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14 Settembre 2005

Un gesto di prepotenza all’ultimo minuto

Autore: Pierluigi Battista
Fonte: Corriere della Sera
Cambiare radicalmente all’ultimo minuto una legge elettorale, come ha
deciso ieri il centrodestra, sancisce il trionfo della convenienza di parte a
scapito dell’interesse pubblico. Può darsi addirittura che le nuove regole
proposte siano migliori e più efficaci. Può darsi, ma non conta. Conta solo che
il giocatore al momento (ma solo al momento) più forte decide con atto di
imperio come darsi un vantaggio improprio e sfavorire platealmente l’avversario:
non solo uno strappo al fair-play istituzionale, ma il sintomo di un uso troppo
disinvolto del potere della maggioranza.

All’ultimo minuto il premier del governo di centro-destra scopre le virtù
del sistema proporzionale. Strano, visto che nell’Italia dell’ultimo decennio
Silvio Berlusconi è (è stato) il campione del maggioritario. Per primo ha capito
la filosofia elettorale del nuovo sistema elettorale introdotto nel 1993 fondato
sulla disfida tra coalizioni alternative. Parlava di «rassemblement» e gli
avversari, miopi, lo prendevano in giro, salvo comprendere, con fatale ritardo,
che anche loro avrebbero dovuto mettere in piedi, e in fretta, una coalizione e
un leader credibili. Esaltava «l’unzione» popolare che la «religione del
maggioritario» conferiva a chi vinceva le elezioni. Si schierava addirittura con
Marco Pannella per incoraggiare un rafforzamento bipartitico «all’americana» del
nostro ancora incompiuto sistema maggioritario. Il bipolarismo italiano, quello
che ha consentito l’alternanza di governo nella competizione tra schieramenti
contrapposti, deve molto a Berlusconi, cosa che oramai possono ammettere anche i
più ferventi detrattori dell’attuale presidente del Consiglio. Ma oltre dieci
anni di «religione» berlusconiana del maggioritario vengono dissolti in una
manciata di minuti, solo perché con l’espediente proporzionale si pensa di
raddrizzare un destino elettorale da tutti accreditato come negativo.

Certo, sul piano puramente teorico non è detto che il sistema proporzionale
e il bipolarismo siano per forza antitetici (come dimostra il caso tedesco e
come più volte è stato sottolineato da Giovanni Sartori). Ma forse la scelta di
accelerare sulla strada proporzionalista è stata imboccata così in affannosa
fretta e fuori tempo massimo per far funzionare meglio il sistema

No, solo per cercare l’accordo con i centristi dell’Udc che avevano posto
come condizione per la loro permanenza nella Casa delle libertà il passaggio
deciso a una legge proporzionale. Gli esponenti dell’Udc, è vero, chiedono che
venga coinvolta nella discussione anche l’opposizione. Ma se, come è ovvio,
l’opposizione (compresa persino la sua ala proporzionalista) non accetterà di
cooperare autolesionisticamente alla realizzazione di un abito elettorale cucito
apposta per favorire l’attuale maggioranza, anche i moderati del centro-destra
si assumeranno la responsabilità di stravolgere la cornice delle regole a colpi
di maggioranza e di infuocare oltremodo una già isterizzata campagna
elettorale.

Ai politologi l’onere di soppesare il valore della legge elettorale
proposta dal centro-destra. Ma chiunque può comprendere come lo strappo
dell’ultimo minuto rischia di trasformarsi in un atto di prepotenza che confida
su una maggioranza in cerca (vanamente) della formula magica per restare tale
anche nella prossima legislatura. Conviene a chi la propone, forse. Non conviene
a chi pensa ancora che sui modi in cui dovrà esprimersi la volontà popolare una
maggioranza non può decidere a suo insindacabile piacimento.