Alla ricerca di una casa comune, vari rappresentanti della sinistra, che
ritengono la prospettiva del Partito Democratico inadeguata e probabilmente
controproducente, sembrano avere raggiunto un accordo di massima. I
Comunisti Italiani hanno di che festeggiare, almeno per il momento: è al
loro Congresso che inizia, forse, un necessario processo di ricomposizione
della sinistra.
Mentre sembra di moda riaffermare le proprie identità per
poi annunciare che si vuole andare «oltre», un oltre indefinito e che
nessuno riesce effettivamente a definire, almeno il segretario del PdCI
Oliviero Diliberto non ha rinunciato a ricordare a tutti che i Comunisti
italiani sono proprio e intendono continuare ad essere tali:
Comunisti.
Nel frattempo, non è chiara la posizione di Rifondazione Comunista
che, dimostrando grande lealtà nel sostegno al governo, sembrerebbe volere
procedere ad una ridefinizione dei suoi valori e delle sue prospettive,
magari accentuando elementi di no-globalismo. Inoltre, rispetto ai suoi
piccoli, ma necessari interlocutori, Rifondazione gode del vantaggio di
essere meglio organizzata e molto più radicata sul territorio.
Difficile, invece, dire che cosa faranno davvero Mussi, Angius e Salvi
insieme ai non pochi deputati e senatori che hanno scelto di non seguire la
maggioranza dei Diesse nella costruzione del Partito democratico. Coerenza
vorrebbe che, avendo dichiarato di preferire un partito laico inserito nel
Partito del Socialismo Europeo, accentuassero questi due elementi e ne
facessero l’asse portante della loro prospettiva politica. Naturalmente, in
attesa di segnali e comportamenti convincenti, è lecito nutrire molte
riserve sul tasso reale di socialismo di quei dirigenti diessini che hanno
costantemente criticato le esperienze socialdemocratiche, dichiarandole di
volta in volta «inadeguate», «in crisi», «superate», ma, poi, come la grande
maggioranza dei loro compagni adesso diventati «Democratici», mai dedicarono
tempo e pensiero al rinnovamento di quelle esperienze.
Qui, però, sta la
contraddizione della sinistra da unire. Né Rifondazione né i Comunisti
Italiani potranno mai entrare nel Partito del Socialismo Europeo, né,
immagino, lo vorrebbero, poiché il termine comunista è la loro storia e,
entro certi limiti, il loro richiamo che li mette inevitabilmente in
competizione con i socialisti (e che rende molto problematicamente la
eventuale collocazione in questa sinistra dei socialisti di
Borselli).
Come
possano, dunque, Mussi, Angius e Salvi cercare un aggancio con il Pse e
al tempo stesso mettere le fondamenta di una casa comune della Sinistra
con i «comunisti» orgogliosi di essere tali, rimane un interrogativo
legittimo al quale la risposta sfugge, certamente non soltanto a me.
Tuttavia, alcune certezze politiche possiamo dire di possederle già. La
costruzione del Partito Democratico spinge verso una riaggregazione
auspicabile della sinistra che non ci sta. Un conto, però, è una
riaggregazione difensiva, quella che si manifesta adesso; un conto
molto diverso sarebbe una riaggregazione offensiva, meglio propositiva,
ovvero che dia una prospettiva praticabile.
La seconda certezza è che, contrariamente a
quello che sembra credere il Presidente del Senato, la Sinistra che si
unisce potrebbe anche significare non pochi problemi per il governo Prodi.
Infatti, da un lato, la (vecchia-)nuova Sinistra dovrà marcare le sue
caratteristiche antagonistiche, a maggior ragione se, su laicità, lavoro,
riforma elettorale, il governo scivola verso il centro, dall’altro, in
questa Sinistra non scompariranno affatto le questioni di politica estera
che hanno già destabilizzato una volta il governo. Tuttavia, molte di
queste considerazioni sono, in un certo senso premature. Vorrei venissero
interpretate anche come moniti.
La Sinistra che si riaggrega ha potenzialità
elettorali positive, ma presenta dei rischi politici. Inevitabilmente, entra
anche in concorrenza con il Partito Democratico. Deve ribadire e addirittura
insistere vocalmente sulla sua laicità. Non potrà fare a meno di esibirsi
anche come coscienza critica del Partito Democratico. Il compagno Presidente
Mao tse-tung (a scanso di equivoci, non esattamente un socialista europeo)
si rallegrava quando grande era la confusione sotto il cielo. A me
sembrerebbe, invece, che sia opportuno preoccuparsi quando, per quanto non
sia un fenomeno nuovo e inusitato, grande appare la confusione sotto il
cielo della sinistra (italiana).