22 Settembre 2005
Siniscalco: “Dissenso quasi su tutto, torno a insegnare”
Autore: Dario di Vico
Fonte: Corriere della Sera
«Torno a fare il professore. Devo solo informarmi sullo svolgimento del mio corso di economia politica all’università di Torino. E vedere se rientrare nel primo o secondo semestre». Per Domenico Siniscalco, tecnico prestato all’amministrazione, il pomeriggio di mercoledì 21 settembre è stato durissimo.
Una riunione dietro l’altra: un summit a Palazzo Grazioli, uno a Palazzo Chigi pervicacemente smentito dai suoi portavoce e infine un terzo rendez vous, «complesso» come lui stesso lo ha definito parlando al telefono con uno dei più cari amici torinesi.
Alla domanda (cortese): «Come sta andando Mimmo 1, 2 o X», l’unica risposta che l’interlocutore aveva ottenuto era stata sibillina: «Si parla, si parla». In realtà, il match per il professor Mimmo era già perso.
Mentre la sua Juve nelle stesse ore scendeva in campo per espugnare il campo di Udine, il ministro della Repubblica Domenico Siniscalco aveva già deciso di uscire di scena.
«Caro Presidente, sono in dissenso quasi su tutto». È questa la sintesi ultima della lettera che il ministro ha scritto al suo premier, una lettera con la quale gli annunciava le sue dimissioni. E quel «quasi tutto» era la somma di «Fazio più Finanziaria».
Al primo posto, quindi, la profonda delusione per le ambiguità dell’atteggiamento del presidente del Consiglio che fino all’ultimo ha evitato di schierarsi apertamente contro il Governatore della Banca d’Italia.
Al secondo, i fondatissimi timori che una Finanziaria già nata male per le difficoltà di trovare le coperture per spendere diventasse campo di battaglia privilegiato dello scontro per la leadership nel centrodestra
«Di Banca d’Italia e di Finanziaria ho parlato ripetutamente con Berlusconi in agosto, ma non è servito» racconta Siniscalco. Ma evidentemente le sue argomentazioni, le riflessioni sui rischi di perdere ulteriormente quota nella credibilità internazionale non hanno fatto breccia.
E il ministro lo ammette: «Un metallo, però, ha un suo punto di torsione. Raggiunto quello non si torna indietro». La metafora sul metallo non è casuale, detta da Siniscalco nelle ore più difficili della sua avventura politica vuol dire che le sue dimissioni «sono irrevocabili». Punto.
«Noi di cultura anglosassone – aggiunge con un pizzico di civetteria accademica – facciamo così. Magari ci mettiamo tempo, ma quando decidiamo le dimissioni non le diamo per finta».
Anche perché nelle chiacchierate di tarda serata riavvolgendo rapidamente il film delle ultime settimane Mimmo dice agli amici: «Ho provato in tutti i modi, da davanti, da dietro, da sotto.
Non si può dire che non abbia combattuto». Ed è vero, ammette, che in qualche maniera ho perso, ma «ha perso soprattutto il Paese». Il pensiero immediatamente corre a Washington e al Governatore Fazio che rappresenterà l’Italia alla riunione del Fondo Monetario.
Il giudizio sul vertice massimo di Palazzo Koch è impietoso e la previsione, fin troppo facile, è che gli articoli-reprimenda della stampa straniera sul caso Fazio saliranno vertiginosamente ben oltre la quota 170 raggiunta qualche settimana fa e rinfacciata dallo stesso Siniscalco al Governatore durante l’ultima riunione del Cicr.
E adesso Chi prenderà le redini del maxi-ministero di via XX Settembre La risposta è glaciale: «È your business». Traduzione nobile dell’italianissimo «fatti loro». E c’è appena il tempo per un’ultima battuta: «E comunque non è una domanda da fare a me, è difficile che uno sappia chi sarà il secondo marito di sua moglie».