Parisi smentisce: “Ma quale tavolo segreto Parisi-Capezzone! Tutto quello che è stato detto e fatto è stato detto e fatto alla luce del sole”.
ROMA — Romano Prodi aveva chiaro il suo obiettivo fin dall’inizio: trattare con i radicali per impedire a Marco Pannella di stringere un accordo con Silvio Berlusconi. Il candidato premier dell’Unione lo aveva detto qualche giorno fa, proprio mente ” spediva” il suo braccio destro e sinistro, Arturo Parisi, a trattare con Daniele Capezzone. Trattativa molto privata, tant’è che la notizia non è uscita, e, soprattutto, nessuno, quando Prodi ha deciso di mandare all’aria il tavolo con i radicali, ha avuto cuore di rinfacciare all’ex presidente della Commissione europea il ” vis a vis” tra il suo emissario e quel signore gentile ma molto puntiglioso che risponde al nome di Daniele Capezzone.
« Noi — era il convincimento dell’ex presidente della Commissione europea — non possiamo fare l’accordo con i radicali. Infatti, il mondo cattolico entrerebbe in subbuglio, e, anche dal punto di vista elettorale, non ci converrebbe, però c’è un escamotage che ci può salvare tutti » . Sia Piero Fassino che Enrico Boselli non erano d’accordo con questa impostazione. Il segretario dei Ds non aveva dubbi: « Romano, il problema non riguarda cattolici o non cattolici. Il problema è semplicemente questo: vuoi vincere o no? » . E il leader dello Sdi Boselli, che con Prodi è in ottimi rapporti, in questi giorni non ha fatto altro che insistere.
« Pannella — era il suo ragionamento — è un fattore di rafforzamento alle Regionali. Non possiamo apparire come i succubi di una crociata della Chiesa sui diritti civili » .
Dunque? « Dunque — aveva avuto modo di spiegare ai suoi interlocutori l’ex presidente della Commissione europea — per noi la soluzione ottimale è questa: Pannella si presenta da solo. Così ci fa vincere ugualmente. L’importante è che non faccia l’accordo con la destra. Se la lista radicale si pre senta in Piemonte e loro restano in buoni rapporti con la Bresso, il gioco è fatto » . Altro Prodi non poteva dare a Pannella. « Sto subendo delle pressioni fortissime da parte del mondo cattolico e della Chiesa » , spiegava il Professore agli alleati più abituati a frequentare le sezioni di partito che le parrocchie.
Del resto, l’ex presidente della Commissione europea aveva ( e ha) ben chiari i termini della questione.
Una rottura con la Chiesa, spiegano i suoi, non è possibile.
E questo motivo, aggiunto alla naturale diffidenza di Prodi nei confronti di Pannella, ha contribuito a bloccare la trattativa. Il Professore l’avrebbe anche portata avanti per un altro po’, giacché il suo obiettivo era che Pannella non si buttasse nelle braccia di Berlusconi. Ma a frenarlo e a fargli capire che quel ” no” che lui voleva procrastinare andava detto adesso sono stati quei popolari delle Margherita, da sempre schierati con lui e non con Francesco Rutelli. Per Prodi era impossibile perdere la sponda di personaggi come Pierluigi Castagnetti o Rosy Bindi che non assecondano nè i disegni di Franco Marini nè il tentativo del presidente della Margherita di arginare il candidato premier dell’Unione. Anche per questa ragione, alla fine, Prodi è stato costretto a dire ” no”.
A dire il vero il Professore avrebbe di gran lunga preferito che i radicali si assumessero l’onere della rottura. Ma gli uomini di Rutelli, come quelli di Marini ( che, vista la malaparata, non intendevano caricarsi in prima persona la responsabilità del fallimento della trattativa) hanno costretto il candidato premier dell’Unione a pronunciarsi. E lui lo ha fatto, sempre con questo pensiero in mente: « Se anche Pannella si presenterà da solo, questo, per noi, alle Regionali, sarà sinonimo di vittoria » .