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9 Febbraio 2005

Via libera della Margherita alla Fed “Ma non entriamo nel socialismo”

Autore: Umberto Rosso
Fonte: la Repubblica

ROMA – Alla fine anche De Mita dice di sì. E per non lasciare dubbi, platealmente, l´ex segretario dc alza tutte e due le mani quando Arturo Parisi chiede di votare per lo statuto della Fed. «Ciriaco si è arreso», si scherza nel salone del Crowe Plaza. Neanche un voto contrario dunque, e nemmeno un astenuto, nella Margherita, il che consente poi a Francesco Rutelli di ricordare agli alleati – leggi ds – che il partito indicato come un covo di frenatori ha approvato la Federazione all´unanimità. Via libera dunque al soggetto unitario ma non al partito unico. E meno che mai all´idea lanciata da Veltroni di finire tutti quanti nelle braccia dell´Internazionale socialista. Tutti i leader dielle avvertono che «il sogno non si deve trasformare in un incubo», con riferimento al desiderio vagheggiato dalla Quercia nel congresso dell´Eur. Lo stesso Parisi, felice di aver tagliato il traguardo che trasforma un cartello elettorale in un soggetto politico, avverte che senza Margherita «invece di discutere del sogno di un partito unico saremmo costretti a confrontarci con la realtà dell´unico partito». Ovvero, con l´egemonia ds. Se i partiti non si sciolgono, ne consegue che restano “autorizzate” le punture di spillo agli alleati. Così Rutelli rivendica alla Margherita di non aver mai chiamato ai banchi della presidenza congressuale un segretario del sindacato, in nome della «reciproca autonomia». E al presidente della Margherita non è neanche molto piaciuta la riabilitazione craxiana e «la semplificazione» nell´accostare quegli anni e la fase attuale, «ricongiungere queste due vicende storiche 15-20 anni dopo si può attraverso una esemplificazione simbolica, ma non si può rispetto alla carne viva delle persone che l´hanno vissuta». Se no, sembra di rievocare una stagione di socialdemocrazia ma il Psi era pur sempre una forza non superiore al dieci per cento, e le organizzazioni di massa erano quelle del Pci.
Che ci sarà dunque dopo la Fed? Rutelli è chiaro: l´approdo successivo «si chiama Ulivo». Niente «innesti» nel filone post-comunista o socialista, invece le diverse tradizioni democratiche italiane sotto l´albero caro a Prodi. Che, all´assemblea federale della Margherita, invia un messaggio per festeggiare la nascita del nuovo soggetto politico. Franco Marini ironizza su D´Alema: «Ho ascoltato con simpatia il sogno di Massimo sebbene, come me, non mi sembra sia un grande sognatore. Anche io sogno ma sogno la federazione». Invece di correre ogni volta sempre più avanti, «è l´esercizio dell´osso e del cane, tu lo lanci e quello corre». Castagnetti, che cala anche il sipario sulla trattativa elettorale con i radicali: «La Federazione non può essere una forma evolutiva dei Ds a cui sono invitati altri partner». Beppe Fioroni: «No al gioco del cerino. D´Alema e Veltroni possono avere un sogno, ma io non voglio avere un incubo». Il meno preoccupato in conclusione appare il coordinatore Dario Franceschini, «non siamo i frenatori, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, ma se non siamo mai davanti al gruppo a tirare la volata, finisce che subiamo la transizione invece di guidarla».