Bush e Blair costretti a correggere il premier italiano, il ministro degli Esteri che corre ai ripari avvertendo che non cambia nulla, il Capo dello Stato colto di sorpresa durante una visita di Stato in Gran Bretagna.
Per una volta, la politica degli annunci del Cavaliere – che in Italia non paga mai dazio, nella sua dissociazione dalla realtà – si è scontrata contro la logica dell´alleanza, che ha messo a nudo la piccola furbizia berlusconiana: massima propaganda in pubblico, con l´annuncio televisivo del ritiro a settembre, massima lealtà in privato, con una telefonata di rassicurazione a Bush: «Voleva per prima cosa che io sapessi che non c´è nulla di cambiato nella sua politica», ha rivelato il presidente americano. Fuori dall´Italia, il doppio binario non regge. Negli altri Paesi, infatti, la politica estera si decide nella responsabilità delle sedi istituzionali – i governi e i parlamenti – e non nella scorciatoia irresponsabile di Porta a Porta. Solo da noi, mentre il ministro della Difesa siede inconsapevole alla Camera dove si vota il rifinanziamento della missione, e il ministro degli Esteri incontra ignaro Blair a Londra, il premier può permettersi di ammiccare come un crooner verso le telecamere annunciando una svolta personale sulla questione della presenza militare italiana a Nassiriya.
La politica estera è un´altra cosa: e in guerra ancor più. Persino nell´epoca berlusconiana, va sottratta alla doppia tentazione in cui si muove il Cavaliere, l´ideologia e la propaganda. Entrambe a buon mercato, naturalmente, all´ingrosso, governate non dai valori o dall´interesse nazionale ed europeo, ma dalla convenienza populista del leader e peggio ancora, dalla furbizia.
L´importante è recitare la parte di miglior alleato di Bush finché serve. E quando incombono le elezioni regionali annunciare, da solo, che «la missione è compiuta». L´annuncio comporta conseguenze? Nella scaletta televisiva non era previsto, tutto doveva finire con un bell´applauso. Per poi ricominciare prima delle elezioni politiche, con la scena del ritiro. In seconda serata, naturalmente, con un ponte aereo preelettorale e qualche tuta mimetica che sbarca felice in tivù, magari baciando la scena di Porta a Porta come il vero suolo patrio dell´Italia berlusconiana.