ROMA – Ha insistito sulla «vision», ha fatto un richiamo alle «categorie della sinistra, la più importante delle quali è popolo». Ha insistito sul «programma come progetto perché quella è la dimensione in cui si conquista la leadership vera». Ecco, appunto. Basta discutere di contenitori (federazione, Ulivone, Gad) e primarie, argomenti così cari a Romano Prodi. I dirigenti del direttivo ds hanno applaudito, felici di sentir parlare d´altro, almeno per un po´. Walter Veltroni è tornato così nella casa diessina, “partitista” nel momento in cui, dopo le primarie pugliesi, sembra soffiare un forte vento anti-partiti che sferza soprattutto la forza politica maggiore del centrosinistra. Un lungo intervento al direttivo ds riunito a Roma, tre anni dopo l´ultima volta: ha scelto questo appuntamento per rivolgersi ai Ds. E davvero stavolta si è spogliato dei panni di sindaco di Roma per indossare quelli del leader della Quercia. Qualche settimana fa sarebbe stato accolto con sospetto o con ostilità dai vertici. Oggi invece il sostegno di Veltroni scioglie Fassino in un sorrisone largo così e fa dire a Massimo D´Alema: «La vera notizia è la presenza di Walter al direttivo».
Con la sua sola partecipazione, con i suoi affondi contro le primarie, con il tifo per un ticket Prodi e Fassino (non detto esplicitamente, ma abbastanza chiaro), Veltroni ha voluto dare l´immagine di un partito compatto, compatto anche di fronte alla «mancanza di generosità», come l´ha chiamata qualcuno alla riunione di ieri, del Professore. Lunedì il sindaco aveva pranzato con Prodi in Campidoglio, ma ieri ha voluto far capire da che parte sta nella partita che solo in apparenza contrappone Fassino a Bertinotti, ma riguarda anche il Professore. E infatti i prodiani hanno già cominciato ad esaminare le parole di Veltroni. La linea è sempre quella espressa da Parisi nell´intervista a Repubblica: niente ticket perché è giusto indicare una sola guida e un solo programma. Qualche dubbio lo solleva anche l´idea di un ticket proprio con i Ds. «Se si parla di unità della federazione…». In altre parole: come fanno a stare insieme due esponenti dell´Ulivo, gli altri alleati non si sentirebbe esclusi? Insomma, dallo staff del Professore viene un doppio no all´ipotesi avanzata dal sindaco.
Ma se Veltroni lascia perplessi i prodiani, coglie l´obbiettivo che si era prefissato: stare dalla parte di Fassino, tornare in qualche modo sulla scacchiere del partito, anche a costo di «rompere» con il correntone sul soggetto riformista. L´accelerazione sul «partito» non è piaciuta alla minoranza, tante volte individuata come l´alleato segreto del sindaco dentro le stanze di Via Nazionale. Un appoggio pieno alla linea del segretario, in un momento delicato, con il congresso nazionale alle porte. Fassino, con la sponda di Veltroni, adesso non vuole più parlare di primarie e soprattutto non vuole che se ne parli più al congresso. La palla è stata rimandata nel campo di Prodi, a lui sono state chieste nuove regole e prima della sfida per la leadership ci sono le regionali, bisogna concentrarsi su quelle. «Prodi dovrà trovare un regolamento per fare una consultazione che non si trasformi in un bagno di sangue per i partiti», dice Gavino Angius. E la posizione di Fassino è chiara: «Le primarie non sono un posto dove si misurano le forze in campo. Per quello ci sono le elezioni a suffragio universale».
Dall´«esterno», da una posizione quindi più defilata, Veltroni ha potuto però entrare a gamba tesa sul sistema di selezione del candidato premier smontando il meccanismo all´americana che «va bene per il partito unico, non per una coalizione e sarebbe andato bene se avessimo realizzato una riforma più maggioritaria e un sistema a doppio turno». Ma non è andata così. Oggi, quindi, la leadership si esercita sul programma «che è la testa del problema, non i piedi. Noi abbiamo bisogno di mettere ogni cosa al suo posto».
Il posto di Veltroni è il partito. Nel solco della linea di Fassino, per la federazione e il soggetto riformista «che è poi più importante delle primarie», dice il veltroniano Giorgio Tonini. E stando dentro ai Ds, da dove, dopo il «soccorso» offerto ieri, può essere una risorsa in più per il centrosinistra in vista delle elezioni del 2006. Qualcuno dice, anche per un ipotetico dopo-Prodi.