8 Dicembre 2012
“IL MIO E’ UN TENTATIVO DISPERATO PER DARE VOCE AI CITTADINI” Intervista ad Arturo Parisi di Eleonora Capelli. Repubblica Ed. Bologna
I sondaggi di questi giorni dicono che le primarie hanno fatto bene al PD. Secondo lei perché si è trattato di primarie più aperte?
Le primarie hanno fatto bene al Pd nella misura in cui hanno fatto bene alla nostra democrazia. E questo gli italiani lo hanno capito. Lo hanno capito certo quelli che hanno raccolto l’invito di partecipare ad una scelta. Ma lo hanno capito anche molti che a quella scelta non hanno partecipato. Lo dimostrano in modo eloquente i dati pubblicati ieri da Repubblica che vedono il Pd premiato come mai prima dai sondaggi. Sono sicuro che, se non fossero state ridefinite in modo restrittivo le regole che nel 2004 furono pensate aperte a tutti i cittadini, la partecipazione sarebbe stata di molto superiore. Se non proprio alle prime primarie di coalizione del 2005, la partecipazione sarebbe stata almeno per i “democratici”, prossima a quella delle prime primarie di partito. Spero che le porte ora chiuse per paura di risultati imprevisti siano riaperte in futuro.
Ora però i sostenitori di Renzi resteranno con i democratici?
Perchè mai pensare il contrario? Così come senza Renzi le primarie sarebbero state meno vere, senza il contributo appassionato di chi lo ha sostenuto sarebbero state di certo meno democratiche.
Nel centro destra ormai sembra tramontata la prospettiva di primarie, come invece si auguravano i giovani del partito. Secondo lei in quel contesto è più efficace la figura di un leader carismatico che decide in autonomia?
Che la si definisca monarchica, padronale, o carismatica, è evidente che anche per il Pdl la leadership di Berlusconi resta una leadership da sempre a scadenza ed ora scadente e forse scaduta. Una leadership che può certo spiegare il passato, ma difficilmente annunciare un futuro. Se vuol diventare una presenza ordinaria anche il centrodestra dovrà prima o poi cercare tra i cittadini le radici della propria proposta, facendo i conti con quelle primarie che questa volta si è solo limitato ad ipotizzare.
Se si andrà a votare con il Porcellum, lei pensa che si debbano fare primarie anche per i parlamentari, come vogliono fare i vertici del Pd in Emilia Romagna?
Fuori di ogni dubbio. Dopo aver riconosciuto in modo così corale le primarie come uno strumento qualificante della nostra democrazia, non riuscirei proprio a capire come si potrebbe pensare di scegliere i parlamentari con una regola diversa da quella adottata per la scelta del premier. Quello che conta è che siano fatte comunque al più presto, che siano aperte e senza riserve di posti.
Lei si candiderebbe? Pensa di tornare in parlamento?
Certamente non chiederei di chiedermi di candidarmi se non ai cittadini. Delle frustazioni di questi cinque anni da nominato passati a pigiar tasti a comando ho detto anche troppo. Se il disperato tentativo fatto con 1.200.000 cittadini per abrogare la legge che mi aveva portato in Parlamento, dovesse come ora sembra fallire, mi sentirei oltretutto chiamato a continuare tra i cittadini la battaglia iniziata. Spero proprio che quello che non è stato fatto finora possa essere ancora fatto, e il malfatto corretto.