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10 Giugno 2005

Rutelli: scalate, il centrosinistra prenda le distanze

Autore: Sergio Rizzo
Fonte: Corriere della Sera

ROMA – « Dico quello che penso e confido che come me lo faranno tutti.

Ma davvero tutti » . Comincia così l’appello di Francesco Rutelli al centrosinistra.

Tema, le vicende che in queste settimane stanno attraversando il mondo della finanza, e che secondo il leader della Margherita richiedono « risposte molto solide, e soprattutto corali, di tutta la nostra coalizione » . Il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo ha accusato la sinistra di troppi silenzi di fronte alle manovre per contrastare le Opa bancarie. E’ un’accusa fondata? « Su questo argomento non ci possono essere tentennamenti. La politica del centrosinistra dev’essere una politica che orienta e regola, ma che non tifa. Soprattutto, non promuove cordate e alleanze » . Eppure a qualcuno è sembrato di rivedere il film della scalata a Telecom Italia, con lo stato maggiore della Quercia che inneggiava alla razza padana. Esagerato? « Forzato, ma credo che si debba ricavare qualche bilancio dalle esperienze meno riuscite degli anni del governo di centrosinistra, che hanno favorito in alcuni casi rendite che hanno dato ben pochi frutti industriali. Purtroppo abbiamo conosciuto troppe operazioni che hanno prodotto quattrini, ma non ricchezza per il Paese » . Dove sarebbe la contraddizione? « Che non c’è impresa senza finanza, ma la finanza deve servire all’impresa.

Una finanza senza impresa alla fine lascia un Paese di carta, e occupato da imprese straniere » . E’ il caso dell’Italia? « Sono totalmente d’accordo con Montezemolo quando sostiene che la logica della rendita rischia di soppiantare quella dello sviluppo, e che l’Italia ha bisogno di una seconda Ricostruzione. Dobbiamo orientare le politiche pubbliche a sostegno della crescita. Oggettivamente non mi sembra che ci siano dubbi, anche se mi piacerebbe sapere che cosa ne pensa il governatore della Banca d’Italia » . Che cosa c’entra Antonio Fazio? « Di fronte a queste manovre sulle banche, la Banca d’Italia sta difendendo la credibilità del Paese? I giornali esteri pubblicano articoli che sollevano dubbi sulla solidità di certe operazioni oggi in corso, presentate come operazioni per la difesa dell’italianità delle banche » . Si legge che alcune di queste siano finanziate anche da banche straniere. « Ed è assai singolare. Nella relazione del governatore si dice che della banca va esaminata l’adeguatezza dei piani di reperimento delle necessarie risorse patrimoniali. Mi sembra un cambiamento rilevante. Fino a ieri, per comprare una banca ci si doveva presentare con risorse proprie: non con prestiti che magari si accendono proprio all’estero, com’è accaduto per la vicenda Antonveneta » . Per giustificare i presunti silenzi della sinistra c’è chi ha sottolineato il ruolo della cosiddetta finanza rossa nelle partite della Bnl e dell’Antonveneta. In particolare, quello dell’Unipol, oggettivamente schierata con chi si oppone all’Opa. 

« Tutt i i protagonisti finanziari hanno il diritto di competere. Ma in assoluta autonomia. Bisogna essere certi che non ci sia una regia politica dietro operazioni come queste. E a maggior ragione quando sono coinvolte imprese a vario titolo vicine alla nostra parte politica, che siano cooperative, assicurazioni, imprenditori. E’ un impegno che va preso con il mondo produttivo nel momento in cui ci candidiamo per governare » . Diego Della Valle, azionista della Bnl e favorevole all’Opa del Bbva, ha detto che i Ds si sono distratti con i Lanzichenecchi della Finanza, riferendosi evidentemente a soggetti che partecipano al Contropatto della Bnl. Le sembra un termine appropriato? « Trattandosi di Diego Della Valle, mi sembra un termine " sportivo". Ci tengo però a fare una distinzione sugli immobiliaristi che si intrufolano nelle grandi imprese per poi scomparire al momento di ricavare il massimo valore. E questo è un problema al quale dobbiamo capire che risposte si danno, anche se non è facile, perché il mercato è il mercato… » . Ma la distinzione? « Francesco Gaetano Caltagirone non è certamente un raider. E’ un imprenditore. Anzi, un grande imprenditore, e tra l’altro ho apprezzato che, nel momento in cui partivano queste scalate sorprendenti alla Rcs, si sia tirato fuori » . Chi sostiene che il mercato è il mercato deve accettarne i pro e i contro. Alcuni affermano che il denaro non ha odore. Altri invece ritengono legittimo chiedere da dove vengono i soldi impiegati nei rastrellamenti di Borsa. Chi ha ragione? « Quando ci sono operazioni soggette ad autorità come Banca d’Italia e Consob, dobbiamo essere certi che queste dispongano di elementi circa la natura di questi capitali che vengono immessi tanto impetuosamente sul mercato. Sono certo che le authority interverranno ove venissero riscontrati elementi di turbativa » . L’arrembaggio degli immobiliaristi non è forse il segno che il cosiddetto salotto buono della finanza italiana, imperniato su soggetti come Fiat e Mediobanca, è a una svolta cruciale? « Ci sono indubbiamente movimenti attorno al salotto buono, oggi difficili da interpretare. Ma nella tenuta del patto della Rcs ( editrice del Corriere della sera , ndr), di cui fanno parte mondi con orientamenti culturali, e se posso dire anche politici, diversi, si scorge un senso di responsabilità a tutela di una istituzione dalla quale non solo scalatori avventurosi, ma anche intromissioni politiche, è bene che stiano fuori » . C’è chi obietta che il mercato è il mercato per tutti. 

