ROMA – Il fuoco di sbarramento della Margherita. Il no “senza se e senza ma” di Mastella. Una dura resa dei conti nella riunione dei leader dell´Unione, in collegamento telefonico in viva voce con Prodi, e protratta fino a tarda sera. Salta l´intesa del centrosinistra con i radicali in vista delle regionali: sono passate solo ventiquattr´ore dai toni trionfalistici con cui si dichiarava che l´accordo era quasi raggiunto.
Spetta a Franco Marini, il tessitore del dialogo, fare da portavoce: «Dopo l´incontro della mattina, abbiamo rivalutato la situazione e abbiamo già comunicato ai radicali che, nella situazione in cui siamo, non ci sembra siano maturate le condizioni sufficienti per l´intesa». Nel vertice, dopo il giro dei pareri, Prodi tronca: «Non accettano una chiara scelta di campo, messa così non ci sono le condizioni». Da Strasburgo, Emma Bonino si limita a replicare: «Disturbava il nome di Luca Coscioni: ai cittadini di dedurre. Ho capito l´italiano, ma non il resto». Aveva già commentato: «Il trasversalissimo fronte clericale-democristiano per il no ai radicali sta avendo la meglio».
La doccia fredda arriva dopo una giornata di “stop and go”, di aperture, di dubbi, di polemiche. Il dialogo con l´Unione si spezza del tutto però sulle liste “Luca Coscioni” che i radicali hanno annunciato saranno il loro “brand” alle regionali. Coscioni, il presidente di Pr, malato di sclerosi laterale amiotrofica, è il simbolo delle battaglie radicali per la libertà di ricerca scientifica e per i referendum contro la legge sulla fecondazione assistita. È proprio l´intreccio inestricabile tra campagna per le regionali e scontro sui referendum ad affondare l´intesa. Nella Margherita, riunita in un ufficio di presidenza convocato d´urgenza, se ne discute per tre ore ieri pomeriggio. Francesco Rutelli, appena tornato dal Darfur, deve prendere atto che la posizione di Pierluigi Castagnetti («Ogni ora che passa sono sempre più contrario»), di Rosi Bindi, di Enrico Letta e di Lapo Pistelli, raccoglie molte adesioni. Sette senatori hanno scritto anche una lettera a Rutelli sollecitando di stoppare tutto: «Siamo inconciliabili con i radicali». Marini aveva annusato il vento sin dalla mattina, prima del vertice con i radicali nella loro sede: «Malgrado il sole di Roma, la vedo complicata». Con lui dai radicali erano andati il presidente dell´assemblea della Margherita, il prodiano Arturo Parisi, il segretario dei Ds Piero Fassino e il leader del Pdci Armando Cossutta. Ciascuno ci mette del suo. Cossutta dirà subito di «non giurarci» su un accordo. Fassino – che si è più esposto nelle prove d´intesa – ha sperato fino alla fine in un epilogo diverso. Dalla riunione serale dell´Unione esce furente.
Formalmente i Dl non si sono espressi per il “no”. «Da parte mia, c´era disponibilità, ma l´umore prevalente è stato un altro», ha ribadito Rutelli. Marini ha ricordato che il Piemonte e il Lazio senza i radicali sono a rischio di sconfitta. La giornata trascorre in un rosario di dichiarazioni che indicano l´orientamento dei Dl. Paolo Gentiloni e Ermete Realacci osservano che «la vicenda si sta consumando». Dario Franceschini esorta a «far scendere al più presto il sipario»; e Sergio Mattarella: «L´accordo snaturerebbe il centrosinistra». Si ventila la proposta di un documento politico in due punti: a) i radicali s´impegnino a schierarsi contro Berlusconi e la Casa delle libertà alle regionali e alle politiche; b) «rimodulino» il nome della loro lista affinché non ci siano sovrapposizioni tra battaglia referendaria e campagna per le regionali. La lista “Coscioni”, appunto. È soprattutto su quella, svela Marco Pannella in mattinata, che è stato posto il veto. «Ma non si tocca», ribadisce il segretario Daniele Capezzone. Viene diffuso un appello di scienziati per Luca Coscioni. Il premier Berlusconi ha buon gioco nell´affermare: «Hanno davvero poco da spartire con questa sinistra, noi abbiamo dato una certa apertura, vi sono resistenze al nostro interno». Ora la partita radicali-Cdl si riapre?