«Quella legge va cambiata». Ciampi continua a ripeterlo. Il dossier del Quirinale è ormai pronto, e integrato dall´ultimo, pesantissimo parere del Csm sull´illegittimità della legge Cirielli. Così com´è, quel testo non può essere promulgato. E non certo perché il capo dello Stato sia ammaliato dalle sedicenti «sirene della sinistra». Ci sono invece solidissime obiezioni di natura costituzionale, che rendono irricevibile la «salva-Previti», nella sua formulazione attuale. E come gli sherpa del Colle hanno lasciato intendere a chi dentro il Polo sta mediando con il Cavaliere, per convincerlo a riscrivere ampie parti di quel provvedimento, ci sarebbe già un´ipotesi tecnica per tamponare almeno in parte gli incalcolabili danni giudiziari prodotti dai vizi di illegittimità di quella legge. Si dovrebbe cioè correggere la parte del testo che stabilisce la retroattività della prescrizione breve. E´ questo, infatti, che genera il devastante effetto «amnistia» su quasi il 50 per cento dei processi pendenti presso tribunali e corti d´appello di tutta Italia, per reati che vanno dall´omicidio al falso in bilancio, dallo sfruttamento della prostituzione alla truffa. E´ il prezzo che il centrodestra è pronto a far pagare al paese, per risolvere i guai giudiziari di Previti. E´ il vizio illegittimo sul quale il Csm e il Quirinale hanno puntato il dito, indicando un palese vulnus costituzionale che non può passare al vaglio del massimo organo di garanzia.
Basterebbe modificare la norma all´esame del Senato, e stabilire almeno l´irretroattività della prescrizione breve, per rendere un po´ più accettabile la Cirielli. La nuova disciplina si applicherebbe dal momento dell´entrata in vigore della legge, e non varrebbe più per il pregresso.
I legulei del Polo, e gli avvocati-parlamentari del premier, obiettano che in casi del genere occorre attingere alle sacre fonti del diritto. La retroattività della prescrizione breve serve perché risponde al solenne criterio processual-penalistico e garantistico del «favor rei»: tra due norme successive, si applica quella più favorevole al reo. E´ solo l´ennesima forzatura. L´ennesima bugia generale al servizio di un interesse particolare.
Ma la Casa delle libertà usa strumentalmente il principio giuridico per mascherare un fine pratico. Non è affatto vero, infatti, che l´applicazione del «favor rei» sia un obbligo imposto dal diritto, che invece suggerisce di applicarlo a discrezione, caso per caso. E´ vero quindi che, mai come in questa occasione, il «favor rei» è una scelta dettata dalla politica.
Nient´altro. E se ne comprende il motivo. Se la maggioranza accettasse di cambiare la Cirielli, rinunciando alla retroattività della prescrizione breve, probabilmente otterrebbe la firma di Ciampi. Ma sicuramente fallirebbe l´unico obiettivo al quale ha impiccato la sua dissennata politica di questi primi tre anni di legislatura in materia di giustizia: il salvataggio dell´imputato e pluricondannato Cesare Previti.
La posta in gioco è questa. Sembrerebbe modesta per i destini della collettività. Non lo è affatto per la biografia del berlusconismo. Per questo sembra difficile che alla fine il premier possa accettare la correzione tecnica della legge che gli esperti stanno cercando di suggerirgli. Ma per questo, solo per questo, il Cavaliere non esita a tenere in ostaggio un´intera nazione e a gettare fango sulla sua massima istituzione. Se è disposto a tanto per salvare una sola persona, una ragione ci dovrà pure essere. Anche se, purtroppo, forse non la conosceremo mai.