2222
7 Febbraio 2006

Referendum antidevolution. Sì anche dalla Lombardia

Autore: Dino Martirano
Fonte: Corriere della Sera
C’è anche l’assemblea della Lombardia tra i 13 consigli regionali
che, forse già venerdì 10 febbraio, depositeranno alla Corte di Cassazione la
propria adesione alla richiesta di indire il referendum popolare sulla
cosiddetta «devolution» voluta dalla Casa della Libertà.

Ora la proposta della
Lombardia, di sottoporre la riforma che modifica ben 53 articoli della
Costituzione all’esame degli elettori, si va ad aggiungere a 12 analoghe
delibere votate da altrettante regioni rette dal centrosinistra: Sardegna,
Campania, Emilia, Toscana, Lazio, Calabria, Basilicata, Marche Umbria, Friuli
Venezia Giulia, Piemonte e Liguria

 L’articolo 138 della Costituzione stabilisce
che il referendum popolare confermativo scatta se si mobilitano «un quinto dei
membri di una Camera o 500 mila elettori o cinque consigli regionali».

E
stavolta il comitato «Salviamolacostituzione», guidato dall’ex capo dello Stato
Oscar Luigi Scalfaro, vuole realizzare addirittura tutte e tre le condizioni
previste.

LE FIRME – Ora in ballo ci sono già le adesioni di un quinto dei senatori
(tutti di centrosinistra, cui si aggiungono quelle dell’ex aennino Domenico
Fisichella e quella di Giulio Andreotti), un’iniziativa analoga dei deputati, e
le firme raccolte ai tavolini organizzati da una cabina di regia che si è
insediata in un salone della sede della Cgil di corso d’Italia a Roma. Qui, al
comitato nazionale (sito Internet www.salviamolacostituzione.it / telefono 06.8542741 –
8542401), arrivano gli aggiornamenti dei comitati provinciali promossi, oltre
che dalla Cgil, dagli apparati periferici dei partiti (Ds, Margherita e
Rifondazione in testa. La raccolta continuerà per questa settimana: gli
scatoloni, poi, dovranno giungere in Cassazione entro il 17. Grazie a una legge
del 1999 il comitato percepirà un rimborso di circa 50 centesimi a firma per un
massimo di 500 mila firme che andrà a finanziare la campagna referendaria di
fine primavera visto che si voterebbe il 25 giugno.

I PARTITI – Ieri, il presidente della commissione di vigilanza, Paolo
Gentiloni, ha scritto al direttore generale Alfredo Meocci per chiedergli che
l’azienda faccia di più. E ieri sera i promotori del referendum si sono
lamentati con il Tg1: «Ha detto il falso, affermando che la raccolta delle firme
si era già conclusa». Su «Repubblica», Pietro Citati ha scritto di aver visto in
piazza Argentina a Roma un tavolo deserto.

I LEADER – Il dibattito si è riacceso dopo l’intervento di Galli della
Loggia sul Corriere della Sera che aveva denunciato «il silenzio dei leader del
centrosinistra». «E’ vero, ci vorrebbe un impegno maggiore, ma i tempi della
raccolta delle firme coincidono con la campagna elettorale», ha ammesso Rutelli.
Ma il referendum di giugno è confermativo e, quindi, non prevede un quorum per
risultare valido. Il centrodestra non potrà dare indicazione di «andare tutti al
mare»: «Non sono d’accordo che vincerà il no», è la previsione di Fini.