Sarà il leit motiv dei mesi a venire. Ieri comunque, dopo i primi
fuochi, l´unità ha segnato un punto a proprio favore. In due ore e
mezzo è stata approvata la Carta dei principi dell´Unione. Otto punti,
sottoscritti dai leader del centrosinistra, la base del documento
programmatico su cui si dovranno riconoscere tutti i candidati alle
primarie: da Prodi a Bertinotti, da Pecoraro a Mastella, da Di Pietro
«a chi verrà in futuro». «A quel che mi risulta…», commenta Oliviero
Diliberto, chiamandosi fuori dalla lista dei papabili.
Gioco di bilancino, fra terrorismo, guerra, economia, diritti, coppie
di fatto. Alla fine tutti contenti, compreso – per i riferimenti al Sud
– Mastella che non c´era, come Fassino in Turchia – presente D´Alema –
e Boselli sostituito da Villetti. Finisce con Prodi che sulla porta
della sede di piazza Santi Apostoli annuncia un «accordo generale» e
invia un messaggio che pare superare uno degli scogli su laicità e
rapporto Stato-Chiesa. «Nel testo della Carta dei principi – dice – non
è stata fatta menzione di emendamenti, cambiamenti delle leggi sul
divorzio e sull´aborto dal momento che tutti abbiamo unanimemente
confermato che si tratta di patrimonio dell´Unione».
Fa esplicito riferimento alle «polemiche» nel seminario dei capi del
centrosinistra venerdì vicino a Perugia. Tre giorni dopo un documento
media fra chi voleva inserire la difesa dell´aborto nella Carta e chi
difendeva le perplessità dei cattolici. La foto di un clima rasserenato
sono Prodi e Rutelli che parlano a lungo, molto distesi, nell´androne
del palazzo di Santi Apostoli, guardando documenti. Poi il presidente
della Margherita se ne va lanciando: «Il vertice è andato benissimo. Il
testo è stato approvato all´unanimità».
Intanto Prodi annunciava: «Ho espresso ai miei colleghi la volontà di
continuare a presiedere l´Unione, in questo periodo delicato delle
elezioni primarie con la dovuta leggerezza. Cioè senza che questo ruolo
turbi l´andamento delle primarie e garantendo la parità che ci deve
essere tra i contendenti». Assicurazione che lui, in attesa delle
primarie, rimane il capo del centrosinistra, ma non intende far pesare
il doppio ruolo – leader super partes e insieme uno dei giocatori –
nella gara decisiva con gli altri contendenti. Compito difficile,
risposta all´avvertimento di Bertinotti e Pecoraro. Il contendere è sul
quanto il vincitore delle primarie potrà far pesare il suo programma su
quelli altrui. Prodi a Repubblica ha parlato di «priorità»,
accettazione del «verdetto» degli sconfitti e «responsabilità di
armonizzare tutta la coalizione» da parte del vincitore.
Troppo poco, in una gara di temi, virgole e visibilità, per Bertinotti
e Pecoraro. «Il regolamento che ci siamo dati lo esclude che con le
primarie si risolvesse anche il problema del programma. – ha messo le
mani avanti il leader di Rc – Adesso licenzieremo il progetto, che non
è il programma, ma ne è la premessa». «I candidati, come dice del resto
Prodi, – ha commentato – indicheranno le loro priorità e alla fine il
vincitore costruirà il programma con il concorso di tutte le forze
dell´Unione. Basta non essere nervosi». Il segretario dei Verdi ha
addirittura lanciato l´idea di una seconda scheda «se si vuole anche
decidere su alcuni punti programmatici». «E così oltre a votare i voti
dei candidati, votiamo se bisogna ritirare subito o meno le truppe
dall´Iraq, se bisogna scegliere energia solare invece che quella
nucleare». Fiammelle a cui D´Alema cerca di togliere ossigeno polemico:
«Sul programma – dice il presidente Ds – si sta lavorando in tante
sedi. Dopo le primarie ci sarà la stesura definita dell´accordo
programmatico di governo».