La Marina Usa lascerà La Maddalena prima del previsto. La comunicazione ufficiale è arrivata nei giorni scorsi a Roma, a palazzo Baracchini, sul tavolo del Ministro della Difesa, Arturo Parisi: entro il 31 gennaio 2008 via dall’isola di Santo Stefano, entro il 28 febbraio da Moneta. Per il ministro sardo comincia a chiudersi un cerchio cominciato con il suo avvento nel Dicastero:
«Già il 20 luglio del 2006, poco dopo dopo l’insediamento del nuovo Governo, ho dato come ministro pubblico riconoscimento del peso eccessivo delle servitù militari in Sardegna, 1,6% del territorio nazionale secondo solo al Friuli Venezia Giulia. A partire da questo riconoscimento ho incaricato lo Stato maggiore della Difesa di avviare le trattative per la dismissione dei beni non più strettamente necessari e costituto assieme la Regione un gruppo di lavoro con l’obiettivo di avviare un percorso che avvicini la Sardegna al contributo delle altre regioni ».
Apertura immediata, voleva essere soprattutto il segnale di una nuova e diversa attenzione nei riguardi di una regione che assorbe 60% dell’intero demanio militare. Per la verita il valore cui le fa riferimento riguarda l-incidenza della Sardegna sulle regioni a statuto speciale. Sul totale nazionale il contributo della Sardegna è pari al 31%. Anche se andrebbe ricordato che lo Stato riconosce alla Sardegna il 69,83 dei finanziamenti destinati per le servitù militari per le regioni a statuto speciale.
Il battesimo di un nuovo indirizzo politico annunciato in campagna elettorale sul palco del centrosinistra in piazza del Carmine a Cagliari. Poi in qualche modo c’è stata una frenata controllata. Al governatore Renato Soru che chiede la chiusura dei poligoni di Capo Frasca e di Capo Teulada, e l’accorpamento di tutte le attività addestrative e sperimentali a Quirra, il ministro Parisi ha spiegato: «Da sardo e da parlamentare sardo non posso non condividere le ragioni di chi vede limitata la disponibilità del proprio territorio dalla presenza di aree recintate da tempo quasi immemorabile. Per questo motivo ho proposto al Governo nella sua collegialità la necessità di ricercare ipotesi alternative. Da Ministro della Difesa debbo tuttavia ricordare la necessita di assicurare ai nostri militari un addestramento adeguato e l`inopportunità di far dipendere questo addestramento dalle decisioni di paesi stranieri come accadrebbe se questo addestramento dovesse svolgersi all’estero. D’altronde anch’io, come cittadino sassarese, non amo affacciarmi da casa mia sul carcere di San Sebastiano, ma capisco il mio collega ministro alla Giustizia che non può chiuderlo se prima non viene trovata un’alternativa, se non viene costruito un carcere nuovo».
Gli Usa lasciano La Maddalena. Ma ora chi paga la bonifica di una zona utilizzata dai sottomarini nucleari?
«A volte mi stupisco della assoluta certezza che molti hanno nel trattare argomenti così delicati. Tuttavia credo che in questi temi non vada lasciata nessuna ombra. Tutti insieme abbiamo il dovere di verificare la fondatezza dell’allarme attraverso indagini rigorose che coinvolgano i ministeri della Difesa, dell`Ambiente e della Sanità. Il Governo è il primo a doversi fare carico delle ansie dei cittadini senza alimentare allarmi o sminuire rischi».
Il G8 a La Maddalena, qualcuno sostiene che è una scommessa persa in partenza perché il piano paesistico ha bloccato ogni possibilità di investimento.
« Da sardo sono orgoglioso che la mia regione possa essere almeno per qualche giorno al centro del mondo non solo per le vacanze ma anche quando si ragiona attorno al futuro del pianeta».
Il G8 arriva dopo il vertice internazionale di Alghero e dopo la riunione dei ministri della Difesa dei dieci paesi del Mediterraneo in programma a Cagliari a dicembre.
«Anche questo incontro è un segno del ruolo e della vocazione della Sardegna all’interno del Mediterraneo. Un ruolo centrale che ritengo vada valorizzato ».
Cagliari per evitare anche il rischio delle contestazioni dei no global?
«Cagliari perché al centro del Mediterraneo occidentale equidistante tra tutti e dieci i paesi che partecipano all`incontro. Chi avesse qualche dubbio può guardare la carta geografica e darsi da solo la risposta».
Il comitato misto paritetico Stato-Regione chiede si eserciti solo l’esercito italiano e non le Marine che sparano dalle navi contro la costa. È sparita anche un’isoletta sotto i bombardamenti.
«Nelle missioni all’estero gli italiani operano assieme alle truppe alleate. E` impensabile che non siano insieme anche negli addestramenti. C’è un principio di reciprocità: i nostri piloti si addestrano in Texas da oltre 20 anni senza che questo susciti interrogativi».
Non si sa quello che sparano le truppe straniere nei nostri poligoni. Forse anche armi all’uranio impoverito.
«Ho già dato conto di questo davanti al Parlamento. Lo Stato Maggiore mi ha assicurato che mai nei poligoni italiani sono state utilizzati armamenti all’uranio impoverito. Non ho motivo per dubitarne. Se qualcuno ha delle prove contrarie me le fornisca».
Restano i dati sui militari morti di cancro.
«Da quando sono diventato ministro, ho cercato di dare una svolta anche in questo settore, sostenendo l’allargamento del campo di azione della commissione parlamentare sull’uranio impoverito alle popolazioni civili e all`attività relativa ai poligoni. Se c`e` per il ministero e per il ministro una priorità assoluta quella è la salvaguardia della vita e della sicurezza dei nostri militari. Su questo non ci possono essere dubbi. Le ricerche che abbiamo avviato non si fermeranno fino a quando non disporremo di tutti gli elementi disponibili. E’ un lavoro complesso stiamo infatti analizzando la condizione sanitaria di centinaia di migliaia di militari sia di quelli che hanno partecipato alle missioni o svolto attività nei poligoni sia di quelli che mai hanno svolto attività di questo tipo. Man mano che disponiamo di dati affidabili li trasferiamo alla commissione di indagine parlamentare e assieme ne daremo conto pubblicamente».
Così si assolve l’uranio impoverito.
«No, si cerca di capire quali possano essere le cause all`origine delle malattie con l` obiettivo di provare scientificamente il rapporto tra l?esposizione a certe sostanze e l’insorgere di tumori».
I familiari di due militari sardi morti hanno ricevuto un indennizzo di 15mila euro e un vitalizio di 258 euro. E’ giusto che la vita di una persona valga cosi poco?
«No, non è giusto, nessun risarcimento può compensare la vita di una persona. Riguardo questi indennizzi il governo ha già provveduto approvando a settembre un decreto di stanziamento di 173 milioni di euro per integrare casi come questi».