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15 Ottobre 2004

Riforme, la Camera approva

ROMA – Il primo passo verso la riforma della Costituzione è compiuto, i leader della Casa delle libertà esultano. Dopo che la Camera con 295 sì, 202 no e 9 astenuti ha approvato la legge di riforma della Costituzione (che ora tornerà al Senato) Gianfranco Fini ha salutato i giornalisti che chiedevano un commento con un pollice alzato. E il ministro delle Riforme Roberto Calderoli ha mostrato i pugni serrati a tutta l’Aula subito dopo la frase di rito: “la Camera approva”.


Ma è Umberto Bossi l’uomo del giorno, al quale fanno riferimento i suoi uomini. Calderoli dice: “Umberto guarisci presto”. Silvio Berlusconi lo chiama subito dopo il voto e lo trova “raggiante”.”Questo voto è un ottimo ricostituente per lui e credo che guarirà più in fretta, è raggiante”.



I leader sembrano rinfrancati del risultato portato a casa dopo mesi di maratone, di scontri di mediazioni sempre sull’orlo della rottura. Ancora qualche giorno fa il leghista Calderoli minacciava dimissioni da governo se la riforma non fosse passata entro questa settimana. Ora è tutto dimenticato è il tempo dei festeggiamenti ai quali, a caldo, non si è associata l’Udc che si limita a dire con Francesco D’Onofrio: ”Con l’approvazione di oggi da parte della Camera è possibile dire che la speranza nata a Lorenzago per opera dei cosiddetti ‘saggi’ si avvicina, faticosamente ma stabilmente, a divenire realtà. Leggerò con attenzione il testo approvato oggi dalla Camera e, d’intesa con il segretario Follini, convocherò il gruppo dei senatori dell’Udc per una valutazione complessiva”.



E la stessa soddisfazione c’è nelle parole di Gianfranco Fini che prevede: “Il testo di riforma andrà in porto entro la legislatura”. Ed esulta, ovviamente, anche il capogruppo leghista Alessandro Cé che si lancia in un “ottimo, ottimo è la libertà per tutti”, mentre Calderoli al suo fianco rilancia: “Questa vittoria è dedicata a Umberto Bossi e al popolo del Nord e lo capiranno anche i cittadini del Centro e del Sud quando vedranno l’effetto che il federalismo può produrre per l’interesse del Paese”.