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6 Luglio 2007

Sì alla miccia del referendum

Autore: Ezio Mauro
Fonte: La Repubblica

Con un consenso difficilmente
raggiungibile in tempi come questi, tutti i partiti rappresentati in
Parlamento sono concordi nel definire un grave errore e addirittura una
“porcata” la legge elettorale che ci ha portati al voto un anno fa, varata a
colpi di maggioranza dalla destra nell’agonia del potere berlusconiano, per
trarne un vantaggio di parte. Questa unanimità di giudizio su una materia
così delicata, imporrebbe l’obbligo di comportamenti conseguenti, con
l’assunzione di una precisa responsabilità a cambiare le regole elettorali,
attraverso un metodo condiviso. Invece, nulla di tutto questo sta avvenendo.
I partiti giudicano la legge che dà forma alla sovranità popolare un
obbrobrio: ma non sono fino ad oggi in condizioni di cambiarla, con una
pubblica e grave manifestazione di impotenza che è purtroppo sotto gli occhi
di tutti.

Poiché si tratta di una regola fondamentale, che non deve
essere scritta a colpi di maggioranza e contro l’opposizione del momento, la
responsabilità di questa impotenza politica va ripartita in parti uguali tra
la destra e la sinistra. Entrambi gli schieramenti sanno e dicono che la
legge non funziona e distorce la governabilità. Entrambi sono paralizzati da
veti interni e tentazioni velleitarie. Entrambi sono incapaci di presentare
ai cittadini una posizione unitaria, da portare al confronto con l’altra
parte politica. Hanno avuto tutto il tempo necessario per avviare un serio
confronto, interno ed esterno, alla luce del sole. Ora, in qualche modo, il
tempo sta scadendo.

Era giusto aspettare fino all’ultimo che la
politica giocasse le sue carte, in quanto tocca al Parlamento fissare le
regole del gioco: una democrazia funzionante e consapevole non scrive la sua
legge elettorale attraverso un referendum abrogativo che porta a norme
incomplete, ma nel confronto pubblico delle forze politiche alle Camere.
Oggi, poiché non s’intravvede un bandolo legislativo, politico, di
responsabilità, diciamo che è giusto avviare il referendum abrogativo della
“porcata” fabbricata dalla destra, stimolando la raccolta delle firme. Anche
dopo che il mezzo milione sarà raggiunto (siamo a 421 mila firme, mancano 18
giorni) sarà possibile modificare la legge per via parlamentare, se la
politica saprà e vorrà farlo. Si accenda la miccia che porta al referendum,
dunque. Per aiutare la politica a correggere un grave errore e soprattutto a
fare la sua parte, visto che da sola non riesce.