BOLOGNA – «Certo che in dieci giorni è stato fatto un bel lavoro» sorride Romano Prodi osservando per la prima volta la grande scritta «la fabbrica del programma» che copre quasi per intero il tetto dipinto di fresco del capannone. «Magari riuscissimo a cambiare il paese in così poco tempo», scherza il professore. Quarantamila euro di investimento. Quattromila al mese di affitto. Una settimana di lavoro sodo per rimettere a nuovo un´industria dismessa e trasformarla nella fabbrica del programma dell´Unione. E´ qui, in via Corazza 3, angolo via Rimini, periferia nord di Bologna, a due passi dall´autostrada più trafficata e ingolfata del paese che per 14 mesi Prodi costruirà pezzo dopo pezzo le idee, le proposte e le sintesi di governo del centrosinistra in vista delle elezioni del 2006.
L´arredo fa un po´ Ikea. Due buone mani di tinta gialla, bianca, perfino un tocco di arancione, per coprire le parti più rovinate del pavimento: decine di tavoloni costruiti alla buona con assi di legno da cantiere coperte di copale gialla e grandi rotelle ai piedi per spostare gli arredi più facilmente. Fa un po´ Ikea, ma agli organizzatori non dispiace. Non è forse dedicato al tema «metter su casa» il primo giorno di lavoro del Prof e dei suoi dentro la fabbrica? Proprio questa mattina Prodi ne parlerà con trenta esperti e poi nel pomeriggio con cento ragazze e ragazzi. Gente che vuole comprare casa, mettere insieme una famiglia, ma incontra ostacoli spesso insormontabili nella precarietà dei lavori e delle entrate che rendono complicato l´accesso ai mutui, nei costi esorbitanti di un alloggio, nella difficoltà di programmare la vita in più di due. L´unica certezza, per molti di loro, è un alloggio dall´arredo precario, come questa nuova casa che il leader dell´Unione inaugura un mese dopo aver confessato la sua idea ai suoi principali organizzatori.
Ma a questa struttura il Professore e i suoi più stretti collaboratori tengono moltissimo. «Questa fabbrica – dice il leader dell´Unione – sarà veramente il posto in cui si discuterà il cambiamento del Paese, in cui tutti verranno a mettere una loro pietra per costruire una nuova Italia». Il posto per ospitare tanta gente non manca di sicuro in questo parallelepipedo di 600 metri quadrati di capannone (più 220 per uffici già apparecchiati con grandi tavoli e piccoli microfoni per ospitare incontri, seminari e tavole rotonde) che ricorda le mille officine d´Italia, quelle nate negli anni sessanta che poi vedevano sorgere l´appartamento al piano superiore. «Una fabbrica normale – dice il Professore – né brutta né bella. Forse più brutta che bella, come tante nate nelle periferie della città che hanno fatto grande il paese».
Che cosa si produrrà nella officina del centrosinistra? Di tutto e ci lavorerà un bel po´ di gente. Il nocciolo duro è il gruppetto che fa capo a Giulio Santagata, Maurizio D´Amore e al trentenne Ernesto Carbone che coordina l´attività di venti volontari occupati in permanenza sui siti web che verranno prodotti nella cantina della fabbrica. Santagata, già dirigente della Regione Emilia-Romagna, oggi deputato e presidente regionale della Margherita, cervello e talento organizzativo insieme, spiega davanti a una folla di cronisti, fotografi e giornalisti come funzionerà la baracca. Insieme alla Fabbrica, c´è la rivista telematica Governareper, poi il sito www. romanoprodi. it con l´agenda e un rubrica «caro Romano» per chi vuole un rapporto diretto con il leader del centrosinistra e un´altra per raccogliere volontari («sono già 1200»). Prodi firmerà pure un «blog del presidente», taccuino di pensieri e proposte, come nei siti Internet più aggiornati. E qui in fabbrica si produrranno le sintesi audio e video delle giornate di lavoro che verranno pubblicate sul sito www. lafabbricadelprogramma. it.
Ma il piatto forte saranno gli incontri, come quello di oggi o quello fissato per il 24 febbraio con le fondazioni e i centri studi vicini all´Unione. Prodi non perderà uno. «Lavoreremo sulla conoscenza dei problemi – promette – sarà un lunghissimo periodo di riflessioni e di ascolto. Tutto il materiale raccolto sarà uno strumento utile per la definitiva elaborazione del programma. Non ci saranno solo esperti, ma coloro che soffrono situazioni complesse e che chiedono a noi idee, proposte e soluzioni ai loro problemi».