Per la
prima volta nella storia della nostra democrazia, il capo del Governo
si è presentato ad una Procura della Repubblica per denunciare i leader
dell’opposizione, in piena campagna elettorale: dopo l’annuncio e il
sospetto distribuiti agli italiani dallo studio televisivo di Porta a
porta, davanti al suo notaio. Aveva carte in mano, rivelazioni
clamorose, notitiae criminis per l’inchiesta Unipol-Bnl? Niente di
tutto questo. Anzi, il contrario.
Mentre il presidente del
Consiglio parlava con i magistrati – spiegando di aver sentito dire dal
suo amico Tarak Ben Ammar che D’Alema e altri dirigenti ds avevano
“chiesto incontri conviviali” al presidente di Generali Bernheim, per
convincerlo a vendere la sua quota Bnl a Unipol – il suo
avvocato-deputato, Ghedini, si preoccupava di precisare che nulla di
quanto Berlusconi stava dicendo aveva qualche rilevanza penale.
La
stessa precisazione, dopo la smentita di Generali, doveva farla il
Cavaliere ieri: mai parlato di pressioni, mai detto nulla di penalmente
rilevante.
Fermiamoci qui. I lettori di Repubblica sanno quanto
abbiamo giudicato grave politicamente l’errore dei ds di schierarsi a
fianco di Unipol in una contesa di mercato su Bnl, di sostenere
Consorte anche quando emergeva il “concerto” con i furbetti delle altre
scalate, di aver ignorato la bramosia di arricchimento illecito che
legava il manager a Gnutti, Fiorani e Ricucci.
Berlusconi
avrebbe dunque tutto il diritto (anche citando l’incontro con Bernheim)
di attaccare politicamente i ds per queste ragioni: se è in condizione
di farlo.
Prima, infatti, dovrebbe chiarire perché era
“commosso” per la scalata di Fiorani, perché ha visto due volte il
banchiere di Lodi questa estate, perché ha benedetto Gnutti, perché ha
incontrato Ricucci in Sardegna, perché due suoi sottosegretari sono
coinvolti nell’inchiesta.
“Berlusconi, invece di chiarire i suoi comportamenti, ha deciso di giocare
spettacolarmente sulla ruota criminale una notizia che di criminoso non ha
nulla, visto che lui stesso la considera irrilevante. Nella speranza che i
cittadini spettatori vengano fuorviati e manipolati dal contesto, dal
paesaggio giudiziario, dall’ambiguità del messaggio, e vedano il crimine
anche dove non c’è. È una condotta spregiudicata. Ma è soprattutto una
condotta antidemocratica. Si va dai magistrati, e di corsa, se c’è notizia
di un reato. Ma non per fare propaganda, perché la Procura non è ancora la
stessa cosa di uno studio televisivo.
Ma Berlusconi, invece di chiarire i suoi comportamenti, ha deciso di
giocare spettacolarmente sulla ruota criminale una notizia che di
criminoso non ha nulla, visto che lui stesso la considera irrilevante.
Nella
speranza che i cittadini spettatori vengano fuorviati e manipolati dal
contesto, dal paesaggio giudiziario, dall’ambiguità del messaggio, e
vedano il crimine anche dove non c’è. È una condotta spregiudicata.
Ma
è soprattutto una condotta antidemocratica. Si va dai magistrati, e di
corsa, se c’è notizia di un reato. Ma non per fare propaganda, perché
la Procura non è ancora la stessa cosa di uno studio televisivo.