ROMA – «Va bene, io faccio un passo indietro. L´importante è mandare a casa Berlusconi. La nostra gente non capirebbe. non ce lo perdonerebbe mai di perdere perché litighiamo. Dopo cinque anni terribili per l´Italia».
Romano Prodi è pallido. Mattinata in casa Levi, fra fiori e caffe. Fassino e D´Alema davanti. Addio abbronzatura di Creta, per il Professore. Addio pure a buona parte dei sogni ulivisti inviati dall´isola in Italia via Internet. «No, non addio. Arrivederci.
Il manifesto di Creta da comunque i suoi frutti. – commenta a sera tirando il fiato alla ricerca di nuova serenità – Alla mia gente dico che l´Ulivo da i frutti un anno si e un anno no. Questa volta è andata così. La pianta però rimane, ha radici profonde, secolari».
Sono passate dieci ore da quel sì di Prodi a non andare allo scontro. «Ora Rutelli deve rispettare i patti. – dice – E soprattutto garantire agibilità politica alla minoranza della Margherita che non ha cambiato linea e continua ad avere l´obiettivo di costruire l´Ulivo. Se non la fa torniamo punto e a capo, si rompe di nuovo…».
Ulivo, Ulivo, torna e ritorna con rimpianto. «Una prospettiva è un po´ meno immediata» dichiara Ricardo Franco Levi, portavoce e padrone di casa. Nel giorno in cui un «progetto» è stato ridimensionato – «potato» ride Prodi nella sua visione di ritorni stagionali – per permettere all´uomo che lo rappresenta di tornare a correre verso Palazzo Chigi. In nome di una «unità» tutta da ricostruire.
«Va bene, faccio un passo indietro» dice a Fassino e D´Alema che sono venuti a chiederglielo. Arturo Parisi è su un´altra poltrona. Mallevadore che la Margherita non si romperà. «Credo che abbiamo trovato uno schema, una cornice – spiega il leader di un centrosinistra ritrovato, almeno in questo giorno – Penso che un accordo sia possibile. Ma aspettiamo di vedere come vanno gli incontri». «Ho un grande magone.
E´ chiaro che avrei voluto un´altra decisione. Le primarie sono un fatto positivo ma il mio progetto era molto più ampio, più alto. Non fare la lista unitaria è un errore di prospettiva, ne sono ancora convinto, ma ho dovuto tener conto della realtà».
«I Ds – racconta – mi hanno sostenuto lealmente anche se alla fine hanno fatto una scelta che in linguaggio matematico si definisce Second Best, e non First Best. Sono partiti con la linea di fare l´Ulivo con chi ci sta ma strada facendo hanno capito che non la reggevano. Così oggi ho fatto un passo indietro in nome dell´unità, della nostra gente che non avrebbe capito decisioni traumatiche come la scissione».
Duro piegarsi e spiegare. Il Professore sospira: «Il mio è stato un atto di generosità per ristabilire le condizioni unitarie. Un gesto di responsabilità di fronte al Paese che ha bisogno di essere governato». E´ stata lunga la maturazione della svolta.
Incontri segreti. Lavoro su molte sponde, i rapporti con i Ds ma anche la marcia complicatissima per convincere Parisi e Giulio Santagata, gli amici di sempre, i capi dei prodiani nella Margherita, a non insistere a testa bassa sulla rottura. Tensioni e ancora tensioni.
Con ipotesi che via via cadevano, come la lista unitaria nelle città metropolitane proposta da Bersani. Infine ultimo appuntamento in via Margutta. D´Alema e Fassino a spiegare che se ci sarà scissione nella Margherita, Rutelli porrebbe il veto alla premiership di Prodi. «Noi pensiamo che tu sei indispensabile per vincere le elezioni. Ma che si fa?».
Il segretario ds racconta dei travagli e delle crepe nel partito, di chi teme di perdersi in una lista Prodi e delle preoccupazioni di una emoraggia di voti se il Professore si presenta da solo. Lui ascolta. Gli altri gli avanzano le possibilità: primarie, finora osteggiate dai Ds, e passo indietro di Prodi. Lui prende tempo, ma ha già deciso. Va in Santi Apostoli, telefona a tutti i leader, Rutelli compreso. Poi richiama Fassino. Via libera.
«Abbiamo fatto dei progressi – va a dire in serata a una tv privata – Le primarie le ho abbandonate dopo il successo delle elezioni regionali. Poi sono rinate le tensioni e questa mattina ho invitato i Ds e gli altri partiti a chiarire definitivamente il ruolo del candidato con una primaria vere e seria».
E a un´altra: «Nella mia mente c´è l´Ulivo, ma deve essere l´intera coalizione a decidere in che tempi e in che modi realizzarlo. L´obiettivo rimane l´unità ma bisognerà tener conto della decisione della Margherita di non presentarsi con la lista unitaria. Una decisione rispetto alla quale non c´è altro da fare che accettarla». Intanto il portavoce Levi distribuisce una nota scritta ai giornalisti che stazionano in Santi Apostoli.