ROMA – State attenti a quello che fate con le riforme costituzionali. E se proprio volete cambiare la Costituzione, cercate di farlo coinvolgendo tutti coloro che possono dare un contributo. Valerio Onida, neo presidente della Corte Costituzionale, approfitta della prima occasione pubblica – la consegna, alla presenza di Carlo Azeglio Ciampi, del premio Chiarelli al predecessore Gustavo Zagrebelsky – per lanciare un appello alla riflessione a partiti e istituzioni. Onida parla chiaramente da presidente della Consulta, dice che «la Corte costituzionale ben consapevole del suo ruolo di guardiana della Costituzione, che le spetta insieme alle altre istituzioni di garanzia e in particolare al capo dello Stato». Il presidente della Consulta rievoca i quasi 60 anni di vita della Corte e si augura che «questa casa comune», venga «rispettata come merita».
Onida spiega che è proprio «la consapevolezza della natura delicata e cruciale dei meccanismi della giustizia costituzionale» che lo induce «ad esprimere, sommessamente, l´auspicio che prima di mettere mano, con decisioni definitive, a modifiche degli equilibri essenziali assicurati da questi meccanismi, come è per la composizione stessa della Corte Costituzionale, si ponderino bene le possibili conseguenze». Onida aggiunge che non basta riflettere sulle conseguenze. Bisogna anche scegliere un metodo che coinvolga «intorno al Parlamento, che è la fonte, insieme eventualmente al corpo elettorale, del potere di revisione costituzionale, il più ampio arco di istanze istituzionali e di sedi di riflessione». Un invito alla riflessione condiviso da Zagrebelsky che nel suo intervento ha difeso il ruolo super partes della Consulta. Secondo il presidente merito la Corte non può diventare un campo di battaglia fra gli schieramenti politici trasformandosi in una sorta di “terza Camera”. Altrimenti, conclude, «la giustizia costituzionale si trasformerebbe in farsa costituzionale».
Parole, soprattutto quelle di Onida, che sembrano risuonare come un monito soprattutto verso la maggioranza di governo che ha scritto, riscritto e approvato le modifiche alla Costituzione nella sfera ristretta della Cdl. E adesso si appresta ad approvare il testo in Senato cercando di blindarlo. Proprio ieri il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, il forzista Andrea Pastore, ha dichiarato che l´esame del testo inizierà in commissione la settimana prossima e che l´obiettivo è di concludere l´iter entro il 15 febbraio. Pastore ha confermato che il relatore sarà Francesco D´Onofrio e ha anche auspicato che il referendum confermativo si tenga prima delle politiche del 2006.
L´intervento di Onida ha subito scatenato le proteste della Lega. «Si tratta di un´invasione di campo. Il presidente della Corte costituzionale si dovrebbe attenere alle sue competenze, perché ricopre un ruolo di garanzia e super-partes. E questo ruolo gli dovrebbe impedire di fare dichiarazioni politiche. Invece quelle di oggi lo sono», ha detto il Alessandro Cè. Il presidente dei deputati leghisti ha invitato Ondida «ad esimersi da queste dichiarazioni, che hanno un forte contenuto politico e che interferiscono anche con l´attività del Parlamento. Che, fino a prova contraria, è libero di esprimersi come meglio crede».
La Lega vuol far tacere Onida, replica subito Ugo Intini. Secondo il capogruppo dei deputati socialisti, «il presidente del massimo organo di garanzia, ovvero della Corte Costituzionale, ha fatto il suo dovere invitando saggiamente alla prudenza e al dialogo tra maggioranza e opposizione prima di stravolgere irreparabilmente le istituzioni». Le parole di Onida, aggiunge il deputato di Rifondazione Giuliano Pisapia, «sono del tutto condivisibili». E «le critiche avanzate dalla Lega sono, viceversa, assolutamente infondate, in quanto l´intervento del presidente Onida non aveva un carattere politico, costituendo invece un invito istituzionale alla riflessione e al confronto».