7 Dicembre 2005
Ulivo, Prodi alla guida in 18 circoscrizioni su 27
Autore: Monica Guerzoni
Fonte: Corriere della Sera
SAN MARTINO IN CAMPO — La soluzione del puzzle salta fuori tra colazione e pranzo, in un vertice ristretto convocato in gran segreto dal leader del centrosinistra.
All’ombra del gigantesco Ginko Biloba, l’antico albero dalle proprietà tamaturgiche che troneggia al centro del parco dei conti Donini, Romano Prodi, Piero Fassino e Francesco Rutelli trovano la formula magica che risolve la spinosa questione dei capilista dell’Ulivo alla Camera.
Il Professore avrebbe voluto guidare il listone unitario in tutte e 27 le circoscrizioni, una sfida diretta con Silvio Berlusconi dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
E la questione è stata oggetto di una querelle appassionata per settimane, con i Ds che opponevano esplicita resistenza alle richieste dell’ex premier e con la Margherita che fingeva generoso disinteresse.
Fino al 29 novembre, quando al piano nobile di piazza Santi Apostoli Fassino e Rutelli, con un’azione congiunta, hanno strappato la disponibilità del leader a «discutere la questione dei capilista, purché in un quadro complessivo».
E cioè, in cambio dei gruppi unici sia alla Camera sia al Senato e di un drappello di candidati «suoi» . Ieri — complici le conquiste programmatiche del pensatoio umbro che hanno «sconvolto» Prodi in positivo — l’accordo.
L’ex capo dell’Europa trainerà la lista Ds-Margherita in almeno diciassette, diciotto circoscrizioni su ventisette, lasciando ampio spazio ai segretari e agli altri «big» dei due partiti, così da evitare la personalizzazione (e quindi la berlusconizzazione) della lista.
I dettagli dell’intesa saranno definiti nei prossimi giorni in un tavolo ad hoc, a cui siedono Richi Levi per Prodi, Dario Franceschini per la Margherita e Vannino Chiti per i Ds.
Ma la filosofia è chiara: non un uomo solo al comando ma una leadership plurale, riunita attorno alla figura-guida dell’alleanza che lavora per la vittoria elettorale, ma anche per la nascita del futuro partito democratico.
A sbloccare l’impasse sarebbe stata una proposta di Fassino, che ha individuato la soluzione del rebus nelle regioni più grandi e popolose, quelle che contano due circoscrizioni ciascuna.
«Romano, tu devi correre in tutte e sei le regioni chiave» ha suggerito a Prodi il segretario della Quercia. E il Professore si è convinto.
E così tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia, la Margherita schiererà tre capilista e tre ne schiereranno i Ds.
I due partiti proporranno cinque nomi ciascuno e se i tecnici daranno il via libera, anche qualcuno di più.
La rosa dei Ds è al momento composta da Fassino, D’Alema, Bersani, Chiti e Violante e quella della Margherita da Rutelli, Parisi, Franceschini, Castagnetti e Marini.
Anche se il segretario organizzativo è sospeso tra la candidatura come capolista in Abruzzo e la corsa per Palazzo Madama, di cui ambirebbe a divenire presidente.
A Rutelli sta molto a cuore il Lazio, come a Fassino preme far bella figura in Piemonte. «E come si fa a non candidare i due capigruppo?» hanno convenuto i leader dei due partiti.
Violante è ben saldo in Sicilia e a Castagnetti potrebbe toccare il Veneto. Individuata una casella anche per i due presidenti: la Puglia per D’Alema e la Sardegna per Parisi.
E non è escluso che Fassino e Rutelli si presentino in più di una circoscrizione e che saltino fuori un paio di «indipendenti» illustri.