Dopo averci
propinato le più vecchie e insipide battute di questo mondo Berlusconi ha
inventato un nuovo genere: la barzelletta triste.
La storiella consiste nel
fatto che nessuno su questo giornale lo ha mai paragonato all’ex dittatore
iracheno, personaggio infame e sanguinario ma non privo di una sua tragica
dignità. Sotto questo aspetto verrebbe da dire: via cavaliere, non si monti la
testa.
Ma se mai un raffronto del genere ci fosse stato, pensate all’assurdo di
un qualcuno che legge l’Unità e subito organizza l’attentato al premier come se
dovesse programmare il cinema. Triste, e anche umiliante essere costretti a
replicare a questa nuova buffonata.
Che l’uomo sia del tutto incapace di
articolare concetti seri, valutazioni argomentate, rilievi fondati, lo hanno
capito tutti. Così come è diventato un fastidioso rumore di fondo quel suo
straparlare televisivo, mai interrotto, in cui mescola i simpatici quadretti
familiari ai cento milioni di morti nei gulag staliniani (dei quali ci ha
indicato come complici).
Noi, però, non faremo l’errore di sottovalutare l’uomo
delle barzellette perché sappiamo che dietro le ripetute provocazioni e le
incredibili sparate c’è del metodo.
Se ci ha preso di mira denunciandoci per
gravi reati, accusandoci di oscure manovre (con il rischio che qualche
sconsiderato gli dia retta) a qualcosa d’altro sta sicuramente pensando.
L’uomo
è potentissimo, si sta giocando la partita decisiva ed è capace di tutto.
Perciò, stiamo con gli occhi aperti.