Cinquantasei righe preoccupate. Per convincere i delusi della sinistra ad andare a votare. Perché non sono elezioni qualsiasi quelle del nove aprile, ma un «appuntamento drammatico», dal momento che «la nave potrebbe affondare», e si tratta di «salvare la democrazia e le istituzioni». E´ il senso dell´appello, forte, convinto, che lo scrittore Umberto Eco ha lanciato ieri dal sito di «Libertà e Giustizia», intitolato «9 aprile, salviamo la democrazia», per convincere gli elettori delusi del centrosinistra ad andare comunque a votare. Perché «è proprio da loro e dal loro impegno che dipenderà se l´Italia eviterà di essere ancora per cinque anni territorio di rapina da parte di difensori dei loro privati interessi».
L´appello di Eco è stato sottoscritto dai garanti di «Libertà e Giustizia», Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Claudio Magris, Guido Rossi. «E già moltissime persone ci hanno richiesto di poter aderire anche se non abbiamo formalmente aperto una raccolta di firme», dice Sandra Bonsanti, presidente dell´associazione. Stizzita la replica del centrodestra, affidata al vicepresidente dei deputati di Forza Italia alla Camera, Antonio Leone: «La requisitoria di Eco lascia interdetti. Forse allo scrittore, senza accorgersene, sono rimaste nella penna le atmosfere cupe e angosciose del suo «Il nome della rosa». Qui non c´è alcuna nave che sta affondando, né è mai stata ed è in pericolo la democrazia».
Secondo Eco invece, che la scorsa settimana aveva minacciato di cambiar paese se Berlusconi dovesse vincere ancora, i rischi ci sono e sono molti: «Dal 2001 ad oggi – spiega – l´Italia è precipitata spaventosamente in basso quanto a rispetto delle leggi e della Costituzione, quanto a situazione economica e quanto a prestigio internazionale». E «se dovessimo avere altri cinque anni di governo del Polo – aggiunge – rappresentati di fronte al mondo dai Calderoli e dalle ultime leve (appena arruolate in Forza Italia) dei più impenitenti tra i reduci di Salò, il declino del nostro Paese sarebbe inarrestabile e non potremmo forse più risollevarci». Ecco perché stavolta le elezioni sono diverse, perché si tratta di «salvare le istituzioni democratiche». E uno dei rischi maggiori, secondo lo scrittore, non sono tanto gli indecisi che hanno votato a destra la volta scorsa, quanto i delusi della sinistra che potrebbero non andare a votare stavolta. «Li conosciamo, sono molti – dice Eco – e non è in questa sede che si possono discutere le ragioni del loro scontento. Ma è a costoro che occorre ricordare che se si lasceranno trascinare da questo scontento, collaboreranno a lasciare l´Italia in mano di chi l´ha condotta alla rovina».
Non c´è infatti scontento – aggiunge – per quanto giustificabile, «che possa stare a pari con il timore di una fatale involuzione della nostra democrazia, con l´indignazione che coglie ogni sincero democratico di fronte allo scempio che si è fatto delle leggi, della divisione dei poteri, del senso stesso dello Stato. E´ questo che ciascuno di noi deve ripetere agli amici incerti e delusi». Che Eco invita a «sacrificare i loro sentimenti e unirsi a tutti noi nell´impegno comune».