29 Aprile 2005
Unione, servono più regole
Autore: Carla Errico
Fonte: Il Mattino
ll centrosinistra potrà vincere le elezioni per poi trovarsi a metà legislatura a raccogliere i pezzi della coalizione. È un rischio abbastanza elevato. L’impressione è che i politici sottovalutino la fragilità del sistema bipolare. Ritengono che la cosa più importante sia vincere le elezioni, ma dimenticano che non abbiamo nè partiti adeguati al sistema maggioritario, nè leadership forti, nè regole istituzionali che tutelino la stabilità».
Scenario non propriamente agevole, quello preconizzato per Romano Prodi da Salvatore Vassallo. Il quale non è una cassandra qualsiasi, bensì uno dei cervelli dello staff di Prodi e di Arturo Parisi. Salernitano, 39 anni, docente universitario, vicedirettore dell’istituto Cattaneo ma soprattutto testa d’uovo nella «fabbrica del programma» varata da Prodi, Vassallo è convinto della vittoria ulivista ma preconizza le difficoltà del dopo. E le lega alla transizione infinita della politica italiana, su cui ha scritto più d’una diagnosi e alla quale ha anche provato a dare una medicina: è suo quel regolamento per le primarie elaborato per Prodi nel 2004.
Sarebbero davvero servite le primarie al centrosinistra, Vassallo?
«Abbiamo fatto un passo nel bipolarismo ma abbiamo ancora coalizioni fragili, leadership deboli, sostegni istituzionali non adeguati. Le primarie erano un modo per rafforzare la leadership di Prodi oltre che per dare regole di lungo termine al centrosinistra».
Prodi un leader a rischio imboscate?
«Sappiamo quel che è accaduto dopo il voto del ’94, del ’96, del 2001. La leadership di Prodi non ha i puntelli extrapolitici di quella di Berlusconi. Perciò è oggettivamente più probabile che la storia si ripeta. Lo sforzo del centrosinistra dev’essere quello di provare a ridurre i rischi. Per sè e per il sistema».
Come?
«Ci sono tre strade, collegate tra loro. L’adeguamento del disegno costituzionale. Procedure trasparenti per la selezione della leadership. E partiti più forti, nel caso del centrosinistra il ”baricentro riformista”».
Cioè la Fed partito unico?
«Bisogna ridurre la competizione interna alla coalizione. E rafforzare gli elementi federativi nell’Ulivo. Laddove Ds e Margherita si presentano separati, sono incentivati a distinguersi, a farsi la guerra. Ma i dati raffrontati del voto nelle Regioni del 2000 e del 2005, quando la Fed si è presentata unita e quando non lo è stata, dimostrano che in entrambi i casi il blocco di centrosinistra è cresciuto. Insomma gli elettori non percepiscono la necessità di vedere due etichette distinte».
De Mita non la pensa così.
«Può darsi che ad Avellino o in Campania si disponga di letture diverse… Ma il dato generale dice che dove l’Ulivo era diviso si è registrata una prevalenza dei Ds rispetto alla Margherita. E proprio la componente demitiana e post-democristiana dovrebbe essere più interessata alle liste unitarie. Perchè ha una capacità di mobilitazione del voto di preferenza più elevata dei Ds. Insomma: in una lista unitaria otterrebbe più seggi. L’abbiamo sperimentato in Emilia, dove la Margherita ha ottenuto più seggi di quanti prevedesse: aveva sottovalutato la propria propensione a catturare preferenze».
Quali riforme il centrosinistra dovrà mettere in campo se vincerà le elezioni?
«Nell’impeto di demonizzare le proposte del centrodestra, il centrosinistra ha finito per farsi imprigionare in una posizione conservatrice. Si è detto che il potere di scioglimento delle Camere da parte del primo ministro è un attacco alla democrazia. Quando istituti analoghi esistono in tutt’Europa… Bisogna ripartire dai principi della bicamerale D’Alema: il governo del primo ministro e il federalismo solidale».