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15 Settembre 2004

Rutelli, via libera alle primarie “Ma Prodi indichi come farle”

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica

GENOVA – Nella tana del lupo, alla festa di chi sconta ancora «l´eredità del vecchio Pci» (e non era un complimento, quello di Polignano), Francesco Rutelli trova la pioggia, una sala non affollata ma attenta e non ostile. Anzi, prende applausi quando invita il centrosinistra a trovare delle idee-forza per il suo programma, non slogan, spiega, ma neanche una piattaforma, «un elenco del telefono» che nessuna ha voglia di leggere o di ascoltare. I militanti diessini restano freddi solo nel momento in cui il direttore del Tg5 Enrico Mentana insiste sulle primarie e il presidente della Margherita è costretto a dire che, sì, si possono fare, soprattutto come momento comunicativo, possono diventare uno strumento per coinvolgere gli elettori, «un momento di democrazia. Ma non saranno mai come le primarie americane». Perché assomiglino a quell´esperienza dovrebbero votare «6 milioni» di elettori dell´Ulivo e non dovrebbero svolgersi come dice lui. Cioè, con un candidato unico, «perché Prodi lo abbiamo già scelto per battere Berlusconi», che si misuri soprattutto col programma da buttare giù insieme alle «altre forze della coalizione». Questo è il percorso che preferisce lui, «la decisione sulle primarie deve essere accurata, una cosa di questo genere in Italia non si è mai fatta». Qui gli applausi non arrivano. Anche se Rutelli è molto cauto, si capisce che non condivide la strada individuata dal Professore per legittimare e blindare la sua corsa a Palazzo Chigi. «Comunque, si vedrà – dice Rutelli -. Sarà Prodi a spiegarci come si devono fare, ad articolare la sua proposta per le primarie. Spero e penso che lo farà presto». E questa, nel gioco delle parti del centrosinistra, è una sfida al presidente della commissione Ue il quale si aspetta che siano i partiti a formulare le regole della consultazione per la leadership.
Sì alle primarie, dunque, ma la palla è ributtata nel campo del Professore. Non dimenticando che «ci sono le regionali, è pericoloso mettersi in una battaglia sulla candidatura». E c´è un altro punto di dissenso con l´ala prodiana della coalizione e della Margherita. La richiesta che rimane in piedi di ripresentare la lista unitaria anche alle regionali trova il presidente della Margherita freddissimo. Ricorda il precedente negativo della Lombardia: «Ci presentammo con una sola lista e prendemmo meno del 30 per cento. Noi dobbiamo scegliere caso per caso la soluzione per vincere». In generale però l´unità nelle amministrative è già garantita dal «candidato sindaco o presidente di provincia o di regione e dal programma comune. Di solito i sindaci chiedono più liste per avere maggiori consensi, non meno liste». Il pubblico aumenta, è già abbastanza tardi. E´ già lontana la classica cena al ristorante della festa, con tanti dirigenti locali, con Mussi e Castagnetti, con la visita del candidato governatore della Liguria Claudio Burlando. Il primo giorno di pioggia dopo la lunga estate ha tenuto a distanza la grande folla, dicono anche gli organizzatori. L´accoglienza però è buona. I camalli chiedono a Rutelli di firmare il manifesto della Festa dell´Unità come hanno fatto tutti gli altri ospiti. Una collezione di dediche dei leader del centrosinistra. Fila tutto liscio e l´attesa per un leader che è apparso lontano sia dal candidato premier che i Ds sostengono con forza sia dalla Quercia in sé, si stempera in una grande attenzione, in una sorta di fase di studio. Per Rutelli la cosa da fare subito negli eventuali primi cento giorni del centrosinistra «è la legge sul conflitto d´interessi». E poi riforme «in positivo», «ogni critica di oggi va trasformata in proposta». Non cade nel tranello del cambio generazionale che può diventare un argomento contro Prodi. «La componente generazionale non è un feticcio. L´Italia è guidata da un giovanotto di 84 anni. Se avessimo mandato al Quirinale un cinquantenne avrebbe fatto altrettanto bene?».
La contestazione arriva alla fine, isolata. Un ragazzo chiede conto al leader di Dl della sua posizione sulla fecondazione assistita. Rutelli replica confermando i suoi dubbi profondi sulla materia: «Non parla il presidente della Margherita. Io sono per la libertà di coscienza, è un tema di cui bisogna discutere sottovoce, non è una battaglia tra il Medioevo e la civiltà. Credo che tanta gente, in buona fede, firmi senza conoscere a fondo i quesiti».