18 Dicembre 2003
Scalfaro e la norma salva-Fede: “È solo un ricatto di Mediaset”
Autore: Vittorio Ragone
Fonte: la Repubblica
«Ci sono molte strade per non mandare a spasso le persone». Oscar Luigi Scalfaro, ex presidente della Repubblica e durante il suo settennato bestia nera del Cavaliere, non crede al «ricatto» di Mediaset: o decreto legge per Retequattro o mille disoccupati in più. Al contrario: «Un grande imprenditore non privo di potenza finanziaria», chiosa sornione chiamando in causa Berlusconi, saprà pur trovare un modo per «impedire il temuto danno».
Nelle nebbie che ancora circondano il decreto venturo, Scalfaro non pronuncia bocciature irrevocabili: ma la battaglia sulle frequenze, tiene a chiarire, ha un primo diritto da tutelare: quello di Europa sette, l´emittente che dovrebbe occupare gli spazi «liberati» da Fede.
Scalfaro dichiara soddisfazione, e sostegno a Ciampi per il rinvio della legge Gasparri: «Il capo dello Stato ha il dovere di dire anche dei no». Censura poi i commenti «irriguardosi» del premier, e gli uomini del centrodestra che spesso si rifugiano nel «servilismo». Ma dalla durezza dello scontro e dalle questioni di stile non nasce – afferma – un conflitto istituzionale, perché la dinamica Quirinale-Parlamento è «costituzionalmente prevista». Perciò non ha senso chiedere le dimissioni di Gasparri: a meno che, alla fine dell´opera, non sia proprio il ministro a voler «trarre le sue conseguenze».
Presidente Scalfaro, il Quirinale ha rinviato al Parlamento la legge Gasparri sulle telecomunicazioni e si teme un braccio di ferro fra la maggioranza e Ciampi. Le saranno fischiate le orecchie, considerando che Casini mette in guardia gli alleati dal contrapporsi al capo dello Stato, pena la sua “scalfarizzazione”. Ha avuto ragione il Quirinale a impugnare la Gasparri?
« Premetto che se per scalfarizzazione si intende la difesa ad oltranza della Costituzione che ho votato e sulla quale ho giurato, nulla da osservare. Il mio giudizio sulla decisione del Quirinale è molto favorevole. Abbiamo la conferma che il presidente della Repubblica dispone di un potere di valutazione immediata, ictu oculi, sulla costituzionalità dei provvedimenti. Suo compito è applicare l´articolo della Carta che gli consente – meglio, gli impone – di restituire al Parlamento una norma quando egli ritiene che vi siano delle incostituzionalità piuttosto palesi».
Considera l´iniziativa del Quirinale una svolta nei rapporti fra Ciampi e la maggioranza?
« Non parlo di svolta, ma di una posizione giusta che è stata assunta e che apprezzo. Il capo dello Stato ha il dovere di dire anche dei no».
Il centrodestra oscilla fra la tentazione di rimandare la legge al mittente e una dichiarata volontà di dialogo. Berlusconi afferma invece che nemmeno leggerà il messaggio.
« Ho registrato in modo particolare, fra tutti i commenti, quello del presidente del Consiglio. E mi riesce difficile considerarlo riguardoso nei confronti del capo dello Stato. É stato interpretato da taluni, con un servilismo veramente eccessivo, come segno di particolare sensibilità sul conflitto di interessi. Ci vuole un gran coraggio».
Che cosa dovrebbe fare un governo “riguardoso”, secondo lei?
« Le considerazioni del Quirinale vanno studiate con rispetto e attenzione. E devono avere una risposta attenta, giuridicamente seria e ben motivata. L´esecutivo, in regime di libertà, può benissimo ritenere di non condividere la valutazione di incostituzionalità espressa dal capo dello Stato. Questo tipo di dissenso non avrebbe nulla di irriguardoso».
Il decreto legge: se ne parla come la soluzione ai problemi di Retequattro e Raitre. E´ una via d´uscita accettabile?
