Pci a seguito
della costituzione del Manifesto. Ricorderá in particolare il suo
rimpianto per un passaggio che definiva non solo il piú drammatico ma
il piú gratificante della sua vita. Meglio essere esclusa perché presa
sul serio piuttosto che restare inclusa ma ignorata. Questo soprattutto
a confronto con un tempo come quello odierno nel quale ognuno puó dire
quello che vuole,senza che dalle diverse parole derivi alcunché. É di
questo che dobbiamo parlare quando ci dividiamo sul partito pesante
contrapposto ad uno leggero. Prima che una questione di gazebo e di
sezioni, la differenza é tra un pensiero serio e un pensiero leggero.
Lo dice uno che in genere viene associato al partito leggero come
partito movimento. Dopo che con tante esitazioni abbiamo deciso di
reintrodurre nel nostro linguaggio la parola partito,dobbiamo ricordare
a noi stessi che se non onoriamo questa parola, sará essa a disonorare
noi.Se avessimo operato e operassimo come ritengo si debba e si possa
ancora operare, avremmo dovuto prima definire la nostra posizione
costituendo successivamente in Europa una iniziativa autonoma.

Solo su
questa base avremmo potuto procedere ad un confronto con tutte le
posizioni presenti e quindi anche, o, se vi piace, per prima con quella
socialista.Al di fuori di questo percorso siamo costretti a procedere
guidati da una ipotesi la cui verifica non é nelle nostre mani né nella
realtá e neppure nell’immagine In caso contrario é inevitabile fare i
conti che, al di lá delle formule organizzative, siamo arrivati alla
stazione dalla quale siamo partiti.