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26 Gennaio 2006

Una rincorsa in tv a ruoli invertiti

Autore: Massimo Franco
Fonte: Corriere della Sera
Alla fine, probabilmente, dovranno confrontarsi. Ma l’impressione è che
Romano Prodi lascerà cadere dall’alto il faccia a faccia in tv con Silvio
Berlusconi. E l’insistenza con la quale il presidente del Consiglio cerca di
«chiamare» il leader dell’Unione accentua i sospetti di un Cavaliere in
difficoltà.

Le sue uscite sui sondaggi che darebbero la maggioranza in recupero;
il presenzialismo; la richiesta di due settimane in più di legislatura, spiegate
con la necessità di «giocarsela» fino all’ultimo: sono frammenti che, messi
insieme, rivelano l’incubo della sconfitta.

E’ vero che nel centrodestra
Berlusconi continua a non avere contraltari, ma al massimo aspiranti
concorrenti. La polemica a distanza con Prodi, però, lo vede ansioso di
misurarsi; e dunque costretto a inseguire.

Il Professore, per ora, gioca di
rimessa. Infila battute sferzanti in risposta al capo del governo. Magari fa
anche lui le sue brave gaffes, ma quelle berlusconiane finiscono per oscurarle.
Così, quando ieri gli è stato chiesto se «le diplomazie sono al lavoro», Prodi
ha risposto di no. «I dibattiti si fanno nell’ultima parte della campagna
elettorale», si è divincolato. «Ed è giusto così».

Non solo. Berlusconi assicura che Cdl e Unione sono «quasi pari»; e il
Professore: «È un “quasi” enorme». Il premier ottiene dal Quirinale quindici
giorni di legislatura in più. E l’avversario infierisce: «Mi ricorda quegli
studenti che chiedono un giorno in più per preparare l’esame. Di solito sono
quelli che vengono bocciati». Ma Prodi non vuole dare l’impressione di temere il
confronto diretto: ecco spiegato l’annuncio dell’altro giorno di «cento, mille
duelli» con Berlusconi. E’ una iattanza d’ufficio che tuttavia non riflette una
strategia che dosa con cura ogni apparizione.
Il calcolo è di lasciare per ora al leader del centrodestra lo spazio e il
rischio di logorarsi, anche dicendo qualche parola di troppo; e di evitare di
dirla lui, come è successo ad esempio sul fatto che non vuole abitare a Roma.
Nelle file dell’Unione il suggerimento è di «tenere a distanza fisica e
simbolica» Berlusconi, come scriveva ieri Europa, quotidiano della Margherita.
La certezza del vantaggio sul centrodestra fa optare per un gioco di squadra nel
quale a «fare il lavoro sporco» sono Piero Fassino, Massimo D’Alema, Francesco
Rutelli: una sorta di «tridente» del centrosinistra, che però non compete con
Prodi come dicono di fare Fini e Casini rispetto a Berlusconi.
Al contrario, lo sostituisce e quasi lo protegge. Ds e Margherita si sono
ritagliati il ruolo di battistrada del Professore; e non soltanto perché
rivendicano la propria fetta di visibilità e di protagonismo. L’obiettivo è di
consentirgli il confronto con il Cavaliere se e quando Prodi sarà certo di
ricavarne un vantaggio, e non di regalarlo al premier. Ma Berlusconi è pronto a
incalzarlo fino alla fine. In fondo, un leader dell’Unione appartato gli
permette di accreditare una rimonta che solo gli elettori del 9 aprile potranno
smentire.