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8 Dicembre 2013

ARTURO PARISI, “UN VINCITORE GIA’ STASERA O SARA’ UN
 DISASTRO”.




Intervista a Marzio Fatucchi , 

Il Corriere Fiorentino

Professor Parisi, il clima di queste primarie è sicuramente 
meno entusiasmante delle precedenti. Cosa non ha funzionato?




Da una parte nella iniziativa di Renzi sembra venuto meno
 il sapore della sfida. Dall’altra la speranza nella 
ricostruzione sembra sostituita dalla preoccupazione per il
 disfacimento. Ma Renzi non c’entra. È cambiato il quadro
 oggettivo. La sconfitta, la pesante sconfitta di Bersani
 nelle secondarie di febbraio, ha ridefinito Renzi da 
sfidante di ieri a vincitore annunciato. La fatica e gli 
evidenti ritardi del governo hanno dall’altra parte 
aggravato il pessimismo già diffuso. Per non parlare
 dell’ansia aperta ora dalla sentenza della Corte.


Romano Prodi ci ha ripensato ed ha detto che voterà: pensa
 possa influire sulla partecipazione?
 



Certamente. L’idea che il padre del partito, l’unico leader 
associato alle nostre uniche vittorie, domani non fosse con
 noi, non poteva che aggravare il senso di solitudine. La
 sua assenza sarebbe di certo servita da alibi per gli
 scontenti che andavano allontanandosi. La sua presenza è un 
richiamo per chi si era già allontanato.




E lei, che partecipazione si aspetta?




L’unico confronto corretto è con le primarie del 2009, le 
ultime primarie di partito comparabili. Allora
 parteciparono poco più di 3 milioni sui 12 milioni elettori
 Pd del 2008, uno su quattro. Ora gli elettori si sono 
ridotti a un pò meno di 9 milioni, si dovrebbero arrivare a
 2 milioni e 200 mila.

Qual è l’ “asticella” del successo o meno?




Se è vero che il pronostico questa volta è per Renzi, è
 solo perchè, come ho detto, la linea a lui opposta è stata
 sconfitta dai fatti. Ma, a differenza di primarie passate,
nessuno può dire che queste siano un rito chiamato a
 confermare una decisione già presa altrove da altri. Se le 
primarie furono l’anno scorso vere almeno nella
 competizione fu perchè Renzi credendo in una vittoria 
oggettivamente impossibile, le rese per ciò solo 
verosimili. Tra quelle nazionali queste sono invece le 
prime veramente vere. Vince perciò chi supera di un voto il
 50%. Tutti i voti in più danno solo la misura della 
vittoria. Un solo voto in meno, sarebbe comunque una
 sconfitta. Rinviando per la decisione sulla guida del 
partito alla Assemblea nazionale, prima che di Renzi 
sarebbe la sconfitta delle primarie, del Pd e direi del 
Paese. Privato di un partito riconoscibile in una linea
 precisa, anche il confronto tra i partiti ne sarebbe
 travolto. Ma spero proprio che questo non accada.

 
Il Rottamatore però ora è appoggiato da molti che voleva 
rottamare: Franceschini, Latorre, De Luca…



Non mi scandalizzo. Quando la situazione cambia, mutare di
posizione prima che una possibilità è per tutti un dovere.
 Ma quello che distingue la trasformazione dal trasformismo 
è la sua spiegazione.  Ed è per questo che ho manifestato 
tutta la mia insoddisfazione quando nei cosiddetti
 congressi riservati agli iscritti, il confronto si è 
ridotto a una conta.   


Ma lei che Pd si immagina, guidato da Renzi?




Un partito che, come nelle primarie di oggi e come dice la
 Costituzione, si faccia canale per consentire ai cittadini
di “concorrere con metodo democratico a determinare la
 politica nazionale”. Uno strumento dei cittadini per
 influire sui politici, non uno strumento dei politici per
 imporsi ai cittadini.