2222
17 Agosto 2005

Spinelli: «Caro Senatore, nessuna categoria può considerarsi esonerata dal vaglio»

Autore: Barbara Spinelli
Fonte: La Stampa

Ringrazio il senatore Debenedetti per l’occasione che mi dà di esser più chiara. Tenterò di rispondere per punti: 1) La questione centrale del mio articolo non riguarda speciali ammanchi dei Ds, ma il diritto che ciascuno ha di interrogarli come si fa con altri partiti. In una serie di dichiarazioni, i dirigenti ds hanno affermato con solennità che il loro partito, per la storia che ha e per come in passato si è comportato, «non ha lezioni da ricevere» da chicchessia. Quasi che il marchio del partito-collettivo ponesse ogni suo adepto al riparo dall’umana fallibilità. È questo che contesto: l’esenzione dall’obbligo di rispondere di quel che si fa e si dice, che gli eredi di Berlinguer avrebbero a differenza di altri. A quest’esenzione nessuno ha diritto: né per quello che è, né per quello che in passato ha fatto (per esempio su Cirio e Parmalat). 2) Ho posto alcune domande sotto forma di supposizioni (sembra che…) perché le intercettazioni fanno supporre che esista un intreccio che i Ds hanno sottovalutato, fra i protagonisti (Fiorani, Gnutti, Consorte) di due scalate non paragonabili, ma ambedue di dubbia natura. In particolare, mi ha colpito quel che D’Alema dice di Gnutti: «E che cos’ha che non va Gnutti? È socio anche di Olimpia (la finanziaria che controlla Telecom Italia, ndr) e nessuno ha mai detto niente» (Sole-24 Ore, 5 agosto). Il fatto che pochi ricordino che nel giugno 2002 Gnutti è stato condannato per insider trading dal tribunale di Brescia non dovrebbe consentire a D’Alema di nascondere chi è la persona che per due volte ha appoggiato: nella scalata a Telecom e in quella odierna a Bnl. 3) Quando dico che per il cittadino comune «non c’è poi molta differenza tra un governante che difende le proprie aziende (Berlusconi), e un governante in pectore che difende le sue», so di semplificare. So bene la differenza tra i ds e un premier-imprenditore che è proprietario di tutte le televisioni private oltre che, politicamente, di quelle pubbliche. Ma il senatore Debenedetti penso che condivida la mia preoccupazione: che l’elettorato veda non la differenza, ma una più vasta commistione tra politica e affari. Come scrive Sylos Labini, «quelle scalate sono deleterie per l’immagine dei Ds». I Ds hanno tutto il diritto di voler essere diversi (forse sarebbe meglio dire: eccellenti), e non è questa volontà che io critico, anzi. Ma una cosa è voler essere eccellenti, altra è pretendersi antropologicamente diversi. Nel primo caso si accetta il vaglio e si cerca di uscirne sempre indenni.


Nel secondo caso ci si considera, appunto, esonerati dal vaglio. 4) Concordo completamente su un punto. A tale vaglio, devono essere soggette anche altre componenti della classe dirigente (giornalisti, magistrati). Lo ho detto a chiare lettere nel mio primo articolo sulla questione morale (7 agosto). Ed è il motivo per cui tanto insisto sull’importanza che a tutti i livelli tornino a funzionare in Italia gli anticorpi contro condotte scorrette o corrotte.