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16 Gennaio 2006

Un premier accusato di dire le bugie

Autore: Giovanni Valentini
Fonte: la Repubblica

Bugiardo. Può il capo del governo farsi dare pubblicamente del bugiardo da
un imprenditore? No, non può.

L´accusa che gli ha rivolto ieri Diego Della Valle dalle pagine di Repubblica e della Gazzetta dello Sport, secondo cui lui stesso avrebbe fatto avvertire il presidente del Consiglio su quanto stava accadendo in merito ai diritti televisivi sul calcio, non poteva restare senza replica e a quanto pare la vicenda finirà in tribunale con una querela per diffamazione.

Né poteva bastare evidentemente la risposta del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che ha ironicamente paragonato Della Valle al cantante Enzo Jannacci (“El purtava i scarp de tennis (o forse i Tod´s), el parlava de per lu..”), anche perché questa sarebbe stata di per sé la più clamorosa manifestazione del conflitto di interessi per interposta persona.

Tanto più che il medesimo premier, la sera prima di dichiarare a Porta a porta che non ne sapeva niente, aveva partecipato durante il Processo di Biscardi a un contraddittorio sull´argomento, assicurando anche che ne avrebbe interessato il presidente della Lega calcio, Adriano Galliani. D´accordo.

Nell´accogliente salotto bianco di Bruno Vespa, forse il Cavaliere poteva riferirsi esclusivamente a quanto era accaduto quel giorno in Parlamento e in particolare alla decisione di Forza Italia di votare da sola contro tutti sulla proposta di ripristinare la vendita collettiva dei diritti tv.

Ma è mai credibile tutto ciò? Si può ragionevolmente credere che, su una materia del genere, il partito del premier voti a sua completa e totale insaputa? Anche se per ipotesi fosse vero, paradossalmente non sarebbe verosimile.

Ancor meno convincente è la tesi sostenuta ufficialmente da Mediaset attraverso vari canali, compresa la lettera inviata ieri al nostro giornale, in base alla quale non esisterebbe in questo caso un conflitto di interessi perché “da un punto di vista pratico, per noi operatori sarebbe molto più comodo condurre un´unica trattativa complessiva”.

Si badi bene: “più comodo”, dice l´azienda di Silvio & PierSilvio Berlusconi; non già più conveniente, più vantaggioso, più remunerativo. Per la premiata ditta, è solo una questione di praticità, di comodità, insomma di contratti e di carte bollate.

In ogni caso, prendiamo per buona l´ultima versione di Mediaset, mettiamo da parte le smentite e le querele, e apriamo subito un tavolo di confronto per tornare alla vendita collettiva dei diritti tv: come auspicano il presidente della Federcalcio, Franco Carraro; il presidente dell´Antitrust, Antonio Catricalà; e come sembra intenzionato a fare il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, esponente di quello stesso partito (Alleanza nazionale) che aveva proposto in Parlamento una via più semplice e più rapida o magari più comoda, come direbbe qualcun altro.

Vedremo poi se la soluzione sarà più o meno conveniente per l´azienda del presidente del Consiglio, per la sua squadra o per la Lega calcio presieduta dal vice-presidente vicario e amministratore delegato del Milan.

Un fatto comunque è certo. Sotto l´effetto della droga televisiva, come ha denunciato autorevolmente anche il Capo dello Stato, gli ingaggi dei calciatori (e anche dei brocchi) lievitano a dismisura, gli stadi si svuotano, i bilanci delle società ne risentono e il calcio nazionale rischia di avvizzire.

Non sarà tutta colpa delle tv e neppure di Mediaset. Ma, come ritiene oggi la stessa Antitrust, s´impone una più equa distribuzione delle risorse fra squadre grandi e piccole, per garantire a tutti i soggetti un´uguale forza di mercato, per non mortificare il “campionato più bello del mondo” e soprattutto per non ingannare il pubblico dei tifosi.

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Calunniatore. Può il capo del governo farsi dare pubblicamente del calunniatore dall´opposizione? Neppure l´accusa che gli hanno rivolto i dirigenti dei Ds, dopo la sua deposizione spontanea alla Procura della Repubblica sull´affare Unipol-Bnl, può restare senza esito.

Ma è consentito a un presidente del Consiglio presentarsi alla magistratura se non ha da dire «niente di penalmente rilevante», come alla fine ha dovuto ammettere lui stesso?

Delle due, l´una: o il premier è in grado di rivelare una “notitia criminis”, un reato, un illecito, e allora ha il dovere di rivolgersi alla giustizia; oppure, compie un atto puramente propagandistico, ben sapendo di non poter denunciare nessuno, e allora commette sul piano politico una diffamazione o una calunnia.

Come tutte le bugie, però, anche quelle giudiziarie non fanno molta strada.

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E´ passata piuttosto inosservata la notizia che, alla vigilia di Natale, Mediaset ha raggiunto un accordo con Europa Tv per l´acquisto delle infrastrutture e delle frequenze digitali, destinate a essere utilizzate sulla nuova rete Dvbh per la trasmissione televisiva ai cellulari e ai palmari.

L´intesa è sottoposta tuttavia alle autorizzazioni dell´Autorità sulle Comunicazioni e dell´Antitrust. E perciò la Federconsumatori, con una raccomandata inviata ieri ai rispettivi presidenti, ha chiesto di partecipare alle audizioni per esprimere formalmente il suo parere.

La questione non è solo tecnica. A giudizio dell´associazione dei consumatori, con questa acquisizione Mediaset sottrae ulteriormente al mercato risorse limitate, come le frequenze, che invece “potrebbero validamente essere utilizzate in maniera pro-competitiva da nuovi entranti nel mercato televisivo nazionale, rafforzando ancora di più il suo potere di dominanza”. Siamo alle solite, insomma.

Perfino l´evoluzione tecnologica rischia di essere utilizzata contro il pluralismo e la libera concorrenza. Ma anche le bugie digitali hanno le gambe corte.