28 Settembre 2005
Se il cuore comanda il cervello
Autore: Claudio Magris
Fonte: Corriere della Sera
Chesterton, scrittore cattolico rigorosamente ortodosso, ha scritto che le grandi religioni si distinguono dalle pacchiane superstizioni soprattutto per una cosa, ossia per il loro genuino, autentico materialismo.
Nessun pensiero forte o meglio nessun pensiero degno di questo nome – di Epicuro come di San Tommaso – può esimersi dal fare i conti a fondo con la materia di cui è costituito il mondo e di cui è intessuta la nostra persona, l’indissolubile unità psicofisica dell’individuo, che la Bibbia chiama «carne» non per opporla retoricamente allo spirito, ma per sottolineare l’inscindibile unità, nella realtà di una persona, di ciò che chiamiamo materia e di ciò che chiamiamo spirito.
La nostra cultura è insidiata da due deformazioni settarie, contrapposte ma complementari. Da un lato c’è un riduttivo, falso materialismo che non avrebbe il diritto di usurpare questo nome – il quale, con spocchia tardopositivista, crede che spiegare il meccanismo delle gonadi significhi spoetizzare l’amore e ne sogghigna compiaciuto.
Dall’altro lato c’è, altrettanto volgare, un vacuo e fumoso atteggiamento spiritualeggiante ugualmente convinto – per continuare ad usare la stessa metafora – che l’amore venga spoetizzato dalla conoscenza del meccanismo delle gonadi, con la differenza che se ne indigna e si convince che la poesia dell’amore possa venire salvata dall’ignoranza della neurofisiologia.
Materia e spirito sono due facce della medesima medaglia, della persona umana. Quando vediamo una persona cara, si muove qualcosa in noi ed è, grazie a Dio, impossibile – oltre che insensato – distinguere l’elemento cosiddetto spirituale da quello cosiddetto materiale; avvertiamo questa unità nell’espressione che si disegna sul nostro viso o su quello della persona amata, negli sguardi che si illuminano in modo diverso.
Quando, molti anni fa, i miei figli incominciavano ad uscire la sera da soli e talvolta tardavano a tornare a casa, io, nella mia ansiosità, dopo una certa ora cominciavo ad essere emotivamente preoccupato e ad avere mal di testa, che mi spariva quando li sentivo aprire la porta ed entrare chiacchierando e ridendo sottovoce; evidentemente l’amore paterno interessava non un’astratta immateriale zona «spirituale», bensì vasi sanguigni, terminazioni nervose, tutta la persona.
Le grandi religioni sanno bene tutto questo; il Cristianesimo, in particolare, consiste nell’incarnazione di Dio, lo spirito per eccellenza che si fa carne e quindi sinapsi, neuroni e tutto il resto.
L’angoscia spirituale di Gesù nel Getsemani diventa sudore, sangue rappreso, realtà fisiologica indissolubile da ciò che egli prova nel cuore e che – per il cristiano – è la sostanza stessa della redenzione.
Oggi è necessario ripristinare questa consapevolezza, in un clima culturale che rifugge da questa realtà e si rifugia in fumisterie misticheggianti, ciarpame paranormale, miracolismi all’ingrosso e occultismi da baraccone, egualmente avversi alla ragione, alla scienza e al pensiero religioso. C’è poco da sperare in un mondo in cui l’oroscopo tende a sostituire sia il Vangelo sia le leggi della fisica.
Ovviamente pure gli scienziati devono fare la loro parte, liberandosi da ogni spocchia scientista e rendendosi disponibili a rispondere con umiltà e chiarezza anche a domande sbagliate, anziché liquidarle con supponenza e rinchiudersi nel proprio sapere.
La poesia non è meno precisa e rigorosa della scienza: «La bocca mi baciò tutto tremante» è una grandissima espressione poetica ed è un’espressione non certo meno esatta di una descrizione di ciò che avviene quando due persone innamorate si baciano, dei messaggi che corrono tra le mucose delle loro labbra e il loro cervello, i loro pensieri, la loro fede.
Il verso dantesco ci dice con precisione tutto questo, anche se lo dice in altro modo e ancor più a fondo, perché lo connette col senso di tutta l’esistenza.
Il Laboratorio interdisciplinare della prestigiosa SISSA di Trieste, che da anni persegue ricerche concrete sui rapporti fra le due – o tre – culture, organizza domani e dopodomani un convegno su «Neurofisiologia del cervello e libero arbitrio».
Tra i partecipanti vi sarà anche Arnaldo Benini che, in un suo splendido articolo, accessibile pure ai profani, ha indagato e illustrato cosa avviene nel nostro cervello – e in quale parte e secondo quali processi – quando prendiamo una decisione, quando decidiamo fra un sì e un no.
È necessario saperlo, per poter dar ragione a Lutero o a Erasmo nella loro drammatica disputa sul libero arbitrio. L’illustrazione di quei meccanismi non nega affatto la libertà ma anzi la mette in risalto, perché mostra come funziona.
La libertà – come la vita – è concreta ed è questa concretezza che si propone di analizzare (nei più diversi campi della fisiologia, della psicologia, della neurologia, dell’etica) il convegno triestino.