« Ed è vero. Ma quando si scatena una tempesta finanziaria di cui non si coglie la strategia industriale su un grande asset del mondo editoriale, non è mai positivo. Nemmeno una scalata a Mediaset sarebbe un fatto positivo » . Mette Rcs e Mediaset sullo stesso piano? « No. Ma il centrosinistra ha a cuore la tenuta industriale di tutte le grandi aziende editoriali, compresa Mediaset » . E’ la linea di Fausto Bertinotti. 

« Me ne rallegro. Per quanto ci riguarda non avremo mai un atteggiamento punitivo nei confronti di quell’azienda per il semplice fatto che è di Berlusconi. Anche se dovremo rimettere mano alla legge Gasparri. Piuttosto, sarebbe il caso di prestare più attenzione a quello che sta accadendo alla Rai » . Ma se non si parla d’altro…. 

« Quello che non si dice è il motivo per cui Berlusconi ha bruciato Andrea Monorchio, perché non si sta pronunciando su Claudio Petruccioli, perché nelle settimane in cui la Rai, la prima azienda culturale del Paese, deve fare i palinsesti e definire i protagonisti delle trasmissioni, la lascia in queste condizioni » . Quale sarebbe il motivo? « Il presidente del Consiglio proprietario di Mediaset che mette così in difficol tà il suo principale concorrente è chiaramente in conflitto d’interessi » . Ha già fatto capire di essere d’accordo con Bertinotti su Mediaset. Per caso lo è pure sulla tassazione delle rendite finanziarie? « Il tema di una armonizzazione delle tasse sulle rendite, in chiave europea, esiste. Ma non è un tema che può essere brandito per creare allarme » . Scusi, ma non ha appena sostenuto di essere d’accordo con Montezemolo sul fatto che bisogna privilegiare lo sviluppo alla rendita? « Perciò preferisco parlare di strumenti pubblici che incentivino chi investe in attività produttive, rispetto alle speculazioni finanziarie delle fattucchiere, come diceva Enrico Cuccia, o dei Lanzichenecchi di turno. E comunque, sia chiaro, noi ci opporremo a ipotesi dannose come la patrimoniale » . Anche nel centrosinistra si pensa che con le tasse sulle rendite si potrebbe coprire il taglio dell’Irap. Non è d’accordo? « Abbiamo due problemi. Il primo è che cosa accade in questi mesi, nei quali maggioranza e opposizione si dovranno confrontare in Parlamento. E sarà quindi anche dovere dell’opposizione dire la sua su una manovra molto difficile. Ma c’è anche la prospettiva della prossima legislatura, e si deve avere la certezza che questo governo non sfasci ulteriormente i conti in un anno elettorale » . Come esserne certi? « Concentrando le risorse su alcune soluzioni precise. Sento parlare di un taglio generalizzato dell’Irap, o addirittura di una sua abolizione. E’ evidente che si tratta di uno slogan, perché l’Irap dà un gettito di oltre 30 miliardi. Credo che la proposta più sensata, che il centrosinistra ha avanzato da tempo, sia quella di intervenire sul cuneo fiscale e contributivo, tagliando i cosiddetti oneri impropri » . Lo dice pure Roberto Maroni. 

« Lo dice? La realizzi. Secondo alcuni calcoli questa parte di tasse sul lavoro vale circa 4 miliardi. Un’altra cosa che si deve fare sono gli incentivi per la crescita dimensionale delle imprese, che nel decreto sulla competitività sono assolutamente insufficienti. L’Italia non potrà vivere senza il manifatturiero, né senza un’iniezione di concorrenza e liberalizzazioni nei servizi. Del resto, ho sentito persino le cooperative dichiarare di essere pronte ad accettare una sfida di crescita ».