Signor Capo di Stato Maggiore della Difesa, Signor Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Signor Sindaco, Generale Madeddu, Ufficiali, Sottufficiali, uomini e donne della Brigata “Sassari”,
nel momento in cui fate ritorno nella nostra terra dopo il difficile impegno nella missione “Antica Babilonia” voglio salutarvi e accogliervi a nome del Governo, delle Forze Armate e di tutto il Paese.
L’Italia vi ringrazia per quanto avete fatto in Irak nell’adempimento di un mandato della Repubblica e si stringe intorno a voi nel ricordo di chi in questo adempimento per questo adempimento ha dato la propria vita.
Poche settimane fa, a Nassiriyah, ho evocato con voi i nomi di tutti i militari e dei civili italiani caduti a nome e per conto dell’Italia in Irak. A loro rinnovo oggi un commosso pensiero; alle loro famiglie un sentimento genuino di cordoglio e di solidarietà.
Con particolare vicinanza mi rivolgo alla famiglia del Caporale maggiore scelto Alessandro Pibiri, deceduto in seguito all’attentato dello scorso 5 giugno. Egli non può rispondere oggi al nostro appello, ma noi sappiamo che è qua presente in mezzo a noi. La stessa vicinanza voglio manifestare agli altri coraggiosi militari della Brigata “Sassari” che in quella occasione sono rimasti feriti.
L’Italia non li dimentica, come non dimentica nessuno dei Caduti nelle missioni di pace, che hanno dato la testimonianza definitiva dello straordinario e nobile impegno che il Paese svolge da più di venti anni.
Uomini e donne della “Sassari”, voi tornate oggi alle vostre famiglie e ai vostri affetti. Sappiate tuttavia che ad accogliervi non sono solo i vostri cari ma é tutto il Paese.
Di queste memorie, voi siete degni eredi e lo state provando in terre lontane, portando il messaggio di fratellanza dell’Italia, la volontà di pace del nostro popolo, la fermezza nella difesa del diritto che abbiamo scolpito nella nostra Carta Costituzionale.
Nei vostri occhi avete ancora le immagini dell’Irak. Non le dimenticherete, così come non le dimenticherò io, che pure sono stato a Nassiriyah solo poche ore, condividendo con voi una delle ultime giornate della vostra presenza operativa.
Il nostro giudizio sulla vicenda irakena è noto. Ma oggi grazie a voi e agli altri reparti che hanno operato in Irak possiamo dire di aver fatto la nostra parte, aiutando la nascita di una nuova democrazia, ancora fragile, eppure innestata su una società civile. Una società che ha radici antiche, che ha la cultura dell’amministrazione statuale, cresciuta e maturata lungo le tormentate vicissitudini della sua storia, dalla fine dell’Impero ottomano fino ai nostri giorni.
Voi non siete stati in quella terra come colonizzatori né a imporre la nostra civiltà, ma ad aiutare gli irakeni a ritrovare e difendere la loro.
La ziqqurat di Nassiriyah è là a ricordarci assieme a quella a noi vicina di Monte d’Accoddi quanto sia antica la civiltà del popolo irakeno.
Fra enormi difficoltà, l’Irak sta muovendo i primi passi con le proprie gambe, premessa confortante verso un Paese finalmente libero, democratico, sovrano. La conclusione del nostro impegno militare, come presenza diretta di contingenti in armi, va ad innestarsi ora su un percorso nuovo che si esprimerà attraverso un sostegno politico, diplomatico, economico e culturale al nuovo Irak, comprendendo anche il contributo alla formazione dei Quadri delle Forze Armate e della Polizia.
Col vostro ritorno in Patria, inizia il rientro del nostro contingente militare auspicato dai cittadini. Un rientro ordinato e sicuro, e perciò concordato nelle sue modalità con il governo irakeno e tutte le altre parti interessate. L’Italia non volterà tuttavia le sue spalle all’Irak. La conclusione della nostra presenza militare non rappresenta in alcun modo un disimpegno. L’impegno dell’Italia proseguirà attraverso una rafforzata collaborazione politica, civile, umanitaria e di sostegno alle Istituzioni ed alla ricostruzione del Paese. Si tratta di un programma qualificato che si propone di rafforzare l’impegno della comunità internazionale.
L’Irak resta un Paese amico e vicino. Per il suo futuro, per il futuro delle generazioni che verranno, abbiamo pagato un alto prezzo.
Uomini e donne della Brigata “Sassari”,
la vita militare, da voi scelta come professione, conosce anche la sosta, ma come dovuto e necessario intervallo fra gli impegni operativi. Presto ricomincerete a prepararvi, ad affinare la vostra professionalità, la vostra capacità di rispondere in ogni momento alle esigenze di sicurezza, sempre consapevoli che l’uso della forza militare, calibrato e mirato, ha come suo solo fine la difesa della pace.
Siamo consapevoli della gravità di questi compiti e della necessità di una loro continuazione nel tempo, per consentire alla politica, alla cultura, ai mutamenti sociali ed economici, di fare la loro parte.
Sappiamo che la pace non è un moto dell’animo o uno slogan da sbandierare; ma è una realtà da costruire giorno per giorno, soprattutto dove i conflitti e le tensioni sono ancora aperti. In questo impegno vanno usati tutti gli strumenti e, spesso, un uso controllato della forza militare rappresenta ancora una condizione indispensabile per costruire, o ricostruire, scenari di vita migliori. L’uso controllato della forza legittima è all’interno del Paese come fuori di esso una risposta necessaria contro la violenza ingiusta.
L’esperienza di questi ultimi decenni ci indica la via.
La saggezza ci convince ad essere attivi, fermi, coerenti usando allo stesso tempo, come voi avete dimostrato, fermezza, equilibrio e senso di umanità.
Siamo una grande democrazia. Siamo e vogliamo restare attori di primo piano della grande famiglia delle democrazie.
Uomini e donne della Brigata “Sassari”,
novantuno anni fa
Di quei fanti voi siete degni eredi e lo avete dimostrato con la vostra professionalità, il vostro coraggio, la vostra umanità.
Il vostro coraggio è pari a quello dei vostri padri. Ma grazie ai loro sacrifici e al loro dolore, la nostra, la vostra consapevolezza è oggi cresciuta. Grazie ad essi voi sapete oggi pienamente di essere figli della Sardegna e cittadini della Repubblica. Voi sapete di essere cittadini soldati di una Repubblica che sa che esiste il Mondo e che nel governo di questo Mondo si sente corresponsabile della costruzione della sicurezza e della difesa della pace.
La solidarietà tra sardi che altri avevano in passato descritto come “pocos, locos y mal unidos” divenne sul Carso un patrimonio comune al quale ancora oggi si alimenta in Sardegna il cammino della democrazia. Nello stesso modo, vorrei che la vostra esperienza del mondo, la responsabilità della difesa della pace che avete attivamente condiviso in terre lontane, le conoscenze, i giudizi, i sentimenti che avete sperimentato divengano oggi un patrimonio da condividere con i nostri concittadini e da trasmettere ai nostri figli.
Grazie di nuovo per quanto avete fatto; grazie a nome di tutti i cittadini e del Governo della Repubblica per il vostro generoso impegno, che onora le nostre migliori tradizioni e lo spirito di pace e solidarietà del nostro popolo.
Viva
Viva l’Italia!
FORTZA PARIS!