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29 Marzo 2005

Ruini divide la politica su etica e referendum

Autore: Giovanna Casadio
Fonte: la Repubblica

ROMA – L´altolà dei laici. Le accuse dei Radicali. La rivendicazione dell´autonomia della politica da parte dei cattolici della Margherita. Sono le reazioni che agitano la politica italiana dopo l´ultimo intervento del cardinale Camillo Ruini che, in un´intervista apparsa su Repubblica il giorno di Pasqua, ha ribadito il «dovere della Chiesa di intervenire» in nome dei valori e contro il relativismo etico. Ma è proprio l´intreccio a filo doppio tra il referendum contro la legge sulla procreazione assistita (la cui data potrebbe slittare al 12 giugno) e l´appello all´astensione del Vaticano ad accendere i toni.
«Uno scontro politico devastante in cui rischiano di essere utilizzati e sviliti i valori del cattolicesimo» è la preoccupazione del presidente dei senatori Ds, Gavino Angius. «Imbarazzante» per il socialista Enrico Boselli «la mancanza di sobrietà» di alcuni vescovi e del Vaticano. Proteste del Pr: «Si poteva sperare che almeno nel giorno più solenne del calendario cristiano – scandisce Daniele Capezzone – il cardinale Ruini lasciasse per 24 ore i panni di capo partito e rinunciasse ai comizi. Purtroppo non è stato così».
Sono soprattutto i cattolici a essere chiamati in campo dalle parole del cardinale che affronta a 360 gradi i temi più scottanti, dalle biotecnologie sull´essere umano al rapporto tra lo Stato e la Chiesa post conciliare fino al terremoto provocato dalla fine della Democrazia cristiana e all´identità della Seconda Repubblica. Di piena condivisione «con gli argomenti» di Ruini parla subito Rocco Buttiglione. Per il ministro Udc, paladino dei teo-con, l´astensione al referendum «non è obbedienza a Ruini, con tutto l´affetto per Ruini» bensì accordo con gli argomenti della Chiesa: «Non è che il cardinale abbia minacciato di scomunica qualcuno». Rincara: «Se c´è un alt da dare è all´integralismo laico che parla sempre in nome di Scienza e Ragione con la maiuscola, spesso non sapendo neppure ciò che dice». Ma per presidente dell´Udc l´invito al non voto è non solo più che legittimo («La Costituzione prevede l´astensione per non rendere troppo facile fare a pezzi ciò che ha approvato il Parlamento»), sarà anche «la Crecy» dei sostenitori della legge sulla provetta. «Nel 1346 gli inglesi erano ben trincerati e i francesi li invitarono a battersi in campo aperto, ma perché avrebbero dovuto rinunciare al loro vantaggio? E infatti vinsero la battaglia». Nella Margherita invece, dove molti ex Ppi sono confluiti, il leit motiv è: autonomia della politica. Però c´è anche il timore di entrare in rotta di collisione con le gerarchie ecclesiastiche e la parola d´ordine del leader Francesco Rutelli in pieno accordo questa volta anche con i prodiani è di tenere ben distinta la campagna elettorale per le regionali dalla battaglia referendaria. Dario Franceschini, coordinatore di Dl, rilancia «la moratoria»: «Un passo indietro dei politici». E ancora: «La Chiesa dà indirizzi ai fedeli anche sui temi sociali più vicini alla politica, ma poi c´è un´autonomia della politica». «Il cattolicesimo democratico e la sua eredità sono vivi, eccome», commenta Pierluigi Castagnetti, Dl, e ultimo segretario del Ppi. Lanfranco Turci, tesoriere del comitato per il Sì ai referendum, accusa la Chiesa di invadenza «anche durante l´iter della legge sulla procreazione». Oggi il comitato vara il logo (un Sì su fondo verde e lo slogan “Per nascere, guarire, scegliere”). Angius avverte: «C´è un pressing della Chiesa negli ultimi anni: nessuno mette in dubbio la rilevanza pubblica delle religioni, ma non di una, diversamente torniamo allo Statuto albertino. La legge sulla fecondazione è crudele. L´altro pericolo è che si ritenga abbia una morale solo chi è cattolico e chi non lo è non ne possieda nessuna».