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11 Febbraio 2006

Rutelli, Partito Democratico fatto in casa

Autore: Francesco Verderami
Fonte: Corriere della Sera
Stanco di sentir parlare di Partito democratico, Francesco Rutelli ha
deciso di costruirselo da sé. E in attesa che i Ds rompano gli indugi, sta
utilizzando la Margherita come «un laboratorio per le prove tecniche».

Il leader della Margherita, in attesa che i Ds rompano gli indugi, ha
deciso di costruire «una forza pluralista con disegno riformista e base
interclassista» Rutelli non vuole intestarsi il copyright del progetto, siccome
è un patrimonio del centrosinistra, ma non lo convince l’ idea che oggi a Milano
impegnerà l’ Associazione per il Partito democratico, con l’obiettivo di formare
una lista.

Ne coglie un limite, «il profilo troppo marcato», che rende il disegno un
po’ datato: «Siamo ancora all’ ulivismo di sinistra».

Rivendica invece «l’ originalità» della sua operazione, che «non si
prefigge di intercettare solo un po’ di elettorato incerto, ma vuole dimostrare
all’ opinione pubblica moderata che c’ è vita anche dopo la fine del
berlusconismo».

Perciò ha cominciato a mescolare nei Dl storie diverse, «con l’ intento di
fonderle in un progetto nuovo».

Ecco come Rutelli si difende dall’ accusa di aver svolto alla vigilia delle
Politiche una disinvolta campagna acquisti.

C’ è l’ intento di «rendere visibile» il «partito che non c’ è» alla base
della decisione di presentare nelle liste per il Senato della Margherita un
monarchico come Domenico Fisichella, ideologo di An, insieme a un islamista come
Khaled Fouad Allam.

È questo il principio che – a suo dire – permetterà di affiancare un
giornalista di sinistra come Antonio Polito, che si schierò a favore dei
referendum sulla procreazione assistita, con la neuropsichiatra Paola Binetti,
presidentessa «ruiniana» del comitato Scienza e Vita, che quei referendum ha
combattuto e vinto.

Questo melting pot di personalità, «tutte legate da una comune radice
moderata», sono la prova per Rutelli che «è falsa in radice la tesi» sostenuta
dalla Rosa nel Pugno «di voler dar vita a una forza cattolica».

Per la Binetti, ad esempio, ha ricevuto «il sì convinto» di Arturo Parisi.
L’obiettivo dell’ex sindaco di Roma è piuttosto prepararsi alla sfida con i Ds
per palazzo Madama.

Una «competition avvincente» – l’ha definita ieri Europa – in cui «nessuno
perde e tutti ci guadagnano».

In realtà si deciderà proprio al Senato il destino del Partito democratico:
solo un riequilibrio di forze tra i due maggiori alleati potrà determinarne la
nascita.

E non a caso il quotidiano dei Dl ha trasformato Rutelli in un
«avanguardista» del progetto. A Fassino, che ha parlato della «generosità»
diessina in fatto di candidature nella lista dell’Ulivo, Rutelli chiede
«generosità» sul Partito democratico, e un comune impegno per garantire il
«profilo riformista» dell’ alleanza.

Raccontano che l’altra sera, dopo il vertice sul programma, si sia sfogato
con i suoi per la durezza della trattativa: «Sei ore da solo. Da
solo».

Da solo sostiene di essersi trovato «a contrastare l’ area massimalista» e
le sue proposte, verso le quali «noi saremo intransigenti».

Da solo ricorda di essersi trovato anche nei mesi scorsi, quando lanciò l’
idea del cuneo fiscale, «che mi procurò attacchi pesanti, e che oggi, con
soddisfazione è diventata la proposta di Romano Prodi e di tutta l’Unione. È il
segno che l’ostinazione riformista paga».

Un segno evidenziato anche dai sondaggi: il suo indice di gradimento è
risalito dopo il braccio di ferro della scorsa primavera con il
Professore.

Che in classifica è stato superato. Sempre da solo Rutelli ha anche
incontrato Giuliano Amato qualche giorno fa, dopo le polemiche sulla candidatura
dell’ex premier, che ha rifiutato di guidare la lista dell’ Ulivo in
Veneto.

Siccome l’Unione confida nella vittoria, l’approssimarsi del 9 aprile porta
con sé i nodi da sciogliere subito dopo il voto. E tra quei nodi c’ è la matassa
del Quirinale.

Ma a chi gli ha chiesto del colloquio, il capo della Margherita si è
limitato a dire che «è stato un affettuoso gesto di amicizia» verso chi «era
stato un po’ maltrattato».

Ci sarà tempo di discutere sugli equilibri futuri. Per arrivarci al meglio,
Rutelli ha spiegato la sua strategia al partito: «Noi avremo il compito di dare
equilibrio alla coalizione, evitando che slitti a sinistra, e al tempo stesso
dovremo aprirci a personalità esterne per far capire che vogliamo costruire una
forza pluralista».

E dopo aver annunciato la candidatura del presidente delle Acli Luigi
Bobba, ha tracciato la linea dei Dl: «Disegno riformista e base
interclassista».

Ma questa è la Dc, gli hanno risposto. E lui: «La Dc in effetti era un
partito laico, ma quelli erano altri tempi. Tempi di guerra fredda».

Ora per l’«avanguardista» Rutelli «si deve guardare avanti». Al Partito
democratico.