La diversità di valutazione della vicenda politica e il giudizio di netto dissenso verso qualche sua presa di posizione pubblica, non mi impedisce infatti di risconoscere le sue qualità professionali, né di dimenticare il contributo alla comprensione degli avvenimenti al cui servizio esse sono state poste.
Anzi proprio in occasione del provocatorio editoriale dello scorso 7 gennaio (a lei attribuito), sul quale, pur nel rispetto della sua libertà di parola e autonomia di pensiero, avevo ritenuto di dover richiamare l’attenzione della
direzione del partito, per la sua formulazione irriguardosa verso l’Ulivo e verso il nostro dibattito interno, ebbi a segnalarle il mio rammarico soprattutto per il contrasto di quell’editoriale con la sue precedenti analisi e prese di posizione. Non mi era infatti sfuggita la circostanza che nell’editoriale (sempre a lei attribuito) del 25 settembre 2004 Lei aveva riconosciuto nelle discussioni seguite alle elezioni europee l’esistenza, nella Margherita di due progetti distinti e riconoscibili come tali tra i quali riteneva che il partito non potesse non scegliere. Progetti che facevano capo a nodi politici, non a contrasti personali, come pure “Europa” aveva ripetutamente sostenuto, definendo le discussioni interne “beghe di partito” o “stucchevoli sofismi”. Una scelta che chiamava, da una parte, la Margherita a scegliere se essere un partito sostanzialmente di centro o invece compiutamente di centrosinistra con tutto quello che ne consegue sul piano programmatico, sociale, culturale e politico.Una scelta che chiamava dall’altra l’Ulivo a scegliere se limitarsi ad essere un cartello di partiti o a costruirsi come un soggetto politico ancorché su base federativa. Ora queste scelte sono state fatte. Nella Margherita, per iniziativa della maggioranza costituitasi attorno al Presidente Rutelli e al Segretario organizzativo Marini. Nell’Ulivo per iniziativa della Margherita, anche se non per responsabilità della sola Margherita ? dicevo – sono state fatte. E i perdenti non possono che dichiarare il loro dissenso lavorando perché ¨ il progetto dell’Ulivo trovi altre strade, altri tempi e altri modi per superare quella che è stata definita “una gelata”. Per questo motivo sapere dell’accresciuto impegno di chi come lei ha avuto l’onestà di riconoscere l’esistenza nel partito di diverse posizioni politiche è per me motivo di rassicurazione per il futuro del giornale.
Anche se, in occasione di quell’infelice editoriale, non condividemmo la difesa, ingiuriosa per il giornale, che spinse alcuni difensori di ?Europa? a pretendere di ridimensionare le sue distorsioni e parzialità con l’argomento del numero limitato dei suo lettori, noi sappiamo che il giornale è solo un capitolo della nostra quotidiana azione politica. Tuttavia io sono convinto del ruolo importante che esso può giocare. Per questo motivo ritengo che se, invece che da una costante impostazione di parte, la consapevolezza della presenza nella Margherita di diverse posizioni politiche avesse guidato la direzione Rizzo Nervo, certamente il partito ne avrebbe tratto giovamento essendo aiutato a definire le sue posizioni prima e soprattutto meglio. Per questo motivo spero che quello che non è accaduto per il passato sia possibile in futuro.
Questo per quel che riguarda le nostre attese per il domani.
Sarei tuttavia un ipocrita se nell’esprimere il mio riconoscimento verso la sua persona non associassi ad esso la più viva protesta per il modo con cui si è proceduto alla sua nomina.
Non posso infatti non rilevare come la sua nomina sia stata annunciata:
1) come proposta dalla Margherita senza alcuna delibera da parte di alcun organo collettivo di partito;
2) dichiarata come esecutiva senza che si desse agli organi responsabili della società editoriale neppure il tempo di riunirsi e di deliberare;
3) pubblicizzata per quel che mi risulta senza la comunicazione/consultazione né della redazione nel suo insieme e men che mai dei membri al suo interno preposti alle funzioni ridefinite da quello che si configura impropriamente come un ordine di servizio;
4) accompagnata dalla nomina di un nuovo condirettore non coerente con le conclamate affermazioni circa la situazione finanziaria del giornale. Un modo di procedere da parte della Presidenza del partito che non posso non stigmatizzare.
Il fatto è che, pur riconfermando come nostra la scelta di affidare alla autonomia dei giornalisti e del direttore l?obbiettivo di fare di “Europa” uno strumento di apertura della azione della Margherita, da tempo cerchiamo inutilmente nel partito un luogo e una occasione per poter parlare del nostro giornale. A chi nel partito avanzava questa richiesta è stata di volta in volta opposta la competenza della Società editoriale. Così come, alla rovescia, la competenza del partito è stata opposta quando una corrispettiva richiesta è stata avanzata nelle sedi societarie.
Come sbloccare questa impasse e metter fine a questo vero e proprio dialogo tra sordi?
Anche se so che la risposta è solo in parte di sua competenza, la ringrazio per il fatto di averci consentito almeno di porre la domanda.
Arturo Parisi