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13 Settembre 2005

Tra laici e cattolici è guerra dei fantasmi

Autore: Edmondo Berselli
Fonte: la Repubblica

C´erano molti modi per interpretare la vicenda che coinvolge il governatore
di Bankitalia. A esempio, come un confronto fra arcaici e moderni: cioè fra chi
ha un´idea del sistema bancario come d´un patrimonietto domestico, e chi invece
ha una nozione aperta, in cui la concorrenza è un vantaggio per i cittadini
consumatori. È la tesi non d´un rivoluzionario, ma di Siniscalco. O del
nazional-colbertiano Tremonti. Viene fatto circolare invece, dai ben informati,
il sospetto premoderno che si tratti di una faida tra finanza laica e finanza
cattolica, se non proprio tra laici e cattolici tout court. Secondo Ettore
Bernabei, si sentirebbe aria d´una macchinazione d´«ambienti protestanti
collegati a circuiti massonici».

Una guerra di religione; o uno scontro di civiltà.

Non si spiegherebbe altrimenti la mobilitazione pro Fazio a cui stiamo
assistendo: dichiarazioni di esponenti dell´Opus Dei, esorcismi del quotidiano
Avvenire, addirittura l´impegno dell´Osservatore romano, con le glosse del
direttore Mario Agnes. Se ci fosse di mezzo una battaglia sui “valori” si
capirebbe il senso di questo schierarsi. Ma questa non è una battaglia di idee.
Di sicuro non è un conflitto politico sull´asse destra/sinistra, nel senso che
se la sinistra non sembra unanime, la destra si è disintegrata, al punto che i
fautori del capitolino Fazio sono i seguaci di Umberto Bossi. Certo, vedere gli
uomini della Lega, a cominciare da Roberto Maroni, appoggiare insieme a Rocco
Buttiglione colui che in precedenza i leghisti avrebbero definito un tipico
personaggio della “Roma ladrona”, è uno spettacolo nello spettacolo, oltre che
la dimostrazione che qui di politico c´è poco, mentre di interessi, molti.

Quindi, se non si tratta di politica in senso classico, la guerra che
investe il governatore è una guerra non convenzionale, visibilmente asimmetrica.
Ma l´asimmetria non viene corretta se ci si immagina una battaglia tra i due
grandi fantasmi dei laici e dei cattolici. Questo sarà un espediente narrativo
gradito al cattolicesimo intransigente, che ama definirsi minoranza
“perseguitata”: l´evocazione di cospirazioni da parte di poteri alieni gratifica
l´identità. Consente di dire “noi”, anche se questo “noi” è l´immagine nello
specchio di una fantasia.
Ma sotto il profilo della razionalità lo schema fa acqua da tutte le parti.
Il liberale Luigi Einaudi, ministro del Tesoro di Alcide De Gasperi, è un laico
a tutti gli effetti Il tecnocrate Guido Carli, ministro di Giulio Andreotti,
sarebbe un cattolico E il laicissimo Ugo La Malfa quale figura rappresenterebbe
Perfino l´espressione più nota della finanza laica, Enrico Cuccia, fu una
personalità la cui identità finanziaria non pregiudicava la spiritualità del
credente.

Ma ovviamente non sono in gioco le inclinazioni personali. La
contrapposizione tra laici e cattolici è stata sempre declinata in base agli
interessi politici. Quando nel ´79 Paolo Baffi fu imputato di favoreggiamento e
interesse privato, sullo sfondo del caso Sindona, cioè di uno spaventoso
inquinamento mafioso del circuito finanziario, era evidente l´inimicizia fra
Andreotti e il governatore (testimoniata in seguito anche dalle parole con cui
il divo Giulio lo definì in tribunale: «un bancario»).

Negli anni ´90, la privatizzazione delle banche pubbliche mise in luce il
ruolo di Mediobanca come pilastro di un sistema in cui valeva effettivamente il
confine tra settori finanziari laici e settori di ascendenza dc. Ma Mediobanca
come “santuario laico” è un´immagine mitologica come tutte le descrizioni delle
forze in campo designate secondo la militanza in Cristo o con gli infedeli: la
successione a Ciampi, che in linea gerarchica sarebbe toccata al laico
andreottiano Dini, fu pilotata da Ciampi a favore del cattolico Fazio (più tardi
Dini si sarebbe vendicato facendo la lista dei governatori non massoni,
omettendo il nome di Ciampi).

La contrapposizione fra laici e cattolici ha avuto un senso finché è
esistita l´unità politica del mondo cattolico, dietro lo scudo crociato. Sotto
la Dc, era possibile identificare le roccheforti del potere “cattolico”. Negli
enti di stato, nelle banche, nell´informazione, nella Rai, si individuavano con
nettezza le demarcazioni tra i feudi, che segnalavano quindi anche il “cuius
regio, eius religio”. Tanto per dire, Prodi presidente dell´Iri che privatizza
la Sme e Craxi che si oppone ricorrendo a Berlusconi. Di là i laici, i
socialisti, i repubblicani, i liberali, perfino qualche comunista; di qua invece
i cattolici, senza troppe distinzioni fra chi era un manager intelligente e chi
invece un passacarte capace solo di mettere a disposizione un´obbedienza.

Di tutto questo non c´è più traccia. Le identità politiche si sono divise,
le appartenenze culturali sono cambiate, talvolta perfino arricchendosi: molti
laici infatti hanno dovuto fare i conti con la sensibilità dei credenti;
numerosi cattolici si sono misurati con le aperture del codice laico. Ma se
adesso si evocano figurazioni misteriche per descrivere un conflitto finto,
qualche rischio c´è. Quando in scena entrano i fantasmi, non avviene soltanto
una battaglia immaginaria. Si scatenano fulmini, tuoni, frastuono di catene,
come nel teatro delle marionette. Ossia l´equivalente, nel mondo degli spettri,
del polverone.
Conta poco, per dire che uno dei più fieri avversari del cattolicissimo
governatore sia il cattolico Tabacci, figura eminente dell´Udc; o il cattolico
Enrico Letta, punta di diamante della Margherita. Ciò che importa è alludere a
uno scontro “epocale”, in cui il vertice di Bankitalia è un parafulmine, il
fulcro di tensioni violentissime, e anche la vittima sacrificale di padroni
occulti. Chiaro che così si perde di vista il significato vero dello scontro in
atto. A esempio, ci si dimentica che la tiepida domesticità priva di concorrenza
del credito italiano ha portato in 4 anni a un aumento dei costi bancari del 38.
Particolari come questo svaniscono di fronte al duello titanico fra i due
fantasmi della laicità e del cattolicesimo. Ed è per questo che varrebbe la pena
non tanto di opporsi razionalmente ai cultori del mistero, ma di abbassare le
braccia e decidere che sì, di fronte ai poteri occulti che combattono per
conquistare la cattolicissima roccaforte di Palazzo Koch, conviene chiamare i
ghostbuster, i cacciatori di fantasmi.