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21 Settembre 2005

Un gesto del Premier

Autore: Francesco Giavazzi
Fonte: Corriere della Sera

Negli ultimi giorni la posizione del Governatore della Banca d”Italia si è, se possibile, ancor più aggravata. Le ipotesi di reato contestate a Fiorani dai magistrati di Milano, che hanno convinto l”ex banchiere di Lodi a dimettersi, pesano come un macigno sulla reputazione del Governatore. Il problema non è più solo l”evidente parzialità dimostrata durante l”offerta pubblica per Antonveneta, ma la mancanza di intuito, l”incapacità di valutare i segnali per tempo, qualità indispensabili per una persona che ha il compito di tutelare i nostri risparmi.

Le ripetute dimostrazioni di affetto verso Gnutti e Fiorani, il primo già condannato per insider trading, reato ora contestato anche al secondo, hanno danneggiato irreparabilmente la reputazione del Governatore.

Già nell”estate di due anni fa, a pochi mesi dal fallimento di Parmalat, il Governatore si era dimostrato incapace di valutare i sintomi per tempo. In una riunione del Comitato per il credito e il risparmio, l”allora ministro dell”Economia, Giulio Tremonti, manifestò preoccupazione per gli indizi che gli giungevano sulla solidità finanziaria dell”azienda e ne chiese conto al Governatore.

Ma questi si limitò a osservare che l”esposizione di Parmalat verso le banche italiane non destava preoccupazione, omettendo di domandarsi quale fosse l”esposizione verso le banche internazionali.


Questo fine settimana a Washington i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali dei sette maggiori Paesi industriali parteciperanno alla riunione del G7 e all”assemblea del Fondo monetario internazionale.

È quasi ironico che un capitolo del World Economic Outlook di quest”anno (il rapporto del Fondo sull”economia mondiale) sia dedicato alla qualità delle istituzioni e imperniato sul lavoro di tre economisti italiani, Alessandro Prati, Francesca Recanatini e Guido Tabellini.

Osservano: «Le istituzioni sono buone là dove vi è concorrenza e le autorità sono soggette a checks and balances ». È una lettura che consiglio a quei parlamentari che da oltre un anno stanno discutendo la riforma delle norme sul risparmio senza riuscire a venirne a capo.


Tre settimane fa, alla vigilia della riunione dell”Ecofin di Manchester, il ministro dell”Economia, l”unico membro del governo ad aver chiesto formalmente le dimissioni del Governatore, compì un atto coraggioso.

Disse al presidente del Consiglio che con Fazio a Manchester sarebbe andato un altro ministro dell”Economia, non lui. Il suo coraggio venne premiato: il Governatore non partì, di fatto autosospendendosi, anche se solo per alcuni giorni.


Oggi l”aria è cambiata. Molti sperano che il caso Fazio venga presto dimenticato: Berlusconi, che non vuole grane e ha abilmente spostato l”attenzione sulla legge elettorale; banchieri e imprenditori, che in fondo con Fazio convivono benissimo e molti anche nel centrosinistra perché temono un Governatore nominato da questo governo e sperano che Fazio duri fino alle elezioni. Ma, certo, non se ne sono dimenticati quegli investitori internazionali che posseggono metà del nostro debito pubblico né, io penso, la gran parte degli italiani.


Silvio Berlusconi, che finora è stato fin troppo silenzioso, eviti all”Italia una brutta figura e al suo ministro di presentarsi a Washington con un Governatore che non ha più la sua fiducia. Un suo gesto determinerebbe la soluzione di questa penosa vicenda.

L”opinione pubblica (della quale Siniscalco avrà gran bisogno nelle prossime settimane, quando combatterà per difendere la Legge finanziaria dall”assalto della finanza elettorale) ne sarebbe grata al premier.