« Il tema che mi interessa di più in questo momento è che da anni un cittadino italiano, avendo presentato documenti, esposti e ricorsi e avendo ottenuto una sentenza favorevole della Consulta, ha diritto alla concessione oggi occupata da Retequattro. Ma nello Stato che viene chiamato di diritto, e che una volta del diritto era considerato la culla, questo cittadino non è nemmeno preso in considerazione».
Lei si riferisce ovviamente al titolare di Europa sette, il network che ambisce allo spazio oggi occupato da Fede. Le si può rispondere, come fa Mediaset, che il trasferimento di Retequattro sul satellite comporterebbe la perdita di centinaia di posti di lavoro. Mille, dicono.
« Questo non è altro che un pesante ricatto».
Anche il direttore generale della Rai, per la verità, annuncia ripercussioni gravi su Raitre.
« La direzione generale della Rai sostiene di occuparsi di un problema dell´emittenza pubblica ma si muove chiaramente a vantaggio solo di Retequattro. Bisognerebbe essere ciechi per non vedere quest´operazione, altro che conflitto d´interessi».
Una parte del centrosinistra inclina anch´essa al decreto, a condizione che la legge venga rivista profondamente secondo il dettato del Colle.
« Ripeto: io sono fermamente favorevole a che coloro che hanno un diritto lo vedano rispettato».
Il centrosinistra teme una campagna elettorale in cui il Polo lo accuserà di liberticidio. Non è una preoccupazione liquidabile a cuor leggero.
« Ci sono molte strade per non mandare a spasso le persone. Un grande e fortunato imprenditore non privo di potenza finanziaria certamente sa impedire il temuto danno ai lavoratori. Occorre rettitudine di intenzioni».
Il presidente Confalonieri obietta che i principi della sentenza dell´85 sono preistoria, considerano uno stato di cose, nell´universo delle comunicazioni, oggi non più attuale. Anche questa obiezione le sembra inconsistente?
« Fa parte di una idea del diritto che se non è favorevole nella personale visione si traduce facilmente in fatto. Il diritto scritto e applicato da autorità come la Corte costituzionale non può mai essere disatteso».
Non si può negare però che da quasi vent´anni ci trasciniamo la mancata regolamentazione d´un sistema che muta a velocità altissima.
« Questo accade perché l´Italia vive una pesante patologia, che è il monopolio privato. Si è partiti temendo che potesse nascere un monopolio dello Stato e si è finiti, di fatto, per determinare una forma chiaramente monopolistica del privato».
Non le viene mai il dubbio che ci sia qualcosa di persecutorio in questa tesi?
« La sua domanda è comica o seria?».
Serissima. Il centrodestra alla persecuzione grida da anni.
«È una triste vocazione che si espande tra i vari settori del diritto e non si può negare che ha ottenuto successi».
Se la maggioranza non dovesse accogliere le osservazioni di Ciampi, teme che si apra un conflitto istituzionale?
« No. Queste ipotesi sono costituzionalmente previste. Non c´è nulla di strano e dirompente sul piano costituzionale. Come valutazione generale, invece, si vedranno in Parlamento le motivazioni di ciascuno e le ragioni che portano a una soluzione o all´altra nel merito della legge. L´ultima parola rimarrà poi alla Consulta».
Che cosa si aspetta dai centristi del Polo, che avevano presentato emendamenti migliorativi?
« I centristi hanno un dovere. Il loro primo compito è rispettare e far rispettare i diritti dei cittadini che sono riusciti a dimostrare la loro legittimità. Non possono appoggiare tesi che mettono sotto i piedi i diritti del singolo cittadino a favore della prepotenza di altri».
Secondo lei il ministro Gasparri dovrebbe dimettersi?
« No. Quella legge non è il frutto di una sua bizzarria. Il ministro è stato appoggiato da una maggioranza che ha votato le norme; le sue tesi hanno trovato starei per dire acquiescenza, dirò invece condivisione nella maggioranza parlamentare. Se vi sono osservazioni serie nel messaggio del capo dello Stato, il ministro ha il dovere di accoglierle, farle discutere, portarle all´attenzione del Parlamento; e il Parlamento ha un analogo dovere, da parte sua. Poi, se il ministro riterrà che l´impostazione finale travolga la sua, e non ne accetterà la paternità, è libero di tirare le conseguenze che crederà più opportune».