Adesso le ricostruzioni degli
analisti parleranno del solito Arturo Parisi che come motto avrebbe «meglio
perdere che perdersi». Adesso si elaboreranno scenari politici., Adesso si
guarderanno in controluce le biografie, e si cercherà di scoprire cosa c’è
dietro, se davvero ha in mente di entrare nel Partito Democratico con
un’avanguardia della società civile, e magari sottobraccio a Walter Veltroni,
quello al quale il 18 gennaio del 2000, giorno d’inizio del congresso del Pds al
Lingotto, notificò via intervista uno «scioglietevi!», mentre quello stava
fondando i Ds.
Però come si fa a dar torto al professor Parisi -non proprio un
novellino della politica- l’uomo che il Prodi II ha posto sulla stessa poltrona
che il Prodi I aveva dato a Beniamino Andreatta, quando dice «l congressi della
Margherita sono risse di potere, segnate da una diffusa illegalità e dal
disprezzo di ogni regola, oltre che dal totale disinteresse verso la politica»?
In effetti, l’uno contro l’altro armati lungo tutto il Belpaese si sono dati
battaglia mariniani e rutelliani, demitiani, franceschiniani e lettiani. In
effetti «ovunque andasse in giro per l’Italia, il Professore apriva un giornale
e leggeva quelle cose lì», dicono dallo staff di Palazzo Baracchini.
I congressi
della Margherita come un enorme, lunghissimo blog alla Beppe Grillo. E intanto
la commissione di probiviri a Roma inondata di proteste. Inutilmente. «Possiamo
decidere solo all’unanimità, e se non si trova l’accordo politico non se ne può
far niente», diceva il prodiano (e parisiano) Natale D’Amico sfogliando faldoni:
125 ricorsi da 84 diverse province. Mille e seicento nuove tessere contestate a
Caserta, ad Avellino voto impedito ai rutelliani poiché sospettati di voler
bloccare l’elezione di un coordinatore che di nome fa Giuseppe, ma di cognome De
Mita. Congresso rinviato a Salerno per mancanza d’intesa politica tra demitiani
e rutelliani,. e poi quando s’è tenuto i garanti l’hanno dovuto annullare nel
corso di una riunione ai limiti della rissa. E poi Napoli: quando infine si
trova l’accordo sul senatore Antonio Polito nel ruolo di coordinatore cittadino,
il giorno della consacrazione arriva una doccia fredda: Rosa Russo Iervolino
manda solo un telegramma di congratulazioni.
I giornalisti, ma per carità solo
loro, sospettano che una nomina propugnata da Rutelli e De Mita spiaccia non
poco all’asse Iervolino-Bassolino, e che di mezzo a far litigare tutti ci sia
pure quel miliardo e passa (in euro) di fondi europei dei quali De Mita s’è
tanto spesso lamentato, «qui manca un vero grande progetto». E poi com’era
cominciata la reprimenda del professor Parisi? Con un giornalista che chiedeva
se per caso stesse andando al congresso della Margherita del Lazio. Figurarsi:
Roma è stata la pietra dello scandalo, il partito finì tra gli sberleffi di
«Striscia la notizia» per il caso delle tessere gonfiate. E- con gli
anabolizzanti: passate in pochi mesi da l3mila a quasi 50mila. Come dire che
s’era iscritto al partito un elettore su tre della Margherita, come dire che a
Roma i diellini sono tre volte i diessini. E il tutto affinché a Rutelli e
Marini fosse possibile stringere un accordo sul nome del nuovo segretario
provinciale, al posto di Roberto Giochetti (fra i primi a ironizzare sul numero
degli iscritti).
Adesso Giachetti se la ride, «il professore critica congressi
che sono andati come sono andati anche grazie a regole ché lui ha partecipato a
stilare». Adesso Darlo Franceschini si risente, mentre la sua voce va e viene
dal treno che lo riporta a Roma dal congresso regionale che s’è tenuto a
Bologna, «mi spiace che Arturo la veda così, è ingiusto che qualche incidente di
percorso possa gettare un’ombra sui congressi e sulle migliaia di militanti che
hanno scelto il Partito Democratico». Adesso tutti paventano che il professore
si metta alla testa di un’élite scelta, e che porti: la sua pattiglia nel
partitone futuro. Cosa che del resto lui non nasconde. Sempre però che, prima,
«si faccia autocritica».